Riportiamo dall'OSSERVATORE ROMANO di oggi, 17/03/2011, l'articolo di Alessandro Trentin dal titolo "Attentato a Giacarta contro il Liberal Islamic Network".
Cresce la tensione in Indonesia per un nuovo atto di violenza volto a impedire la diffusione della cultura del dialogo e della pace tra le comunità religiose. Ignoti hanno compiuto un attentato presso la sede di Giacarta del Liberal Islamic Network, un'organizzazione che raggruppa diversi movimenti musulmani moderati per la tutela dei diritti delle minoranze, che ha rapporti di collaborazione anche con la comunità cristiana. L'attentato, in particolare, era diretto a colpire il fondatore dell'organizzazione, Ulil Abshar Abdalla, rappresentante del partito democratico, che in quel momento non era presente nel proprio ufficio. Secondo quanto affermato dallo stesso Abdalla si tratterebbe "di una chiara minaccia contro chi vuole promuovere nel Paese la difesa dei diritti di tutte le comunità".
L'attentato, come spiega a "L'Osservatore Romano" un rappresentante dell'Istituto Italiano di Cultura a Giacarta, Erlip Vitarsa, "è un segnale preoccupante" per il Paese, dove il fondamentalismo religioso di matrice islamica da tempo cerca di minare quelli che sono i principi costitutivi di pace e dialogo della nazione, sanciti nella Pancasila, che garantiscono in particolare la libertà religiosa. Il rappresentante dell'Istituto Italiano di Cultura, impegnato come volontario nella Comunità di Sant'Egidio, aggiunge che il Liberal Islamic Network "è un importante centro di riferimento per la promozione della tolleranza, di cui fanno parte una cinquantina di leader musulmani, che portano avanti iniziative comuni anche con altre comunità religiose". C'è una larga parte della società, conclude Vitarsa, "che rifiuta ogni forma di estremismo e che vuole favorire l'armonia sociale". Tra i membri del Liberal Islamic Network figura peraltro una donna, Siti Musdah Mulia Mulia, la quale dirige la Indonesian Conference on Religion and Peace, un'associazione composta da diversi organismi religiosi che lavorano per il confronto, la giustizia e la pace.
Diversi sono i gruppi musulmani moderati che operano nel Paese. Oltre all'Indonesian Conference on Religion and Peace, il Wahid Institute of Jakarta, il Lakpesdam Nu, l'Institute for Interfaith Dialogue, il Marif Institute. Questi gruppi svolgono attività di educazione al pluralismo, con particolare riferimento ai giovani oppure di carattere umanitario in caso di emergenze. I loro rappresentanti partecipano poi costantemente a convegni, seminari o altre iniziative di approfondimento culturale". Il Liberal Islamic Network sostiene, fra l'altro, una campagna contro la discriminazione della setta, considerata eretica, degli Ahmadi, oggetto di una specifica fatwa da parte del Consiglio indonesiano degli ulema. "Bandire l'attività degli Ahmadi - ha affermato Ulil Abshar Abdalla - è una violazione dei diritti delle minoranze e gli ulema hanno abusato della religione musulmana".
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