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L'utopia che non porta libertà 18/03/2011
A distanza di 5 giorni torno all'articolo di Arrigo Levi per constatare che da allora si son fatti passi indietro verso la pace (strage di Eitamar) e che le navi iraniane hanno attraversato il canale di Suez verso il Mediterraneo :attraversamento, peraltro illegittimo dato che contrabbandavano armi da guerra!
Questo esemplifica una certa ingenua superficialita' con cui a volte si esaminano le questioni sul M.O.
Ma non questo e' lo scopo della mia lettera. Il fatto e' che quando si parla con spavalda disinvoltura di Palestina e di Israele provo un senso di vacuita' ed incertezza.
Mi chiedo quanti tra i lettori italiani che tranciano giudizi su Israele hanno sott'occhio il territorio della Palestina, i suoi punti nevralgici, le sue realta'. Penso che forse non conoscano neppure l'esatta collocazione del Sud Tirolo o della repubblica di San Marino, della Val D'Aosta o addirittura del Vaticano: uno stato per quattro popoli...di cui probabilmente neanche Amos Oz sara' aggiornato...
Cerco Palestina sul Calendario Atlante De Agostini 2008; 2006; 1996; la palestina non esiste, ma su internet trovo una mappa palestinese: il territorio va dal fiume Giordano fino al mare: Israele non esiste; allora capisco quanto citato da Amos Oz nell'articolo di A.Levi "... il sacrificio enorme dei palestinesi di cedere parte della loro patria»
A quale Palestina dunque ci si riferisce quando si parla di pace? Quella senza Israele? Amos Oz prova a chiarirmi le idee e mi propone l'immagine della Norvegia e dei norvegesi. Ma non trovo l'enorme sacrificio fatto dalla Norvegia cedendo parte della "propria" scandinavia agli svedesi ed ai finlandesi per vivere in pace. A parte l'enorme differenza tra un clima glaciale ed uno desertico: il paragone non mi e' d'aiuto come non mi e' d'aiuto il contenuto dell' intero dell'articolo con espressioni come queste:."...bisognerebbe rinunciare a certi articoli di fede..." " ...un accordo di pace è possibile». "...bisogna che emerga in entrambe le società (Nusseibeh) «qualcosa di nuovo, un leader, o qualcosa che abbatta la barriera, un po' come un mago politico».
Utopie, parole dette tanto per dire: mi sento sempre piu' a disagio.
Emilio De Joannes, Israele 

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