De minimis non curat praetor
Cari amici,
se foste un'organizzazione che si occupa di diritti umani, magari la più importante del mondo, avreste un bel po' di cose di cui occuparvi, non vi pare? La negazione dei diritti politici dei cittadini dei paesi arabi, per esempio, è diventata strage in Yemen (50 morti) in Siria (una decina) in Bahrein ecccetera eccetera. Io ho forti dubbi sul senso profondo di queste rivolte, ma ammetterete che i proiettili contro le manifestazioni costituiscono un problema di diritti umani. Ci sono poi gli attacchi del governo sudanese ai cittadini del sud che hanno appena deciso di separarsi, c'è l'infinita serie degli attacchi ai cristiani nel mondo islamico, l'assassinio del solo ministro cristiano pakistano, quel che succede in Irak, la nuova costituzione egiziana, approvata con un referendum qualche giorno fa, che esclude dai diritti politici più importanti la minoranza copta, oggetto peraltro di attacchi armati. C'è Cipro, dove anche i cittadini del nord islamico si sono stufati dell'oppressione turca e sono repressi per questo. E naturalmente la Libia e mille altri problemi. Tanto da lavorare per chi dovrebbe tutelare i diritti umani.
In effetti il consiglio dei diritti umani dell'Onu UNHRC, il massimo organo mondiale in materia, quello del rapporto Goldstone, tanto per intenderci, si trova di fronte a un momento di superlavoro. Purtroppo uno dei suoi più stimati membri è stato "sospeso". Si tratta della Libia, il cui contributo ai diritti umani è rimarcabile, ma per ragioni esterni al consiglio ha subito questa strana sospensione (badate, non espulsione). In cambio nel consiglio restano paesi particolarmente esemplari come la Cina, (il cui rispetto dei diritti umani rifulge in Tibet), Bahrein e Pakistan di cui abbiamo appena parlato, Arabia Saudita (un esempio per le donne di tutto il mondo), Cuba (che com'è noto è un posto in cui è facilissimo dissentire dal governo) e altri bei posticini come Nigeria, Giordania, Moldova, Russia, Guatemala. (http://en.wikipedia.org/wiki/United_Nations_Human_Rights_Council).
Be', sapete di che cosa si è occupato UNHRC nelle ultime settimane? Giustamente dei fatti suoi, cioè di ribadire il suo record mondiale. Sarete curiosi di sapere qual è questo record... o forse lo sapete già: UNHRC è il maggior condannatore seriale di Israele che esista al mondo: fra il 2006 e il 2010 UNHRC ha tenuto sei sessioni speciali su Israele (su nove in tutto), cinque ispezioni su cinque e 35 risoluzioni di condanna su quaranta dedicate a Israele (http://www.unwatch.org/site/apps/nlnet/content2.aspx?c=bdKKISNqEmG&b=1313923&ct=8832469). Sono bei record, no? Chi può vantare qualcosa del genere, anche tenendo in conto l'attività dell'assemblea generale dell'Onu e dell'Unesco che pure se possono darsi da fare contro il sionismo non si tirano indietro (http://en.wikipedia.org/wiki/Israel,_Palestine,_and_the_United_Nations) ?
Ma i bravi commissari devono aver sentito il fiato dell'Unione Europea sul collo, o devono essere stati spinti dal nobile desiderio di superare se stessi. Sicché sapete cosa hanno fatto nei giorni scorsi? Hanno emesso sei risoluzioni in una settimana per condannare Israele (sulla flottiglia, le "colonie", il rapporto Goldstone e conseguenze, sull'autodeterminazione palestinese, sul "Golan siriano" , su "altre gravi violazioni dei diritti umani": http://www.jpost.com/Opinion/Editorials/Article.aspx?id=213121). E' un bel record, no? Non tutta merce proprio fresca, ma quel che conta nel commercio internazionale è la quantità, non la qualità, lo sappiamo tutti. Mi chiedete se UNHRC si sia per caso occupato di quella bambina di tre mesi sgozzata da un terrorista a Itamar, dei suoi due fratellini e dei genitori che hanno subito la stessa sorte? Ma sapete che siete dei bei provocatori? E comunque no, cosa c'entrano con i diritti umani i danni collaterali dell'eroica lotta palestinese contro i crimini dell'occupazione? Non vorrete mica dire che i coloni hanno diritto alla vita, no? Ma poi sapete cosa c'è? De minimis non curat praetor, l'Onu dei diritti degli ebrei se ne strabatte.
Ugo Volli