Sgozzare: perché?
di Mordechai Kedar
(Traduzione di Laura Camis de Fonseca)
Mordechai Kedar
Che cosa accomuna Daniel Berg, Nick Berg, gli Ebrei di Hebron nel 1929 e la famiglia Fogel? Sono stati sgozzati. Non sono stati accoltellati, ma uccisi o per decapitazione o per dissanguamento causato dal taglio della carotide. Un altro fattore comune è che sono stati assassinati da musulmani. Si potrebbe aggiungere un elenco interminabile di donne e ragazze sgozzate allo stesso modo dai fratelli, dai padri o da altri parenti per aver ‘macchiato l’onore della famiglia’. Questo fa sorgere automaticamente la domanda: perchè uccidere in questo modo?
La risposta è facile: in molte famiglie la macellazione di animali è una attività consueta. Molti bimbi vedono il padre sgozzare pecore per le grandi occasioni, e l’intera famiglia è presente al sacrificio rituale durante lo Eid al-Adha, perché il sacrificio fa parte del rituale.
Nelle società moderne la macellazione degli animali per uso alimentare avviene nel chiuso dei macelli, lontano dagli occhi del pubblico e dei bambini, che poi vedono la carne senza sangue, senza pelo e pronta per la cottura. Questo sistema sterilizzato risparmia al pubblico la vista della macellazione, del sangue e le grida della vittima. In occidente molti di quelli che assistono a una macellazione diventano vegetariani.
In molte società islamiche la macellazione si fa a casa, davanti ai bambini, fa parte delle consuetudini della vita. Così si abituano allo spettacolo dello sgozzamento, non sono colpiti dalla vista del sangue che cola dal collo dell’animale e non sono impressionati dai suo rantolare e dibattersi. Spesso sono i bambini a tener fermo l’agnello per le gambe durante il sacrificio, e sentono il suo terrore mentre la lama taglia dolorosamente la gola. La presenza e la partecipazione dei bimbi allo sgozzamento degli animali li immunizza emotivamente. Quando crescono compiono personalmente la macellazione a mano, con il coltello, davanti ai propri figli. L’ abitudine emotiva allo sgozzamento lo rende fruibile quando un musulmano sente la necessità di liberarsi di qualcuno con mezzi radicali. Lo sgozzamento delle pecore durante la festa del Sacrificio è accompagnato dalla formula ‘ in nome di Allah il Pietoso, il Misericordioso’, e anche l’assassinio delle ragazze che infrangono le regole è una specie di cerimonia sacrificale. L’assassino sgozzando sente di fare qualche cosa di importante e di degno, e quell’agire gli è familiare sin da bambino.
Nelle società occidentali lo sgozzamento è visto come un atto barbarico, ma nelle società musulmane è accettabile e decoroso, se eseguito nel ‘giusto’ contesto. Per questo sgozzare un ebreo, un cristiano o un qualunque nemico non è percepito come qualche cosa di strano nelle società islamiche tradizionali. Si tratta di quello che nel gergo professionale si chiama ‘differenza culturale’.
Mordechai Kedar fa parte del Centro Studi sul Medio Oriente e sull’Islam della Università Bar Ilan, Israele. Collabora a Informazione Corretta.