Il paradosso dell'esperienza ebraica italiana dal 1990 al 2010 - Seconda e ultima parte
di Ephraim Nissan
(Traduzione di Piera Prister)
Per la prima parte, cliccare sul link sottostante
http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=115&sez=120&id=38867
Gli ebrei percepiti come Giuda, 1: Un incidente di Antonio di Pietro, da nemico della corruzione a Ministro di Governo
Se non fosse stato per Di Pietro, forse laprima Repubblica non sarebbe caduta, ed i partiti socialisti e democristiani non sarebbero scomparsi alle elezioni del 1993. La sua operazione Mani Pulite fece cadere nella vergogna la prima Repubblica nel 1992, ed insieme a lui tanti politici ed imprenditori corrotti. Questo magistrato delle indagini preliminari (e vice capo della Procura di Milano, di origine contadina con un trascorso meritevole come tecnico elettronico per pagarsi gli studi di legge) si concentrò su una gamma di indagini, che i giornalisti ed il pubblico amavano per il suo modo di maltrattare i politici estromessi, così come quelli che non lo furono, come il primo Ministro Romano Prodi.
Poi Antonio Di Pietro è diventato un politico anche lui, e per un po' fu un ministro del governo. Un episodio in particolare irritò l’ebraismo italiano. In Italia, il termine educato per "ebreo" era stato a lungo israelita (israelita) - fino alla fine degli anni ottanta quando l'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane cambiò il suo nome e divenne l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Si voleva così restaurare la dignità del termine ebreo. Questo termine era già stato neutro per anni, perché il termine dispregiativo per "ebreo" è giudeo. In italiano standard, giudeo è offensivo, ed ebreo è un termine neutro e non connotativo, come dicono i linguisti, mentre israelita è gentile e sentito come pudico ed obsoleto, come se ci fosse bisogno di usare un eufemismo, e per questo non piace più agli ebrei.
A quanto pare non tutti in Italia fanno qualche distinzione fra gli ebrei e Israele, o a maggior ragione tra giudeo e Giuda (Iscariota). L'intercambiabilità è illegittima, ma è ancora seguita da alcuni, come confermato da un episodio del 2006, sotto il governo Prodi. L'8 ottobre di quell'anno, Antonio Di Pietro, il giudice istruttore e procuratore diventato politico, fu intervistato da Simona Ventura nel suo programma televisivo “Quelli che il calcio”. Richiamandosi al Senatore Sergio De Gregorio, che aveva lasciato il partito guidato da Di Pietro, quest'ultimo per disprezzo lo descrisse come "il perfetto giudeo", quando apparentemente aveva inteso "il perfetto Giuda".[41]
Nel contesto, l'attacco era rivolto a quel particolare avversario non ebreo, con il quale intercorreva un rapporto non dissimile da . quello tra il premier britannico Anthony Eden e Harold Macmillan, che gli succedette dopo il fiasco di Suez, che fu descritto da quest'ultimo sia come Giuda e sia come Bruto. Quello che spicca, tuttavia, nel descrittore usato da Di Pietro è l'offesa per gli ebrei, come fu rilevato da Informazione Corretta, un osservatorio di come i media italiani presentano l’ebraismo, gli ebrei e Israele, che ha denunciato il fatto con il titolo “Tonino trash”, in una forma americanizzata oggi comune nella lingua informale. Tonino è una forma accattivante di Antonio, nome di Di Pietro. Attribuendo a quest'uomo il poco lusinghiero epiteto "spazzatura" in un titolo su un giornale mostra a che punto alcuni ebrei italiani si sentano oramai affrancati dal passato, e si ritengano oramai all’altezza di poter esprimere il proprio malcontento per le offese anti ebraiche che continuano a subire.
Come allo stile espressivo di Di Pietro, già membro del governo Prodi nel passato, va ricordato che quando interrogò Prodi come giudice istruttore, durante l’Operazione Mani Pulite, gli avrebbe detto : "non capisco se Lei è un credulone o se Lei sta fingendo di essere un credulone". In termini generali il suo stile verbale è assai aggressivo ed inaccettabile, così come lo e’ lo stile del vignettista Forattini. E ciò permette di evidenziare i pregiudizi antiebraici che vengono allo scoperto in modo così grossolano.
Di Pietro è noto per aver sostenuto una volta che avrebbe preferiscono tornare ad essere un contadino e guidare un trattore nella sua regione nativa del Molise. Indiscutibilmente la sua origine sociale, ben lontana dall’elite, spiega la sua insensibilità, lì dove una persona più avvezza al suo nuovo ruolo sociale avrebbe percepito un tabù nei riguardi degli ebrei, la necessità di usare espressioni politicamente corrette, meno grossolane, e quindi apparentemente più raffinate intellettualmente. Forse questa situazione si è ripetuta anche con altre persone protagoniste di incidenti simili. Comunque sorprende che tali incidenti avvengano anche con persone intellettualmente preparate [42].
