Tareq Heggy smaschera i Fratelli Musulmani In Egitto i copti scendono in piazza per chiedere libertà. Commenti e cronaca di Fiamma Nirenstein, Maria Giovana Maglie, Vittorio Da Rold
Testata:Libero - Il Sole 24 Ore Autore: Fiamma Nirenstein - Maria Giovanna Maglie - Vittorio Da Rold Titolo: «Egitto, nuovi spunti di riflessione con audizione Tarek Heggy alla Camera - L’islam egiziano vuol soggiogare l’Europa - La rivoluzione copta: libertà religiosa»
Riportiamo da LIBERO di ogg, 16/03/2011, a pag. 1-19, l'articolo di Maria Giovanna Maglie dal titolo " L’islam egiziano vuol soggiogare l’Europa ". Dal SOLE 24 ORE, a pag. 12, l'articolo di Vittorio Da Rold dal titolo " La rivoluzione copta: libertà religiosa ". Ecco i due articoli, preceduti dal comunicato di Fiamma Nirenstein dal titolo "Egitto, nuovi spunti di riflessione con audizione Tarek Heggy alla Camera" :
Fiamma Nirenstein : " Egitto, nuovi spunti di riflessione con audizione Tarek Heggy alla Camera "
Fiamma Nirenstein Tareq Heggy
“In una seduta odierna da me presieduta, la Commissione Esteri ha potuto godere di uno straordinario aggiornamento sulla situazione egiziana in particolare, e sullo stato delle rivolte dei paesi musulmani in generale: è infatti intervenuto in audizione il prof. Tarek Heggy, un intellettuale dissidente egiziano, autore di decine di libri, sempre in prima linea in questi anni per una battaglia di libertà.
Heggy, un musulmano laico, da sempre alleato della minoranza copta perseguitata, ha annunciato la formazione di un partito, che correrà alle prossime elezioni, fondato su tre pilastri: il rifiuto dell’ideologia, il rispetto di tutte minoranze e i diritti per le donne. “Un partito per coloro che oggi non sono rappresentati in Egitto”, ha detto ai parlamentari riuniti per ascoltarlo.
Heggy ha dichiarato di ritenersi fiducioso circa la possibilità che la democrazia attecchisca particolarmente in Egitto, che il fondamentalismo islamico possa essere battuto e che l’esercito abbia il buon senso di lasciare spazio a una forma di democrazia parlamentare.
La sua determinazione e il suo ottimismo hanno aperto uno squarcio positivo sulle rivoluzioni in corso e suscitato da parte dei parlamentari una quantità di domande.
Sono particolarmente lieta di averlo ospitato insieme alla Commissione Esteri”. www.fiammanirenstein.com
Hovisto per prima un video che mi ha fatto venire una grande paura anche se conosco il pericolo del fondamentalismo islamico e dell’incoscienza occidentale. Ho incontrato Tareq Heggy, un musulmano liberale che vuole difendere in Egitto i diritti delle donne e dei cristiani e un po’ mi sono consolata. Cito dal filmato «E Dio disse all’Europa: niente più vittime grazie alle colonie e alla schiavitù dei minori. Europa, hai pagato la pena. Europa, hai sacrificato tutto. L’onore delle tue donne, milioni di mai nati, la tua unicità, la tua fede. La democrazia è il prodotto più importante che l’Europa abbia mai creato. Ci prenderemo questo Paese da loro - usando la democrazia che hanno ricevuto dal diavolo». Così parlano i Fratelli Musulmani l’organizzazione che a noi si presenta come un innocente movimento sociale, beneficenza per i poveri e preghiere. Immagini etestimonianze dirette li raccontano per i mostri che sono realmente, gente che ci vuole morti, e potrebbe accadere con la nostra fattiva collaborazione. Ancora dal testo del filmato. «Kamil Al Najjar vive a Londra e conosce i Fratelli Musulmani meglio di molti altri. Era un membro dell’organiz - zazione nella sua patria. Come disertore, è minacciato di morte e non può rivelare il suo volto. Parla di Hassan al Banna che ha fondato i Fratelli Musulmani in Egitto nel 1928. Ha trasformato l’Islam da religione a ideologia politica. Oggi i Fratelli sono considerati come la più grande organizzazione islamica nel mondo. Al Najjar dice che