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Una accusa che dovrebbe angustiarci ben poco. Bodei è rimasto tutta la vita vincolato ad una tradizione di pensiero, l'idealismo tedesco, che qualsiasi filosofo autenticamente impegnato nella formazione del pensiero razionale e astratto proprio della filosofia ha sentito come un dovere superare e negare come conditio sine qua non dell'accesso al rango di pensiero formulare e metafisico proprio della autentica tradizione filosofica razionalista. Tanto che, quando si è staccato da questa scalcinata tradizione lo ha fatto per una chiosa filologica e non certo ideologica di un altro tedesco da manicomio e cioè Holderlin e con questo voglio dire che i giudizi sulla giurisdizione ebraica coinvolta nel processo di Cristo, resi da poeti e filosofi idealisti, non dovrebbero angustiarci gran che. Questo detto da uno che in materia di religione ha sempre concesso ben poco, considerandola la zavorra d'Israele. Nello stesso Vangelo che Bodei cita come fonte coincidente con la "parola di Dio" e che invece è solo un testo ebraico gnostico di scuola essena, anche e particolarmente nel mito metanoico della resurrezione, oltre che le parole del sinedrio, Bodei dovrebbe considerare quelle della moglie di Pilato, la quale lo raggiunge e gli dice "Non aver niente a che fare con quel giusto, perchè ho sognato che..." Da un appassionato cultore della psicoanalisi e del deja vu come è Bodei, dovrebbe agevolmente arguire che ci saranno pure stati i soliti pataccari ortodossi a compiacersi della condanna di questo giovane patriota d'Israele da parte del fascio littorio romano, ma c'erano già in Israele a quel tempo le sue voci gnostiche più autentiche che videro in quel sacrificio infame e inutile un colpo per la lotta di liberazione di Israele prima ancora che una infamia romana e fascista. Se Bodei avesse tempestivamente e integralmente aggiornato il suo idealismo con frammenti della gnosi ebraica e del razionalismo radicale che essa impone, la valutazione di deicidio e del Vangelo come scritto divino sarebbero certamente state evitate, con onore della phliosophia (la Ragione) e disonore per la poesia (l'emozione). Vitaliano Bacchi |
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