Già negli anni 2010 - 2011 sembrava che Di Pietro stesse avviandosi verso un declino. Egli era ancora alla testa del suo piccolo partito L'Italia dei Valori (Italia dei valori), che e’ stata usato per unire coalizioni di sinistra. Lo stesso moderava un blog intestato al suo nome. Per qualche ragione, i commenti pubblicati sul suo sito includono scritti di negazionisti assai dettagliati e spesso prolissi. Questo è stato occasionalmente fatto notare dai lettori del blog, nei commenti e negli articoli di giornali in linea, e nelle visite casuali al sito Di Pietro che rilevano contributi dell’ estrema destra (non necessariamente negazionisti della Shoah). Se non altro, questo è un indicatore che il sito ha bisogno di migliorare la gestione. Ma ciò non implica una responsabilità personale del titolare del sito, che, essendo un politico, è improbabile che possa moderare di persona.
Certo, queste sgradevoli presenze non implicano che Di Pietro sottoscriva i loro punti di vista, ma non è chiaro perché non li elimini. Già nel 2006 un tribunale italiano emise una sentenza contro il proprietario di un sito Web che non aveva provveduto a moderare degli scritti diffamatori nei confronti di una terza persona apparsi sul sito. La Corte sentenziò che il proprietario di un sito ha la stessa responsabilità giuridica di un editore di giornali.
Antonio Di Pietro è stato tra i tanti politici che si sono dichiati favorevoli ad un nuovo corpo di leggi per combattere la negazione della Shoah, dopo una lezione all’università di Claudio Moffa (vedi sotto) in cui fu appunto negato [43] un rapporto del 16 ottobre 2010 che cita Di Pietro, che affermò: "Gli ultimi episodi vergognosi confermano la necessità e l'urgenza di varare norme contro questa tendenza pericolosa."[44]
Ed ancora, Il Giornale del 17 ottobre 2010 ha pubblicato un rapporto [45] su Leonardo Alaedin Clerici, un intellettuale che, alla fine di settembre 2010, fu nominato Segretario di una sezione del partito guidato da Di Pietro a Gand in Belgio (un paese dove vivono molte persone di origine italiana). Clerici è stato il solo italiano che ha partecipato alla conferenza del 2006 sulla negazione della Shoah, sponsorizzata dal Presidente dell’Iran Mahmoud Ahmadinejad. Clerici personalmente ha negato ad un intervistatore che egli sia negazionista, ma le sue opinioni sulla Shoah suggeriscono altrimenti. Non sorprende quindi che egli sia avversario all'esistenza di Israele.
In ogni caso, altri collegamenti di Clerici con Teheran hanno a che vedere, si è sostenuto, con la sua conversione allo Sciismo. Alla conferenza del 2006, sostiene Il Giornale, Clerici si oppose all'uso del termine Olocausto (che si riferisce a un sacrificio), considerando che qualunque cosa sia accaduta ciò fu "all'interno di un conflitto europeo" e tutto imputabile ad un "colonialismo giudeo-cristiano" - per sua stessa natura, a suo parere, razzista ed in lotta attualmente contro l'Islam.
Il medesimo rapporto sottolineava che la questione era giunta alla pubblica attenzione solo due giorni dopo la dichiarazione di Di Pietro contro la negazione dell'Olocausto, e anche rilevava l'imbarazzo di Attilio Di Mattia, un dipietrista (sostenitore di Di Pietro e del suo partito) che è il rappresentante del partito per la finanza ed il commercio, che si ritiene sia attento sia agli ebrei italiani che agli Italiani all'estero. Informazione Corretta ha ripreso questo rapporto [46] da Il giornale, ed ha notato che questo fu l’'unico articolo di quel giorno che non fu pubblicato anche sul Il giornale, nel sito Web. La stessa Informazione Corretta ha sostenuto che Clerici è un negazionista, e che sarebbe ingenuo chiedersi che cosa facesse nel partito considerando che il celebre filosofo Gianni Vattimo è un membro del Parlamento europeo - nonostante il fatto che questo strenuo attivista anti israeliano abbia dichiarato due anni fa la sua intenzione di rileggere il Protocolli dei Savi di Sion.
Gli ebrei percepiti come Giuda,2: Un fumetto di Forattini rappresenta Begin impiccato come Giuda grondante di monete.
Giorgio Forattini è considerato il più importante vignettista politico in Italia dagli anni settanta, e durante la sua carriera si è spostato dalla Sinistra (che gli pubblicava le vignette) alla Destra. Quando affronta l’argomento Israele, nella sua veste di personaggio di destra e di sinistra egli fa ricorso a temi cristologici per mostrare al pubblico chi siano gli israeliani. Prima della sua ascesa come autore di fumetti, Forattini era un agente commerciale, che promuoveva il carburante presso le stazioni di benzina. Appare chiaro che la sua insensibilità e la sua grossolanità nel trattare il tema israeliano o ebraico è in qualche modo legata alla sua estrazione sociale, ai suoi rapporti con le elite, a fronte di una spiegazione che non è altro che una variante al caso già illustrato per Antonio Di Pietro.
