Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 23/03/2011, a pag. 20, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo " Israele, 7 anni per stupro all’ex presidente Katzav ".
Moshe Katzav
Con una sentenza drammatica, che segna un importante punto di svolta nella società israeliana, il tribunale distrettuale di Tel Aviv ha condannato ieri l’ex Capo dello stato Moshe Katzav (65 anni) a sette anni di carcere per aver stuprato due volte una collaboratrice (quando fungeva da ministro del turismo) e per essersi poi macchiato di altri reati a sfondo sessuale: anche all’interno della residenza presidenziale di Gerusalemme.
Nell’ascoltare la durissima sentenza, Katzav è scoppiato in lacrime e ha accusato i tre giudici di avergli fatto un grave torto: «Questa è la vittoria della menzogna» ha esclamato fremente di indignazione, mentre uno dei suoi avvocati cercava di placarlo. All’uscita dal tribunale, i suoi legali hanno anticipato che Katzav è determinato ad appellarsi alla Corte Suprema. L’ingresso in carcere è intanto fissato per l’8 maggio. «Questo è un giorno triste e di vergogna» ha ammesso il premier Benyamin Netanyahu, suo compagno di partito. «Ma questo - ha aggiunto - è anche un giorno di orgoglio nei confronti della giustizia israeliana. Il tribunale ha ribadito il principio della eguaglianza di tutti di fronte alla legge. Ed è tornato a sancire il diritto delle donne al proprio corpo, al proprio onore, alla propria libertà». Che l’ex presidente fosse destinato alla galera era dato per scontato. Un quotidiano ha pubblicato già ieri una vignetta che rappresentava l’interno di un penitenziario dove ad un guardiano veniva ordinato di «preparare presto la suite presidenziale».
I tre giudici (l’arabo cristiano George Kara e due donne, Miriam Sokolov e Yehudit Shevach) hanno rilevato che la violenza carnale è uno dei reati più gravi nel codice israeliano «perché profana la vittima, ne calpesta l’onore, provoca umiliazione, opprime lo spirito». Tanto più grave, hanno incalzato, quando essa sia compiuta da chi rivesta un incarico di autorità. Katzav - hanno sottolineato con toni indignati - ha sfruttato appieno i suoi incarichi istituzionali per appagare i propri desideri con le sue sottoposte. Secondo l’atto di accusa nel 1998 Katzav violentò due volte una donna indicata con la iniziale A., che fungeva da direttrice del suo ufficio nel ministero del turismo. Nel 2003, quando già era Capo dello stato, si macchiò di molestie sessuali nei confronti della direttrice del suo ufficio. E nel 2005 molestò anche una segretaria. Dovrà indennizzarle, ha stabilito la corte, con una cifra equivalente a 25 mila euro. Nell’animato dibattito Katzav - che si proclama innocente - ha accusato i giudici di non avergli consentito di esprimersi e di aver rappresentato agli israeliani una immagine parziale e tendenziosa dei fatti. Negli ambienti religiosi vi sono già rabbini pronti a raccogliere la sua indignazione: rilevano che di fronte a un giudice arabo e a due donne giudici Katzav - un ebreo osservante - non poteva attendersi vera giustizia.
Ancora una volta l’Israele laico e progressista si trova di fronte alla sonora contestazione delle correnti integraliste. Per Katzav comunque, dopo i sette anni di presidenza, stanno per iniziare adesso sette anni di amarezze in cella. I suoi amici più intimi temono che per sfuggire a quel destino possa compiere un gesto inconsulto. Le autorità carcerarie, da parte loro, temono che in prigione Katzav possa essere vittima di attacchi da parte di detenuti ai quali, quando era ancora Capo di stato, aveva rifiutato la grazia.
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