Il sogno di Netanyahu
di Mordechai Kedar
(traduzione di Angelo Pezzana)
Mordechai Kedar
Benyanin Netnayahu, nel suo intervento di due anni fa all’Università Bar Ilan, aveva richiamato due condizioni per la costituzione di uno Stato palestinese al confine con Israele: il riconoscimento di Israele quale Stato del popolo ebraico e che lo Stato palestinese fosse smilitarizzato.. Due condizioni che non si sono avverate, dato che i portavoce palestinesi ripetono giorno dopo giorno che non riconosceranno mai la natura ebraica di Israele perché questo indebolirebbe i loro fratelli in Israele e negherebbe ai rifugiati il diritto al ritorno. Non affrontano poi il discorso della smilitarizzazione perché sanno, come lo sa Netanyahu, che non esiste nel Medio Oriente alcuno Stato smilitarizzato. Ce ne siamo accorti la scorsa settimana, quando una nave da trasporto merci ha importato tonnellate di armi di ultima generazione dall’Iran ad Alessandria via Siria e Turchia, per essere poi trasferite probabilmente a Gaza. Anche le forze di sicurezza egiziane hanno rivelato di avere intercettato cinque camion di armi in arrivo dal Sudan in Egitto, la cui destinazione era Gaza attraverso i tunnel sotterranei. Questo contrabbando di armi, che non è mai cessato nemmeno per un istante, è un chiaro segnale per Netanyahu, l’Europa, gli Stati Uniti e l’Onu, e per tutte le Ong internazionali: “ dimenticatevi lo Stato smilitarizzato, ci armeremo fino ai denti con armi sofisticate e l’Iran, con i nostri alleati e amici, ci aiuterà a creare uno Stato che sarà smilitarizzato soltanto nei sogni di Netanyahu”. Questa risoluzione si applica non solo per Gaza, ma anche e soprattutto per Giudea e Samaria, che, se riusciranno ad avere unità territoriale, diventeranno una entità terrorista, un pericolo strategico per lo Stato d’Israele, che avrà le mani legate secondo lo ‘stile’ Goldstone. Malgrado queste chiare prese di posizione, molti stati sono pronti a riconoscere uno Stato palestinese alla Assemblea generale delle Nazioni Unite il prossimo settembre, come dire fra circa sei mesi. In questo modo lo Stato palestinese sarà riconosciuto a livello internazionale come fu per Israele nel novembre 1947. Questo sarà il più grande insuccesso della diplomazia israeliana per quanto riguarda l’informazione, che non è riuscita a far conoscere quanto uno Stato palestinese con continuità territoriale sarà uno Stato terrorista che metterà a rischio le vite di tutti i suoi vicini, non solo Israele. Il fiasco nell’informazione, fra i tanti motivi, consiste nel fatto che il governo israeliano non è capace di far sentire con continuità la sua voce, almeno nel mondo di lingua inglese. Questo si potrebbe realizzare con un canale satellitare televisivo, simile a CNN, BBC, France 24, l’ungherese DUNA e altre decine di canali ricevibili in tutto il mondo. La mancanza di un canale del genere, né in inglese né in arabo, fa sì che Israele non compaia nell’elenco dei media internazionali, e un paese escluso da quella lista non esiste nemmeno sulle carte geografiche. La distanza da qui alla delegittimazione è molto breve. Sappiamo di averne bisogno, abbiamo la tecnologia, la capacità, le persone, la conoscenza, quel che manca è qualcuno che decida e che fornisca quel modesto investimento economico che permetta Israele di cambiare strada e quindi modificare l’attuale situazione politica. Discorsi e dichiarazioni, conferenze e iniziative non ci serviranno fin tanto che il nostro messaggio non sarà in grado di raggiungere la maggioranza della gente che vive, per esempio, ad Atlanta, affinchè vedano, ascoltino, capiscano, e poi alzino il telefono per chiedere ai loro eletti al Congresso di votare a favore di Israele.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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