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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Sgozzare: perché? 21/03/2011

Sgozzare:  perché?
di Mordechai Kedar
(Traduzione di Laura Camis de Fonseca)


Mordechai Kedar

Che cosa accomuna Daniel Berg, Nick Berg,  gli Ebrei di Hebron nel 1929 e la famiglia Fogel?  Sono stati sgozzati.  Non sono  stati accoltellati,  ma uccisi  o per  decapitazione o  per dissanguamento  causato dal taglio della carotide.    Un altro fattore comune è che sono stati assassinati da  musulmani.   Si potrebbe aggiungere un elenco interminabile  di donne e ragazze  sgozzate allo stesso modo dai fratelli, dai padri o da altri parenti  per  aver ‘macchiato l’onore della famiglia’.   Questo fa sorgere  automaticamente la  domanda:  perchè  uccidere in questo modo?

La risposta è  facile:  in molte famiglie la  macellazione di animali è una attività  consueta.   Molti bimbi vedono  il padre sgozzare pecore  per le grandi occasioni,  e l’intera famiglia è presente al sacrificio rituale  durante lo Eid al-Adha,  perché  il sacrificio fa parte del rituale.

Nelle società moderne la macellazione  degli animali per uso alimentare avviene  nel chiuso dei macelli,  lontano dagli occhi  del pubblico e dei bambini,  che poi vedono la carne senza sangue, senza  pelo e pronta  per la cottura.  Questo sistema sterilizzato risparmia al pubblico la vista della macellazione,  del sangue e le grida  della vittima.  In occidente molti di quelli che  assistono a una macellazione diventano vegetariani. 

In molte società islamiche la macellazione  si fa a casa, davanti ai bambini,  fa parte delle consuetudini della vita.  Così  si abituano  allo spettacolo  dello sgozzamento,  non  sono colpiti dalla vista del sangue che cola dal collo dell’animale e non sono impressionati dai  suo  rantolare e dibattersi.  Spesso sono i bambini a tener fermo l’agnello  per le gambe durante il sacrificio,  e sentono  il suo terrore mentre la lama  taglia dolorosamente la gola.   La presenza e la partecipazione dei bimbi  allo sgozzamento  degli animali  li  immunizza emotivamente.  Quando crescono  compiono  personalmente la macellazione a mano, con il coltello,  davanti ai propri figli.    L’ abitudine emotiva  allo sgozzamento  lo rende  fruibile  quando un musulmano  sente la necessità  di  liberarsi  di qualcuno con mezzi radicali.  Lo sgozzamento delle pecore durante la festa del Sacrificio è accompagnato dalla formula ‘ in nome di Allah il Pietoso,  il Misericordioso’,  e anche l’assassinio delle ragazze che  infrangono le regole è una specie di cerimonia  sacrificale.  L’assassino sgozzando sente di fare qualche cosa di  importante e di degno,  e  quell’agire gli è  familiare sin da bambino.   

Nelle società occidentali lo sgozzamento è  visto come un atto barbarico, ma nelle società  musulmane è accettabile  e decoroso,  se eseguito  nel  ‘giusto’ contesto.   Per questo  sgozzare un ebreo, un cristiano o  un qualunque nemico non è  percepito come  qualche cosa di strano nelle  società islamiche tradizionali.    Si tratta di quello  che nel gergo professionale  si chiama  ‘differenza  culturale’.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link:
http://eightstatesolution.com/
http://mordechaikedar.com/


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