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Il Foglio Rassegna Stampa
29.03.2011 Al Qaeda e la rivoluzione yemenita
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: Il Foglio
Data: 29 marzo 2011
Pagina: 6
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Al Qaida irrompe nella rivolta yemenita, proprio quando fa comodo al regime»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 29/03/2011, a pag. II, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo " Al Qaida irrompe nella rivolta yemenita, proprio quando fa comodo al regime ".


Daniele Raineri

Roma. “Senza di me, il paese rischia di cadere nelle mani di al Qaida”, dice il presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh, in udienza pubblica davanti ai membri del partito, ma abbastanza forte perché sentano anche a Washington: e ieri il capo del Pentagono Bob Gates ha risposto indirettamente dicendo che l’Amministrazione Obama “non sta facendo piani per il dopo Saleh e considera al Qaida nello Yemen il gruppo più pericoloso della galassia estremista”. Come se avessero sentito le parole del presidente, messo all’angolo dalla crisi politica più grave dei suoi trent’anni di regime, i terroristi guidati dallo yemenita Nasser al Wuhayshi e dal predicatore americano Anwar al Awlaki Wusha hanno scatenato un’offensiva nelle zone dove la loro presenza è più forte, nel centro sud del paese. Sabato hanno attaccato un posto di blocco dell’esercito, sette morti, nella provincia di Maarib, un’ora di macchina a est della capitale. Domenica hanno preso il controllo della cittadina di Jaar, nella provincia di Abyan, più verso il mare, a soli 35 chilometri dalla seconda e più moderna città del paese, Aden. Lo stesso giorno e a poca distanza una trentina di loro, con il volto mascherato, ha anche saccheggiato la fabbrica di munizioni “Sette ottobre”, appena abbandonata dai suoi tecnici cinesi per “motivi di sicurezza”. Gli uomini di al Qaida hanno preso, oltre alle munizioni per i fucili kalashnikov, i più utili perché i più diffusi nel paese e nel mondo, anche grosse quantità di esplosivo per demolizioni e quattro veicoli armati. Ieri la stessa fabbrica è saltata in aria uccidendo 124 civili arrivati per saccheggiare quello che restava, fili elettrici, porte, carburante, barili di plastica. Proprio da uno di questi barili di plastica che conteneva polvere da sparo sarebbe partita l’esplosione, forse per una sigaretta accesa troppo vicino. Lo scoppio è stato sentito a 15 chilometri di distanza. Sarebbe la prima volta che al Qaida fa irruzione nel contagio arabo che di paese in paese sta sgretolando il potere secolare dei regimi autoritari. Dal governo di Sana’a hanno fatto subito sapere che la condizione di instabilità provocata dalle rivolte democratiche nel paese, ma non hanno usato il termine “democratiche”, costringe a ridisporre le forze di sicurezza in modo diverso e a lasciare alcune zone sguarnite, e che al Qaida ne avrebbe subito approfittato. Anzi, “è stato un attentato deliberato, hanno minato la fabbrica per fare saltare in aria le forze di sicurezza quando fossero arrivate”. Il Wall Street Journal ha telefonato ad alcuni abitanti del luogo e scrive che quelli sostengono non si trattasse di al Qaida, ma di uomini del movimento secessionista locale. Salem Mansour, un parlamentare yemenita della zona, dice che gli uomini in passamontagna erano soltanto “gente del posto” e che il governo ha numerose brigate militari in zona, che avrebbero potuto proteggere la fabbrica abbandonata.

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