hanno un’agenda per l’Europa. Un’agenda segreta ». In Francia secondo il filmato l’agenda è già operativa. «Lafif Lakhdar è tunisino e mi spiega che in Francia le famigliemusulmane con molti figli non sono in grado di portare tutti ad avere un’edu - cazione. I giovani finiscono per essere disoccupati». I Fratelli Musulmani hanno predicatori che inviano in tutte le città e i sobborghi di Francia. Visitano i quartieri, bussando alle porte e entrando nelle case dei musulmani. Dicono ai giovani che potranno sposare più di una donna. La poligamia è proibita secondo la legge francese, ma loro dicono: «Sposa una donna pubblicamente secondo la legge francese e poi potrai sposare più donne nella Moschea». In molti distretti parigini c’è maggioranza di musulmani, la tendenza demografica lo dimostra. I fratelli musulmani hanno una convinzione.Dicono che «in 50 omagari 40 anni domineremo la Francia e l’Europa». Perché non faranno tanti figli quanto noi, perciò diventeremo la maggioranza che dominerà Francia ed Europa ». Infine, sempre dalle testimonianze: «Noi in Occidente evitiamo di parlare delle ambizioni dei musulmani di conquistare l’Eu - ropa perché questo è visto come un’espressione di islamofobia e di pregiudizio. Ma sui media arabi questo è apertamente considerato ». Senza timore e senza ambiguità un filmato inedito portato in Italia e tradotto da Souad Sbai, con il centro Averroè, rivela la vera natura del movimento dei Fratelli Musulmani, il loro subdolo progetto di conquista dell’Occidente, vecchio sogno mai tramontato, e i piani antidemocratici nei Paesi arabi nei quali le recenti sommosse popolari hanno portato certamente alla fine di regime autoritari ma non certo o non ancora all’affermazione di governi democratici. L’Egitto è il Paese più a rischio di affermazione della Fratellanza perché Hosni Mubarak ha sempre tenuto i suoi esponenti e i suoi santoni in esilio o ai margini della vita sociale e politica, oggi i militari hanno dato loro libertà di espressione e di parola, e basta ricordare che sono stati liberati gli assassini del presidente Sadat, ma anche che passano per Suez navi iraniane. L’Europa sembra non volerci sentire da questo orecchio, anzi i Fratelli Musulmani, il loro rappresentante Tarik Ramadan, vengono finanziati, foraggiati, vezzeggiati dall’Unione Europea e da numerosi governi nazionali, peggio le piazze del Cairo e di Tunisi, ma anche i ribelli di Bengasi, sono stati salutati e valutati con entusiasmo acritico e un tantino stolto. Oggi il filmato viene presentato alla Sala Mercede della Camera alla presenza di un personaggio importante per le speranze egiziane, Tareq Heggy, che è candidato alla presidenza. Nato sessantuno anni fa a Porto Said, da una famiglia di musulmani liberali, è un illuminista e un liberale. Fonderà presto un nuovo partito: «Si chiamerà il partito dell’Altro», spiega. «Lanceremo una forza che sarà fondata su tre pilastri: il rifiuto dell’ideologia; il rispetto delle minoranze, la copta, la beduina, la nubiana; i diritti delle donne, ovvero coloro che oggi non sono rappresentati in Egitto ». Tarek Heggy spiega senza reticenza il ritardo culturale e giuridico del mondo arabo-musulmano: «È dal XII secolo. che l’Islam ha deciso di rinunciare al pensiero critico, da quando le opere di Averroè furono bruciate». L’Egitto per ora in mano ai militari? «Vorrei vedere la Costituzione egiziana riscritta da una commissione. E visto la propensione del mio Paese a creare faraoni, vorrei vedere il passaggio da una repubblica presidenziale a una parlamentare. Vorrei che prima si tenessero le elezioni presidenziali e poi quelle parlamentari. Prima di qualsiasi elezione, ci vuole la modifica del sistema elettorale, perché senza un cambio del sistema di elezione dei rappresentanti, nessuna donna e nessun cristiano potranno mai essere eletti».