Tra le varie vignette infami sin dal 1982 - quando pochi dei vignettisti noti in Italia non producevano materiale anti israeliano con chiare connotazioni anti-ebraiche - una delle caricature di Forattini [47] mostrava un Menachem Begin vestito di tutto punto, impiccato a un cedro del Libano con venti monete che gli cadevano fuori dal corpo. Il riferimento è ai trenta sicli di Giuda Iscariota, e alla sua impiccagione.
Nella vignetta di Begin – impiccato come Giuda, l'unico elemento appartenente al quadro di riferimento della guerra in corso nel Libano era l'albero, essendo questo, il cedro rappresentato nella bandiera libanese. Perché, allora, viene presentato un Begin impiccato in questa vignetta? Non era questo il desiderio del vignettista, che voleva fosse condiviso dal suo pubblico infiammato? Perché Begin è stato paragonato a Giuda Iscariota, considerando che l'elemento tradimento da parte di Israele non faceva parte della narrativa della guerra?
La figura di Giuda era giustificata in quanto le parole Giuda e giudeo hanno lo stesso suono e si riferiscono all’ebreo, [48] e dal fatto che in tutte le vignette di Forattini su Israele, gli ebrei sono sempre gli assassini di Cristo, qualcosa che egli vuole ricordare al suo pubblico. Perché il corpo di Begin viene impiccato grondante di monete? Perché, come tutto il pubblico sa, gli ebrei sono pieni di soldi. Ciò che è particolarmente allarmante è che caricature di Forattini sono oramai al centro della cultura italiana, e nel corso degli anni gli editori le hanno accettate.
Le distinzioni vanno sfumando?: I casi di Morgantini e di Moffa
Informazione Corretta ha reagito a un rapporto pubblicato il 18 aprile 2007, da Avvenire, un importante giornale cattolico. Il rapporto era intitolato "La storia imbavagliata" [49]. Riguardava una sessione di studio presso l'Università di Tèramo (una città orientale dell'Italia centrale) sul Medio Oriente e sulla Shoah. Informazione Corretta si era lamentata del fatto che non ci fosse nessuna indicazione sul curriculum degli accademici riportati sul programma. Inoltre l’osservatorio ha spiegato che Claudio Moffa è un accademico marxista, che per anni è stato un propagandista anti-israeliano e anti giudaico, che nelle sue pubblicazioni ha copiato lo stile della propaganda antisemita sovietica più virulenta. L’osservatorio ha rivelato che Adolfo Pepe è un negazionista che “denuncia il presunto uso strumentale fatto da parte di Israele utilizzando la memoria della Shoah, ed è un apologeta dello stalinismo". L’osservatorio ha aggiunto che Angelo D'Orsi fu "primo firmatario dell'appello anti-israeliano reso pubblico dopo l'aggressione di Hezbollah contro Israele," in occasione della guerra dell'estate 2006.[50]
L’osservatorio ha anche lamentato che l’Avvenire mette in relazione le Pasque di sangue, un libro famigerato dell’accademico israeliano Ariel Toaff sui libelli di sangue, sulle cui fonti - secondo Alessando Barbero - gli storici erano troppo reticenti. Il titolo della relazione, "Storia imbavagliata," fa riferimento al ritiro da parte di Toaff della prima edizione del suo libro dopo che esso fu recensito molto negativamente da parte di altri storici. Cosa interessante è che in questo contesto si sono inter-allacciati i temi legati ai libelli del sangue [51], al Medio Oriente e alla negazione della Shoah, il tutto in un ambito accademico.
Negli anni dal 2007 al 2009 Luisa Morgantini del partito della Rifondazione Comunista, fu il vicepresidente del Parlamento europeo per le politiche europee sull'Africa e sui diritti umani. Ella presenta la gestione di questa carica con modalità pacifiste, esprimendola con una linea strenuamente anti-israeliana, compatibile con la sua partecipazione alla fondazione della rete internazionale delle Donne in Nero ed e’ stata attaccata dagli ebrei italiani quando ha rilasciato un'intervista di tenore anti-israeliano a un giornale tedesco neonazista. La stessa ha sostenuto di non essere a conoscenza di questa appartenenza politica. In qualche modo ciò potrebbe spiegarsi all’interno del pacifismo internazionale, dove sono coinvolti sia una rete internazionale che un Parlamento sovranazionale. E pur tuttavia vanno presi in considerazione i fattori locali italiani coinvolti.
Successivamente quando Morgantini doveva fare un discorso per una commemorazione ufficiale della Shoah a Bologna, la Comunità ebraica di Bologna decise di non partecipare, e venne attaccata dalla sinistra per la presunta mancanza di rispetto per il Parlamento europeo. Morgantini è orgogliosa di essere figlia di un membro della resistenza, e non è irrilevante che sia nata nel 1940 a Villadossola, e sia cresciuta da bambina nell’effimera Repubblica partigiana dell’Ossola.[52] Come noto, il riferimento alla resistenza è stato a lungo una comoda scorciatoia per molti ambienti italiani che credono di non avere alcuna necessità di scusarsi per il trattamento riservato da parte dei gentili agli ebrei italiani durante le persecuzioni razziali negli anni dal 1938 al 1945.
