Per la serie " Sergio Romano quando non sragiona", ecco una risposta che racconta correttamente il rapporto Urss-Israele. Sul CORRIERE della SERA di oggi, 26/03/ 2011, a pag. 59, con il titolo " Stalin riconobbe Israele ma perseguitò gli ebrei ".
Stalin Sergio Romano
In un libro dal bizzarro titolo «Perché Stalin creò Israele» del giornalista russo Leonid Mlecin, conduttore di un importante talk show storico in tv, viene sostenuta la tesi secondo cui, a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta, l’Urss sostenne il movimento sionista, e poi appoggiò attivamente Israele nel primo conflitto con il mondo arabo. Come si può spiegare, secondo lei, un simile sostegno alla luce di eventi di segno opposto come il famoso «processo dei medici» ? E che ne è del ben noto antisemitismo stalinista? Il testo, che si basa sulla documentazione desecretata degli archivi sovietici, pare attendibile. Tuttavia rimangono forti perplessità.
Giorgio Vannini
giorgio.vannini1952@libero.it
Caro Vannini, Nel 1967, dopo la Guerra dei sei giorni, l’Unione Sovietica ruppe i rapporti diplomatici con Israele e si schierò definitivamente con gli Stati arabi. Vent’anni dopo, Amintore Fanfani fece una visita a Mosca come presidente del Senato ed ebbe un colloquio al Cremlino con A n d r e j Gromyko, allora capo dello Stato. «Perché non ristabilite le relazioni diplomatiche con Israele?» , chiese a un certo punto Fanfani. Gromyko alzò la mano destra e disse enfaticamente: «Vede questa mano? È quella che il 29 novembre 1947 votò per la risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu che prevedeva la nascita in Palestina di uno Stato ebraico e di uno Stato arabo» . Non dette una risposta diretta, ma cercò di convincere Fanfani che l’Urss non era mai stata pregiudizialmente ostile a Israele e ne aveva anzi favorito la nascita. Gromyko non aveva torto. Ma dietro quella mano levata vi erano motivi che il leader sovietico, ministro degli Esteri del suo Paese dal 1957 al 1985, non aveva alcuna intenzione di confessare. Nel 1947, quando la Gran Bretagna annunciò la fine del suo mandato palestinese e costrinse l’Onu a occuparsi delle sorti della Palestina, il Medio Oriente era molto diverso da quello dei nostri giorni. La Francia aveva ancora posizioni apparentemente abbastanza forti in Algeria, Marocco e Tunisia, ma il vero dominus della regione era la Gran Bretagna. Aveva vinto la guerra contro le forze dell’Asse, aveva distaccamenti militari in quasi tutti i Paesi della regione ed esercitava una influenza diretta o indiretta su tutti i governi arabi. Esisteva una sola forza indigena capace d’intervenire sul campo con rapidità ed efficacia. Era la Legione araba, costituita prevalentemente da beduini trans-giordani, ma comandata da un generale britannico, John Glubb, meglio noto in quegli anni come Glubb Pascià. Quando la Gran Bretagna capì di non potere risolvere la questione palestinese e decise di passare la mano all’Onu, Stalin vide nella nascita di uno Stato ebraico un duro colpo per l’egemonia britannica nella regione. Fu questo il motivo per cui durante la guerra arabo-israeliana del 1948 il governo sovietico dette incarico ad alcuni dei suoi alleati europei (in particolare la Cecoslovacchia) di vendere armi all’esercito israeliano. Nelle sue memorie Vittorio Dan Segre, studioso italo israeliano e combattente della guerra d’indipendenza, ha raccontato un viaggio a Praga per la consegna di una partita di mitragliatrici. Tutto questo non ebbe alcuna influenza sull’atteggiamento di Stalin verso gli ebrei. Li aveva usati per avere migliori rapporti con gli Stati Uniti durante la guerra, ma li considerava una pericolosa quinta colonna e fu particolarmente irritato dall’entusiasmo con cui parecchie migliaia di ebrei russi (50.000, secondo alcune stime) accolsero Golda Meir quando giunse a Mosca come ambasciatore dello Stato d’Israele nel settembre 1948.
Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, cliccare sulla e.mail sottostante.