Ancora cronache sulla guerra in Libia, molto limitate le analisi, pochissimi i commenti, mentre in Italia la protesta di ieri, guidata da Emergency (Gino Strada) ha portato in piazza pochi manifestanti, di fatto un colossale flop.
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/04/2011, l'articolo di Guido Olimpio, da Washington, a pag.15, nel quale si accenna anche alle 'infiltrazioni islamiste', raccontate in modo esplicito nel 'Rapporto' pubblicato dal sito di intelligence israeliano DEBKA, che riprendiamo nella sua versione in inglese.
Corriere della Sera-Guido Olimpio: " Tre generali e un qaedista, chi comanda sugli insorti"

Abdul Fatah Younis, ex ministro degli interni, ora con i ribelli
WASHINGTON — Una banda di desperados a cavallo dei pick up. Tre generali che collaborano ma non si amano. Un pugno di islamisti che portano in dote l’esperienza delle guerre afghane. È questo il nucleo militare dei ribelli. C'è molto da lavorare per trasformarlo in qualcosa di concreto. Gli alleati lasciano trasparire dubbi sui nuovi leader. Un po’ per ragioni tattiche e un po’ perché dispongono di elementi parziali. Tentennamenti che emergono anche sull’opportunità di armarli. Gli Usa probabilmente lo fanno in segreto. Londra ha ribadito ieri di essere pronta: «La risoluzione Onu lo consente» . La Nato non vuole. A Bengasi aspettano e provano a mettere in piedi un’organizzazione. Venerdì hanno annunciato l’investitura di Abdul Fatah Younis quale capo militare. Fino a poche settimane fa era il ministro dell’Interno di Gheddafi, poi è passato con gli insorti cercando di dare qualche consiglio alle teste calde. Era contrario alla folle cavalcata verso Ovest. Non gli hanno obbedito ed hanno pagato. Younis è stimato da molti e guardato con sospetto da altri perché ha abbandonato la nave del regime da poco. Qualcuno gli rimprovera anche di non aver impedito un attacco più deciso durante l’assalto alle caserme. Una situazione che avrebbe favorito la fuga di uno dei figli del raìs. In realtà — quanti lo difendono — spiegano che ha cercato solo di prevenire un massacro ancora più grande. In questi giorni prova a riportare ordine. Sono finalmente arrivate delle radio e dei satellitari. Younis ha bisogno anche di personale preparato: hanno catturato dei tank ma ci sono pochi equipaggi. Ecco perché il comitato invoca l’invio di armamenti. È più discreto il generale Khalifa Haftar. Eroe della guerra in Ciad, coinvolto in un tentativo di colpo di Stato, perseguitato dal regime, si è rifugiato negli Usa con un gruppo di seguaci. Per anni ha animato l’ala militare del Fronte di salvezza nazionale. Haftar è certamente vicino all’intelligence statunitense. Lui stesso si è vantato di legami ad alto livello attraverso il figlio. Sul campo il generale può essere una pedina importante per gli 007 americani, quel collaboratore di cui hanno bisogno. In una situazione di confusione come quella libica— dove risuona ossessiva la domanda «chi sono i ribelli?» — Haftar è un interlocutore. Inoltre avendo partecipato al conflitto in Ciad conosce bene le tattiche della «guerra delle Toyota» . I fuoristrada armati ormai diventati il mezzo principale dei due schieramenti: ieri ne sono arrivati degli altri trasportati dai camion. — tra Younis e Haftar non ci sarebbe un grande feeling. Ognuno ha le sue ambizioni. Il comitato di Bengasi si barcamena. Non ha altra scelta che affidarsi ai due professionisti ed un altro ufficiale, Omar Al Hariri. Compagno di golpe del Colonnello, ha tentato poi di spodestarlo. È finito in arresto ed è tornato libero dopo la rivolta. Con la loro azione, i generali vogliono anche impedire che i figli perduti della rivoluzione finiscano sotto l’ala islamista. Abdul Al Hasadi, un qaedista che ha combattuto gli americani in Afghanistan ed è stato anche fatto prigioniero, addestra gli inesperti volontari nella zona di Derna. Ne ha già reclutati almeno 300. I servizi lo tengono d’occhio. Quella di Al Hasadi è solo un’avanguardia che un giorno potrebbe diventare qualcosa di più consistente. Un motivo per non abbandonare gli insorti al loro destino. L’attenzione, in queste ore, si divide tra la Cirenaica e Londra, dove continuano le rivelazioni sulle iniziative del regime. Il figlio di Gheddafi, Seif Al Islam, avrebbe parlato anche con i nostri 007 per esplorare possibili vie negoziali. Mosse forse al centro di un colloquio telefonico tra il premier Cameron e Silvio Berlusconi. Indiscrezioni sostengono che nella famiglia del raìs qualcuno vorrebbe trovare una soluzione diplomatica. Scenario possibile anche se queste notizie potrebbero essere una forma di guerra psicologica contro il regime. Diversi osservatori — come Marko Papic di Stratfor— sottolineano che le defezioni fin qui avvenute sono importanti ma non hanno riguardato quei generali che possono cambiare la situazione sul terreno.
DEBKAfile Exclusive Report March 31, 2011
"Libyan rebels sold Hizballah and Hamas chemical shells "



da sinistra, i logo di: Al Qaeda, Hamas, Hezbollah
11:24 AM (GMT+02:00) US Adm. James Stavridis Senior Libyan rebel “officers” sold Hizballah and Hamas thousands of chemical shells from the stocks of mustard and nerve gas that fell into rebel hands when they overran Muammar Qaddafi’s military facilities in and around Benghazi, debkafile’s exclusive military and intelligence sources report. Word of the capture touched off a scramble in Tehran and among the terrorist groups it sponsors to get hold of their first unconventional weapons. According to our sources, the rebels offloaded at least 2,000 artillery shells carrying mustard gas and 1,200 nerve gas shells for cash payment amounting to several million dollars. US and Israeli intelligence agencies have tracked the WMD consignments from eastern Libya as far as Sudan in convoys secured by Iranian agents and Hizballah and Hamas guards. They are not believed to have reached their destinations in Lebanon and the Gaza Strip, apparently waiting for an opportunity to get their deadly freights through without the US or Israel attacking and destroying them. It is also not clear whether the shells and gases were assembled upon delivery or were travelling in separate containers.
Our sources report that some of the poison gas may be intended not only for artillery use but also for drones which Hizballah recently acquired from Iran. Tehran threw its support behind the anti-Qaddafi rebels because of this unique opportunity to get hold of the Libyan ruler’s stock of poison gas after it fell into opposition hands and arm Hizballah and Hamas with unconventional weapons without Iran being implicated in the transaction.
Shortly after the uprising began in the third week of February, a secret Iranian delegation arrived in Benghazi. Its members met rebel chiefs, some of them deserters from the Libyan army, and clinched the deal for purchasing the entire stock of poison gas stock and the price.
The rebels threw in a quantity of various types of anti-air missiles. Hizballah and Hamas purchasing missions arrived in the first week of March to finalize the deal and arrange the means of delivery.
The first authoritative American source to refer to a Hizballah presence in Benghazi was the commander of US NATO forces Adm. James Stavridis. When he addressed a US Senate committee on Tuesday, March 29, he spoke of “telltale signs of the presence of Islamic insurgents led by Al-Qaeda and Hizballah” on the rebel side of the Libyan war. He did not disclose what they were doing there.
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