Nel 2009 si è verificato pero’ uno sviluppo quasi sorprendente. L’osservatorio Informazione Corretta, scatenò un gran clamore quando scopri’ che Morgantini stava negli elenchi dei docenti per il programma di un master di studi mediorientali presso l'Università di Teramo, diretto da Moffa. C'era stata già qualche rilevanza internazionale quando, nel maggio 2007, venne promossa una manifestazione pubblica presso questa Università volta a prevenire un discorso dell'ospite di Moffa, il francese e negazionista Robert Faurisson. Successivamente l'Università abolì il programma di Moffa, noto per la sua negazione della Shoah e per gli atteggiamenti anti israeliani. Successivamente Moffa riavviò il programma del suo master - sotto l'egida di Don Curzio Nitoglia, un ecclesiastico noto per la sua militanza anti ebraica e le sue visioni anti protestanti [53] – al di fuori del master dell’Università statale. Naturalmente è significativo che l’ecclesiastico operasse sotto l'egida di una fazione del campo clericale che non ha accettato il corso degli eventi seguiti dalla Chiesa Cattolica dopo il Concilio Vaticano II.
Brunello Mantelli, che insegna Storia all'Università di Torino, aveva lanciato un appello contro la negazione della Shoah, come era insegnato da Moffa nell’ambito del master che teneva. Al processo iniziato nell'aprile 2009, presso il Tribunale Penale di Roma, l’Avvocatessa Francesca Fragale, politicamente attiva su tematiche verdi, fu la consulente di Moffa. L’Avvocato di Mantelli era Roberto Lamacchia, Presidente Nazionale dei Giuristi Democratici (l'organizzazione di sinistra dei membri del potere giudiziario e delle professioni legali). In una dichiarazione pubblica Mantelli [54] scrisse che "a quanto pare, in Italia, se si lancia un appello contro la negazione della Shoah, c'è il rischio che ciò sia considerato un reato."[55]
Nella sua dichiarazione Mantelli individuò, tra i docenti previsti al master di Moffa, Luisa Morgantini, e le chiese perché avesse deciso di mescolarsi con docenti [56] come Andrea Carancini, descritto come un "esperto in letteratura negazionista della Shoah, Serge Thion (un negazionista francese), Maurizio Blondet (un prelato di estrema destra) e Tiberio Graziani (editore di un giornale di estrema destra). L’editorialista di Informazione Corretta, Ugo Volli, in un preambolo all’affermazione di Mantelli, sottolineò che la pagina web del programma del master è ospitato da un sito di estrema destra clericale. Volli trovò astuto, da parte di Moffa, riunire in un fascio, per l’occasione, la sinistra israeliana, alcune voci affermate, alcuni ebrei "aperti al dialogo" e dei negazionisti incalliti.[57]
Accettando di tenere una conferenza per conto di Moffa nell’ambito del master, Morgantini ha deciso di alzare il livello del suo conflitto con la sensibilità ebraica. Naturalmente, potrebbe far credere che non stesse ella stessa avallando la negazione della Shoah, ma che stesse semplicemente contribuendo a un'altra parte del programma di studi. Sembra infatti accattivante l’idea di poter tenere delle conferenze nell’ambito di un master su un’ampia gamma di temi legati al Medio Oriente; e per giunta intitolato a Enrico Mattei, (il grande promotore dell’industria petrolifera italiana dal 1953 al 1962). Questa situazione è diversa da quella che si riscontra in Francia o Gran Bretagna, ed è anche diversa dall'Italia di vent'anni addietro, quando ufficialmente la destra radicale e la sinistra non si sarebbero mai mescolate insieme. È una situazione confusa per gli estranei, ma anche per gli italiani.
Avviene qualcosa di simile in altri paesi occidentali? Si può focalizzare la partecipazione dell’estrema destra alle dimostrazioni anti globalizzazione, o come è stata ben accetta la presenza sorprendente di Norman Finkelstein, che si è creato le credenziali come critico dell’”industria dell'Olocausto", sia dalla destra radicale (anche in Italia) che dalla sinistra radicale, in particolare nei paesi anglosassoni. In alcuni casi, negli anni recenti, il comportamento anti-israeliano è stato acclamato anche negli ambienti di sinistra, anche quando l'agente preposto ad ottenere l’appoggio era indifferente alla negazione della Shoah.[58] Addirittura la sinistra radicale ha usato argomenti [59] tipicamente associati l'antisemitismo di destra. Entrambi queste situazioni sono avvenute in Gran Bretagna.