Il SOLE 24 ORE - Vittorio Da Rold : " La rivoluzione copta: libertà religiosa "
«Questa è la vera rivoluzione non quella dei giorni scorsi a piazza Tahrir contro Mubarak. Lottare per la libertà religiosa è il nostro obiettivo; senza questa libertà non si può parlare di democrazia», dice un giovane cristiano copto con due croci con i colori delle bandiera egiziana sulle guance. «Ho dipinto la mia faccia così perché noi siamo i veri egiziani, c'eravamo prima noi dei musulmani e ci resteremo», mi urla in faccia in un frastuono assordante di tamburi, slogan contro il governo, fierezza identitaria e richieste di ricostruire la chiesa di Soul incendiata da fanatici musulmani.
Il sit-in dei copti al Cairo, un centinaio, sul lungo Nilo va avanti dal 5 marzo, stretto da due posti di blocco dell'esercito con carri armati schierati a protezione di qualche infiltrato. Ci sono tutti, giovani e anziani, laici e religiosi, persino qualche famiglia con bambini che dormono lì, sulla Corniche du Nil, sull'asfalto, davanti alla sede della tv egiziana, il palazzo intitolato all'egittologo Gaston Maspero (da cui la definizione di "giovani Maspero" per i manifestanti). Chiedono al Consiglio supremo dell'esercito la ricostruzione della Chiesa della Vergine data alle fiamme da musulmani. All'origine c'è un litigio di famiglia causato dalla relazione, tabù in Egitto, tra un cristiano e una musulmana, in seguito a cui i due padri sono rimasti uccisi, quindi un gruppo di musulmani ha dato fuoco alla chiesa innescando un'escalation di proteste. Dieci persone sono state uccise dai militari qualche giorno dopo a Moqattam, il quartiere del Cairo degli zabbalin, i riciclatori di rifiuti, mentre un migliaio di cristiani si sono radunati per protestare contro il rogo della chiesa.
Padre Kerolous El Komos Shenoda della chiesa di Marig Erges a Magaga spiega che il governo deve ricostruire la chiesa distrutta e proteggere i copti. Per questo è accanto ai "giovani Maspero" a difendere la dignità e il diritto di esistere dei cristiani in questa terra dove i copti sono appena il 10 per cento.
Mena, 30 anni, è più pacato. «Sono un poliziotto copto, ma spero che musulmani e cristiani siano una sola mano», mi dice mentre mi indica un manifesto con una croce vicina alla mezzaluna. Mena sa che non farà mai carriera all'interno del suo corpo di polizia, perché i gradi superiori sono praticamente sbarrati ai copti. Naturalmente non c'è una discriminazione ufficiale ma nei fatti è molto duro far carriera nello stato o nelle forze armate se non si è musulmani. Solo Boutros Ghali, l'ex segretario generale dell'Onu, riuscì ad emergere ma erano altri tempi, più laici per l'Egitto dove ora, a differenza di 15 anni fa, quasi tutte le donne portano il velo.
I "giovani Maspero" sottolineano come il referendum previsto sabato sulle modifiche alla Costituzione sia pura "cosmesi" perché non prevede di cambiare l'articolo secondo cui la fonte primaria del diritto è la sharia, cioè la legge islamica. Naghib Gobrail, avvocato attivista per i diritti dei copti, è però cautamente ottimista. Alla notizia che l'esercito aveva dato ordine di ricostruire la chiesa bruciata di Soul è andato a vedere di persona: «Gli ingegneri dell'esercito hanno iniziato i lavori di ricostruzione della chiesa esattamente dov'era prima. Il sit-in è bloccato fino al 25 marzo, poi vedremo. Ora però il governo deve imprigionare i criminali che si infiltrano nelle manifestazioni per fomentare l'odio interreligioso», spiega. Vero è che sul tappeto restano ancora altre richieste: poter officiare in sicurezza i riti del periodo pasquale, ottenere risarcimenti per le vittime degli incidenti, liberare i giovani arrestati durante la protesta davanti al Palazzo Maspero e far riaprire due chiese.
La convivenza tra cristiani e musulmani è il banco di prova della giovane democrazia egiziana: un suo fallimento aprirebbe la via all'esodo dei copti (molti stanno cercando di ottenere un secondo passaporto) e a un'involuzione all'iraniana. Il portavoce dei Fratelli musulmani, Essan el Erian, ha detto alla tv di stato che non presenteranno un candidato alle prossime presidenziali e che non si opporranno alla presentazione in altre liste di candidate donne. Una "rassicurazione" che ha fatto correre più di un brivido ai laici e alle donne egiziane.
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