Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 18/03/2011, a pag. 45, l'articolo di Alberto Mattioli dal titolo "Parigi irride Eco: assomiglia a Dan Brown".
Umberto Eco, Il cimitero di Praga (ed. Bompiani)
Insomma, Il cimitero di Praga di Umberto Eco è un libro antisemita o no? Il romanzone sulla genesi del mito del complotto ebraico (e anche gesuitico-massonico) denuncia sì l’antisemitismo, ma «mettendosi dalla parte degli antisemiti» (così Lucetta Scaraffia sull’ Osservatore romano )? Corre davvero il rischio di «ricostruire quel che voleva smontare» (Anna Foa su Pagine ebraiche )? È o non è «ambiguo», perché il lettore non riesce a stabilire «la differenza tra vero e falso» (il rabbino Riccardo Di Segni)? E il suo protagonista ossessionato dagli ebrei e dalle loro innumerevoli malefatte, Simone Simonini, non sarà «talmente esagerato, talmente negativo, talmente grottesco» da diventare, alla fine, in fondo in fondo, «quasi simpatico» (Ugo Volli, ripreso dall’Osservatorio sul pregiudizio antiebraico contemporaneo)?
Se vi siete persi la polemica letteraria più rovente dell’anno, basta fare un salto in Francia per godersi la seconda puntata. La traduzione del romanzo esce il 23 da Grasset ma già apre il fuoco, in un’intervista al Figaro littéraire , un superesperto di antisemitismo come il filosofo e politologo Pierre-André Taguieff. Senza, naturalmente, rinunciare alle buone maniere e alle citazioni colte, d’obbligo da questa parte delle Alpi quando assieme all’inchiostro scorre anche, e magari soprattutto, il sangue: «La miscela di vero e di falso è più falsa del falso, diceva Valéry. Eco, da virtuoso, recitando lui stesso la parte del falsario e del plagiario, porta il lettore a immaginare il grande complotto ebraico e lo lascia solo giudice della realtà. Piuttosto che a un’analisi e allo smontaggio delle accuse menzognere e degli stereotipi antiebraici, rischia di aver contribuito a rinforzare i pregiudizi, almeno per una parte dei suoi lettori».
I cliché antisemiti, insiste Taguieff, Eco «li espone in lungo e in largo con un pizzico di complicità ironica, collocata nella zona di ambiguità dove mescola con giubilo il vero e il falso, il verosimile e il certo, i fatti e le voci, le leggende, i racconti mitici». Insomma, «l’attrazione di Eco per la preistoria dei Protocolli dei savi di Sion è contagiosa». E poi la frecciata peggiore: «Quanto al prodotto, gente maligna direbbe che è un Dan Brown sofisticato e ben documentato».
Il «prodotto», per la verità, ad altri giornali francesi piace. Tipo Libération , che l’ha fatto recensire a Giorgio Pressburger che lo copre di elogi e certo non solo per solidarietà di compatriota. Oppure Le Point , che si sbilancia: «étourdissant», «grand coup», «triomphe».
Quanto a Eco, si difende sul Nouvel Observateur : «È vero che ci sono sempre dei lettori che confondono quello che dice un personaggio con quel che vuol dire l’autore, ma tutti gli articoli pubblicati, sia di giornali di destra sia di sinistra, hanno dimostrato che il libro è stato capito per quel che è». E, visto che il Nouvel Obs è un settimanale ed era già stato stampato quando è arrivata l’arringa di Taguieff, il Professore dà prova di preveggenza: «Se mi chiedete come risponderò in Francia a eventuali obiezioni, e se lo farò con gli stessi argomenti che ho usato in Italia, rispondo che non ho alcun argomento: il mio solo argomento è il romanzo, non equivoco, e chiunque può leggerlo». Più che un complotto ebraico, insomma, ce n’è uno vaticano: la polemica, accusa Eco, è stata scatenata dall’ Osservatore romano , «irritato dalla pessima figura che fanno nel mio romanzo (ma è storia!) i gesuiti e Leone XIII».
Più concretamente, Eco potrebbe ricordare che Il cimitero di Praga ha già venduto, in Italia, 650 mila copie e che le polemiche hanno messo un tigre nel motore delle ristampe. E magari non faranno male neanche al Cimetière de Prague ...
Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sull'e-mail sottostante