Qualcosa di simile al collegamento tra Morgantini e Moffa, è limitato all’Italia, e non si presenta altrove in occidente [60], ma anche altrove molti non rinunziano ad una congiunzione tra gli estremismi di sinistra e di destra quando questo serve a qualche scopo comune. Tale collaborazione è di spicco nel campo antiglobalizzazione, e l’Italia non fa eccezione.[61]
A metà dell’ottobre 2010, una lezione di Claudio Moffa sulla negazione della Shoah spinse Riccardo Pacifici, Presidente della comunità ebraica di Roma, a richiedere sul grande quotidiano La Repubblica, una legge contro la negazione della Shoah. Gianni Letta, Vice Ministro del Consiglio, rispose con una lettera esprimente simpatia, che La Repubblica pubblicò il 15 ottobre. Questa era la vigilia della commemorazione annuale del sabato nero del 1943 a Roma, quando i nazisti fecero irruzione nelle case degli ebrei, arrestarono e deportarono molti degli ebrei della città.
Moffa dette la sua lezione sulla negazione della Shoah, il 23 ottobre 2010, e questa fu l'ultima nell’ambito del programma del master intitolato a Mattei. Moffa sostenne che all'Università egli aveva semplicemente divulgato tesi di terzi volte a negare la Shoah – e che l'Università doveva soltanto decidere se egli sostenne realmente queste tesi. È stato sottolineato che la verità non era difficile da determinare perché il sito di Moffa [62] non lascia dubbi in merito.[63]
Dopo la lettera aperta di Pacifici e la risposta indirizzata a lui da Letta, molti politici di varie parti hanno espresso il loro sostegno per il nuovo corpo di leggi contro la negazione della Shoah. [64] Il 15 Ottobre 2010, alla vigilia dell'anniversario dell’incursione nazista contro gli ebrei di Roma, il Senato Accademico dell'Università di Teramo, guidato dal Rettore, ha invitato la facoltà di scienze politiche ad interrompere il programma di master di Moffa. Tale richiesta è stata firmata da tutti i membri del senato accademico, tra cui il preside della facoltà interessata. È interessante notare che, il programma del master era sopravvissuto all'Università nonostante precedenti rassicurazioni che esso sarebbe stato rimosso. La condanna da parte del Senato dell'Università potrebbe effettivamente fare interrompere il programma.
Certo non sorprende, che la legge contro la negazione della Shoah sia invisa all'ex ambasciatore Sergio Romano, che affermò che : "un parere non è un reato, e la ricerca storiografica [sic] si combatte per mezzo di altre ricerche, non con le sentenze dei tribunali".[65] Romano, che cura una rubrica di lettere dei lettori ne Il corriere della Sera, rispondendeva a un lettore che favoriva la proposta di legge. Egli è spesso in conflitto con gli ebrei italiani, è anti-israeliano e in alcune occasioni ha citato ed ha dato credito [66] al libro di Paolo Orano del 1937 Gli ebrei in Italia, che preparò il terreno per la legislazione anti-ebraica del 1938 in Italia.
La leggenda urbana anti-semita sulle Due Torri in Italia
Vale la pena notare che c'è anche un altro tipo di negazionismo verso un gran numero di ebrei che hanno perso la loro vita. Questa è la leggenda urbana secondo cui, appena prima che le Torri Gemelle fossero distrutte, "oltre quattromila" ebrei dipendenti furono informati in anticipo, così rimasero alla larga. Naturalmente, questo è offensivo per tutte le vittime ebree e le loro famiglie.
Anche in Italia, la diffamazione contro gli ebrei e Israele era diffusa, come in una newsletter di Dario Fo, drammaturgo, premio Nobel per la Letteratura, e la sua partner, Franca Rame. Come la celebre rivista settimanale di destra Gente ha rivelato negli anni settanta 1970, durante l'occupazione nazista del Nord Italia, Fo faceva parte delle Brigate Nere, uno dei gruppi paramilitari fascisti della Repubblica sociale italiana di Mussolini. Fo, all'epoca non lo negò, [67] ma sostenne che si era arruolato, che adempì all’obbligo e che fino ad allora, insieme a suo padre avevano fatto passare ebrei di contrabbando attraverso il confine tra le montagne.[68] Forse le sue vedute sulle cospirazioni ebraiche ci indicano meglio quali fossero i suoi atteggiamenti verso gli ebrei, quando lui era nelle Brigate Nere, e quando contrabbandava persone attraverso le Alpi, ammesso che l’abbia fatto..
