Siria, il regime reprime nel sangue la rivolta Cronaca di Carlo Panella
Testata: Il Foglio Data: 24 marzo 2011 Pagina: 5 Autore: Carlo Panella Titolo: «In Siria il fratello del rais guida la repressione della rivolta del sud»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 24/03/2011, a pag. I, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " In Siria il fratello del rais guida la repressione della rivolta del sud".
Carlo Panella, Bashar al Assad
Gli odiatori di Israele, le varie Ong sempre pronte a denunciare i presunti crimini di israeliani tacciono di fronte agli omicidi commessi dal regime siriano. Come mai ? Ecco l'articolo:
Roma. Nuove stragi nella città siriana di Daraa: le forze di sicurezza durante la notte tra martedì e mercoledì hanno sferrato un attacco massiccio contro la moschea Omari, in cui da giorni si erano radunati centinaia di dimostranti, dopo i primi incidenti durante la “Giornata per la collera” proclamata venerdì scorso. Tolta l’energia elettrica, gli agenti, che avevano steso per tutto il pomeriggio un cordone impenetrabile attorno all’edificio, sono penetrati in forze nella moschea e hanno sparato a raffica: non meno di 15, secondo le organizzazioni umanitarie, i morti. Più tardi, nella mattinata di mercoledì, le forze di sicurezza hanno disperso, sparando, la folla che partecipava ai funerali delle due vittime degli incidenti di martedì, mentre giornalisti occidentali descrivono l’assedio cui la città è sottoposta, con checkpoint rigidi in tutte le vie d’accesso e controllo a tappeto dei documenti. E’ durata soltanto poche ore la fase di moderazione che il governo siriano sembrava avere deciso di seguire, dopo la visita in città e i colloqui con i maggiorenti di Daraa da parte del vicepresidente siriano Faruq ash Sharaa che aveva ordinato la liberazione dei 15 bambini tra gli otto e i dieci anni arrestati trenta giorni fa per aver dato vita a un piccolo corteo di protesta all’uscita della scuola elementare e aveva anche promesso, sia pure in modo vago, l’apertura della fase di riforme. La decisione di violare la moschea in modo così violento, l’assedio a cui è sottoposta la città, la versione ufficiale che accusa i manifestanti di avere a disposizione un arsenale di armi (mostrato in televisione) e di avere usato “bambini come ostaggi” si sommano poi alla ricostruzione ufficiale degli incidenti dell’agenzia Sana che sostiene che “elementi mascherati da alti ufficiali hanno dato istruzioni false alla cittadinanza, mentre un gruppo armato forestiero continua ad aizzare i manifestanti contro lo stato incitando anche all’assalto di una ambulanza della Croce Rossa islamica provocando tre vittime”. Questa versione evidenzia la probabile esistenza di fratture tra gli stessi dirigenti locali del regime, alcuni dei quali si sarebbero uniti a dimostranti. A conferma di queste contraddizioni nella catena di comando siriana, nel pomeriggio di ieri il presidente Bashar el Assad ha disposto le dimissioni di Faysal Kulthum, governatore di Daraa, mentre suo fratello Maher al Assad resta al comando della Quarta divisione blindata, responsabile delle violenze. Questo scenario riporta alla mente la feroce repressione già messa in atto da Hafez el Assad, padre di Bashar, nel giugno del 1979 contro la rivolta di Hama, che fu cannoneggiata per giorni, provocando non meno di quattro-cinquemila vittime. Ieri, il sito Facebook “Syrian Revolution”, forte di 70 mila utenti, ha chiamato “tutti i fieri e i liberi a manifestare in tutto il paese per sostenere la rivoluzione di Daraa” in un “venerdì della gloria”, mentre il sito Shamsnn ha messo in rete una ripresa in cui si mostrano centinaia di manifestanti di Daraa gridare: “La Hezbollah wu la Iran! (Né Hezbollah né Iran)”. Il governo francese intanto ha chiesto la fine “dell’uso sproporzionato della forza a Daraa”, ma è evidente l’imbarazzo del Quai d’Orsay, così come delle altre cancellerie occidentali (Stati Uniti inclusi) costrette a verificare come tutte le abbondanti aperture di credito (inclusi finanziamenti per decine di milioni di dollari) da loro effettuate a favore di un Bashar el Assad ritenuto partner affidabile siano state del tutto immotivate. E’ ancora presto per verificare se Daraa aprirà la strada a un contagio siriano della rivolta araba, ma è certo che se questo accadesse e se anche il regime Baath entrasse in crisi, salterebbe l’unico caposaldo delle recenti strategie mediorientali degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Si aprirebbero così consistenti spazi di manovra per i Fratelli musulmani che, anche in Siria, sono sicuramente la forza d’opposizione più radicata.
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