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La Repubblica Rassegna Stampa
17.03.2011 Amos Oz dedica al terrorista Marwan Barghouti un suo libro
Fabio Scuto si precipita a elogiarlo, ma politica e cultura sono due cose diverse

Testata: La Repubblica
Data: 17 marzo 2011
Pagina: 63
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «Dedica al terrorista, bufera su Amos Oz»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 17/03/2011, a pag. 63, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo " Dedica al terrorista, bufera su Amos Oz ".

Contrariamente a quanto scrive Fabio Scuto, Marwan Barghouti sta scontando in carcere 5 ergastoli per aver assassinato coi suoi attentati innocenti civili  israeliani. E’ stato l’architetto della seconda intifada e ha avuto un ruolo attivo anche durante la prima.
La scelta di Amos Oz  indica solo come in Israele ci sia la libertà di esprimere la popria opinione e muoversi, nei limiti della legalità, anche facendo cose che non sono condivisibili, come dedicare un libro a un assassino.  Ma Scuto confonde l’iniziativa di un singolo con la politica. Non è possibile mettere le due cose sullo stesso piano. Amos Oz può fare da solo quello che desidera, governare uno Stato è cosa ben diversa.
Ecco l’articolo:


Amos Oz             Marwan Barghouti

Cosa succede quando un grande scrittore e un terrorista in carcere con cinque ergastoli aprono un dialogo? Yitzhak Rabin, il premier assassinato pioniere della pace con i palestinesi, diceva che è con il nemico che bisogna a un certo punto dialogare. Amos Oz, il grande romanziere israeliano, lo ha fatto. Ha deciso di mandare in cella a Marwan Barghuti una copia di Storia d´amore e di tenebra, uno dei suoi libri più belli appena pubblicato nella traduzione in lingua araba. Con una dedica che è più di un´offerta di dialogo, di un invito alla riflessione: è una mano tesa in una Terra che sembra avere smarrito la rotta per la pace e che è condannata a vivere sempre sull´orlo della guerra.
«Questa storia», scrive Oz nella sua dedica, «è la nostra storia. Spero che tu la legga e ci comprenda meglio, così come noi ci sforziamo di comprendere voi. Nella speranza che ci possiamo incontrare presto, in pace e libertà». Il libro che arriverà nella cella di Barghuti ripercorre con grande partecipazione emotiva le vicende di quattro-cinque generazioni della famiglia dello stesso Oz, il distacco dalla Lituania e dall´Ucraina, i sogni che spingevano in Palestina, il ruvido contatto con la Città Santa, il difficile inserimento dei genitori dell´autore in una Gerusalemme non ancora separata da divisioni fisiche e per certi versi cosmopolita. E sullo sfondo il conflitto con i palestinesi che si accende in quegli anni.
Le parole di Oz tracciate nel risvolto hanno sollevato un´ondata di indignazione fra i nazionalisti israeliani. Perché il destinatario è Barghuti, il leader di Fatah che sconta l´ergastolo in Israele per avere ispirato secondo il tribunale di Tel Aviv una serie di attentati nelle prime fasi dell´intifada. Stando al deputato Dany Danon, lo scrittore dovrebbe restituire il prestigioso Premio Israele di cui è stato insignito per i suoi romanzi. Presto il caso sarà discusso dalla Commissione parlamentare per l´educazione. «Vada a vendere i suoi libri a Gaza», sbotta qualcuno su Internet.
Malgrado la pesante condanna, per la sinistra israeliana Barghuti resta un puntello necessario per eventuali accordi di pace con l´Anp di Abu Mazen, dal momento che si tratta di un leader popolare e rispettato. In passato la sua liberazione è stata invocata a gran voce anche da esponenti politici israeliani come l´ex ministro laburista Benyamin Ben Eliezer e il leader del partito di sinistra Meretz, Haim Oron. «Se Abu Mazen e il premier Salam Fayyad sono per noi partner di pace, lo è anche Barghuti, che ha le loro stesse identiche posizioni», spiega Oron, che spesso visita il leader palestinese incarcerato.
Oz ha pensato dunque di utilizzare i buoni uffici di Oron per inviare a Barghuti il suo Storia di amore e di tenebre: ha avuto cura di spedirgli la versione araba del libro. La traduzione è stata finanziata l´anno scorso dall´avvocato arabo Elias Khoury per ricordare il figlio George, ucciso nel 2004 a Gerusalemme da un commando delle Brigate dei martiri di al-Aqsa (il braccio armato di Fatah) che lo aveva scambiato per un "sionista". Una iniziativa che testimonia ancora una volta l´indipendenza di pensiero di Amos Oz che spesso insieme a David Grossman e Abraham Yehoshua – gli altri due grandi della letteratura israeliana contemporanea – assume posizioni in netto contrasto con il modo di pensare – soprattutto in politica – che va per la maggiore oggi in Israele.

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