Nel gennaio 2002 la newsletter della comunità ebraica di Milano ha ripubblicato con un commento [69] una vignetta ferocemente anti-semita dall’edizione 13 di Carta, un periodico che ospita Il cuore, un forum satirico di sinistra. Così si leggeva nel testo pubblicato sopra la vignetta nel gennaio 2001: "oltre 4 mila dipendenti presso le Torri Gemelle, ebrei americani o quelli di origine israeliana, la mattina dell'11 settembre, misteriosamente non sono andati a lavorare.... PERCHÉ???" Due ebrei con due brutte facce e con in testa la kippah danno una risposta ciascuno: "Guarda, abbiamo dovuto circoncidere il pupo e..." con un gioco di parole "circoincidenze, eh?" (vale a dire, "coincidenze, eh?").[70] C'è anche una faccia gialla sul lato destro, con riccioli e barba, che dice: "Stai dicendo a me?" "Oh, bene...," "...legittima difesa?"[71]
Il cartone animato recava la firma di Diavù, vale a dire, David Vecchiato, vignettista e art director di Il cuore. Per la sua pubblicazione si richiese l'approvazione del direttore, Riccardo Mannelli. Non a caso, Il cuore è un forum di sinistra. Le proteste non arrivarono solo dagli ambienti ebraici; ma anche dai consiglieri del Partito Radicale della regione Lombardia che tennero una conferenza stampa il 23 ottobre 2001 per denunciare la vignetta.
Il Partito Radicale fu costituito nel 1956 dall’ala sinistra del Partito Liberale di destra. Il Partito Radicale da sempre si e’ battuto per il secolarismo ed i diritti civili, sotto la guida del filoisraeliano Marco Pannella. Questo partito indisse il referendum sul divorzio nel 1974, che poi fu introdotto in Italia, e così anche il referendum del 1981, sull'aborto. Dal 1988 il Partito Radicale ha adottato una politica "transnazionale", ed Emma Bonino, suo membro prominente, ha fatto parte della Commissione europea. A differenza dei soliti partiti di sinistra, il partito radicale ha costantemente simpatizzato con gli ebrei italiani e con Israele. Ma questo non è necessariamente il caso di Radio Radicale.
Consapevolezza della Shoah come parte di una tendenza globale, avverso precedenti sporadici casi di insensibilità
Come può Antonio Di Pietro, il cacciatore di corrotti trasformatosi in un politico di professione essersi rivolto ad un suo ex alleato, dandogli del "perfetto giudeo" alludendo a Giuda? Come può l’ossessione del vignettista Forattini essersi fissata sui motivi cristologici e sulla Passione, quando disegnò le vignette su Israele? Questi comportamenti, possono essere in parte spiegati dal fatto che non sempre, dopo un notevole impegno per l’ascesa sociale, in Italia subentra una finezza intellettuale.
Quando Berlusconi ha scherzato sulla Shoah alla fine di settembre del 2010, questo è stato ampiamente riportato anche nei media regionali. Quando la sua barzelletta veniva raccontata in alcuni forum, [72] al sottoscritto è rimasta una sensazione di disagio, specie quando si cercava con ambivalenza, di raccontarla in modo divertente. All’occasione si spiegò ai lettori che Berlusconi, era stato un giovane intrattenitore sulle navi da crociera, e che quella di raccontare barzellette fosse la sua professione.
Il Primo ministro Berlusconi scherzando sulla Shoah chiaramente non può essere relegato a una cronaca ai margini della vita politica italiana come possono fare, alcuni siti di estrema destra. Eppure, per spiegare meglio le modalità dell’accaduto, è opportuno risalire indietro e prendere in considerazione un periodo quando era accettabile in Italia sotto la Repubblica scherzare sulla Shoah.
Nel novembre 2008 a Roma, un insegnante di scuola superiore che negava la Shoah fu sospeso. [73] Questo dimostra che c’e’ un aumento della consapevolezza, da parte del pubblico, della Shoah intesa come un tema importante, che ha un posto nel discorso pubblico, [74] qualcosa che in Italia riflette un’ influenza globale. Non in tutti i casi però ci si potrebbe aspettare altrettanta sensibilità.
Il 1952 e’ stato l’anno del rilascio del film Totò e le donne, un film misogino, sceneggiato, diretto e prodotto da personaggi famosi che hanno avuto poi molta influenza. In un episodio, si vede Toto’, il popolare comico, mentre e’ spinto su un treno da una signora con la quale aveva una relazione illecita, e che non voleva essere vista con lui. In un’altra scena si vede Totò nell'uniforme e cappello a strisce da carcerato, con una faccia triste mentre cammina lentamente in un cortile piccolo, pieno zeppo di altri detenuti vestiti allo stesso modo.
Nel cortile c’e’un cartello,"Mauthausalem", una parola “porte manteau” formata da Mauthausen, il nome di un campo di concentramento nazista, [75] e Matusalemme, il nome italiano del personaggio biblico. Ciò doveva far ridere gli spettatori, e senza dubbio ne fece ridere molti.[76]
Un altro esempio di sporadico caso di insensibilità alla Shoah proviene da una corte di giustizia. Le calze di nylon Bloch erano ben reclamizzate in Italia. Negli anni settanta, il suo omonimo produttore dal nome ebraico, nelle Alpi italiane, incontrò ostilità da parte dei suoi lavoratori, i cui scioperi lo ridussero in rovina. Quando essi issarono un cartello con una scritta che esprimeva il desiderio che anche lui fosse morto nella Shoah, come la sua famiglia, Bloch si rivolse ad un tribunale del lavoro che riconobbe ai dipendenti il diritto di dire tali cose ai loro datori di lavoro. Questa fu considerata al momento una sentenza "progressista". Come altrove nell’ Europa occidentale, l’inclusione dell’odio razziale nel Diritto Penale fece la sua comparsa più tardi, nella pratica e a volte de jure...
LE TENDENZE GLOBALI DI NUOVO ASSUMONO UNA FORMA LOCALE: GIUGNO 2010
L'interazione fra le tendenze globali e la politica locale, nazionale e regionale possono essere individuate in entrambe le iniziative militanti, sia in relazione alla flottiglia di Gaza, sia in relazione alla copertura mediatica dell'incidente ai primi di giugno 2010. Per diverse settimane sia i preparativi per l'invio di tali navi, e sia i militanti -che vantavano le loro violente intenzioni brandendo coltelli a beneficio dei fotografi- venivano salutati con una retorica religiosa infiammatoria sui giornali turchi, a cui e’ stato imposto negli ultimi anni di allinearsi alla linea di governo.[77]
Israele, da parte sua, stava cercando di contenere il danno nelle relazioni con la Turchia e con i paesi occidentali.
Il governo islamista turco, solo per un breve periodo fu colto alla sprovvista quando a İskenderun, il conducente del vescovo cattolico della Turchia assassinò il suo capo. Fu immediatamente considerato come un folle, con nessuna relazione con la politica, figuriamoci poi l'incidente della flottiglia. Le reazioni dei media italiani non furono critiche dei fatti ma, con riguardo al fatale destino del prelato, minimizzarono sia l'incitamento turco che c’era stato dietro la flottiglia e sia il ruolo del governo Erdogan nella loro manipolazione.
L’approccio del Vaticano, che ricordava il suo atteggiamento durante l'assedio alla Basilica della Natività a Betlemme nell'aprile 2002, [78] fu quello di non inimicarsi la Turchia e gli altri - ad eccezione di Israele, probabilmente perché Israele tacitamente, a priori non costituisce alcun pericolo per gli interessi cattolici essendo desideroso solo di avere buoni rapporti di vicinato. Però, quei media italiani che generalmente prestano un’ attenzione deferente ai discorsi del Papa, come quelli fatti durante la sua visita a Cipro, in merito alle politiche presumibilmente ingiuste di Israele, invece non hanno trattato adeguatamente l'assassinio del vescovo, come anche non hanno riportato alcunché di negativo nella loro analisi sulla flottiglia.
A livello globale, tuttavia, la retorica riguardante la flottiglia era di sinistra e "pacifista". Il 2 e il 3 giugno, la BBC e Radio 4 hanno continuato a definire i partecipanti "militanti" anche se simpatizzavano con loro, mentre i media radiotelevisivi italiani li hanno definiti "pacifisti". A Roma il 3 giugno si potevano vedere molti manifesti della CGIL, il principale sindacato italiano, che denunciavano Israele, e così anche nel quartiere Parioli, erano affissi molti manifesti dell’estrema destra, Forza Nuova di ispirazione neo-nazista, oltre ad uno striscione di PLO con una moltitudine di bandiere nere sullo sfondo, con sopra scritto "[Invia] un esercito europeo in Terra Santa, contro l'Olocausto palestinese."[79] Questo poi proviene da ambienti che ordinariamente negano l'Olocausto.
In alcuni dei principali giornali italiani si poteva anche trovare delle critiche sulla la flottiglia di Gaza, focalizzata anche sui partecipanti italiani. Ma questo fu presto oscurato nei media italiani dalla notizia della critica del Papa rivolta ad Israele per la sua “ingiusta occupazione” della Palestina durante la sua visita a Cipro.
L'estate e l'autunno del 1982 ricordato venticinque anni più tardi dagli ebrei italiani
Come accennato all'inizio di questo articolo, benché Pertini sia stato paradossalmente il più amato Presidente d’Italia, il legame dell'ebraismo Italiano con la resistenza italiana ed i suoi membri, di cui è stato un leader, in un certo senso è venuto a finire.
Nell'autunno del 2007, questo breve notizia apparve ne La Repubblica:[80]
Roma – “Non venga, perché non sono in grado di garantirle la sicurezza” - l’allora Rabbino capo di Roma, Elio Toaff, disse al Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che voleva partecipare al funerale del piccolo Stefano Tache’, che morì nell’attacco del commando palestinese alla sinagoga, il 9 ottobre 1982. Poi Pertini con Spadolini [81] che all’epoca era Primo Ministro vi parteciparono. “Ieri quando il sindaco, Walter Veltroni, ha scoperto la lapide che dedica una piazza del Ghetto alla piccola vittima del terrore palestinese, le antiche ferite si sono riaperte e giudizi molto duri sono venuti fuori all’indirizzo del governo italiano di quel tempo”. Non si trattò solo di terrorismo disse il rabbino Vittorio Haim Della Rocca, che il 9 ottobre era nella sinagoga. “C’era stata una campagna del governo italiano, in quel periodo, subito dopo il massacro a Beirut perpetrato dai cristiani maroniti nel campo dei rifugiati palestinesi di Sabra e Shatila”. Inoltre il rabbino capo, Riccardo Di Segni, dichiarò: “L’esplosione fu il frutto di una terrificante campagna di odio che ha dietro una regia ben orchestrata”. E Riccardo Pacifici il portavoce della Comunità di Roma dichiarò. “E’ stato un attacco preannunciato. Europa, Parigi, Vienna, dove gli attacchi terroristici hanno avuto luogo, hanno già visto tali immagini. Chi ha colpito, lo ha fatto perché sapeva che c’era il consenso dell’opinione pubblica.”
Quando Arafat venne in Italia nel settembre 1982, l’allora Primo Ministro, Spadolini, rifiutò di riceverlo.
In quel periodo, l’ ebraismo organizzato italiano reagì con la compilazione di un dossier di ritagli di giornali, fotografie dei graffiti e riproduzioni di lettere con minacce. È abbastanza prezioso malgrado importanti omissioni da parte dei media radiotelevisivi che non li trasmisero interamente[82]. Spezzoni da fonti sia secolari che clericali apparvero.[83] Singoli ebrei stavano vivendo delle relazioni tese con i conoscenti non ebrei, anche nei luoghi di lavoro; alcuni furono picchiati o minacciati.
C'erano espressioni sporadiche, pubbliche o private, di dissenso dall’odio pandemico. Il famoso scrittore Alberto Arbasino pubblicò un articolo ricordando il clima xenofobo del 1940 [84] e condannando l'atteggiamento degli intellettuali italiani, [84] che non avevano denunciato il clima di odio. In quell'autunno, altri scrittori pubblicarono anche pezzi simili. Ma molto più visibili erano gli intellettuali, che facevano sentire la loro voce come parte della generale frenesia contro Israele e a volte contro la cultura ebraica come se Israele ne fosse la presunta causa.
Arbasino, da parte sua, sosteneva che gli Italiani non erano così antisemiti, come i Francesi o i Tedeschi, e per tale ragione le campagne d’odio erano concertate a generare un "clima". Aggiungeva che, proprio come le vignette d’epoca fascista ebbero un impatto sul pubblico, così non si potevano scagionare i vignettisti dell’allora periodico satirico,
Poi descrisse la copertina (riprodotta nel suo libro) di un periodico, di sinistra Nuova Società, datato 25 settembre 1982 – dove c’era la fotografia di striscioni nazisti con su scritto: [85] "Beirut / Soluzione Finale / Bibbia dell’orrore."
Arbasino paragonò il suo contenuto infiammatorio al regista nazista, Leni Riefenstahl e sottolineò che il risultato finale furono i graffiti "Morte gli ebrei" sugli edifici italiani.
Lo stesso osservava che : "uno non si sarebbe mai aspettato di passare nuovamente attraverso tali fasi preoccupanti e sinistre. L'ultima volta che s’era detta o udita la frase “cento per cento ariano” era nel 1944, per evitare che un liceo venisse ispezionato. E concluse che "se c'è ancora una decente letteratura italiana [vale a dire degna delle Belle Lettere] che in circostanze come questa tace... allora dovrebbe meglio nascondersi tra le rose e le viole del pensiero."
Nell’arco di venticinque anni, varie cose sono cambiate in Italia e nel mondo. Le modalità delle voci pubbliche ebraiche in Italia sono cambiate pure. Anche se il clima indotto dai media durante la guerra del Libano del 1982 includeva aspetti che sono meglio visti sullo sfondo della globalizzazione dei media, (il clima) è ancora un esempio di risposte fortemente locali o anche globali a un innesco percepito a livello globale.[86] Nelle discussioni teoriche della globalizzazione, alcuni studiosi si riferiscono alla "globalizzazione" come ad una miscela di due o più processi, uno dei quali è locale.
La risposta della società italiana alla guerra nel Libano del 1982, poi, era globalizzata e ha preso la forma che prese a causa di un retaggio culturale e politico locale, come pure di una costellazione politica locale. Ecco perché la risposta italiana e’ stata così estrema e pervasiva. Essa doveva molto al passato dell'Italia durante il ventesimo secolo (probabilmente anche prima del fascismo), e a sua volta, essa ha in parte plasmato modelli di risposta per gli affari mediorientali ed ebraici, da una parte considerevole dei media e dell'opinione pubblica in Italia.
Nessuna spiegazione e’ idonea a ricoprire la complessità degli atteggiamenti degli Italiani verso gli ebrei ed Israele, insieme alle risposte locali da parte degli ebrei. Tuttavia la consapevolezza del contesto, ci può aiutare a fare riflessioni sugli eventi.
Postscriptum
Nel febbraio 2011 presumibilmente un milione di donne sono scese in piazza in tutta Italia per partecipare a manifestazioni coordinate contro presunti comportamenti scandalosi di Berlusconi, che coinvolgono una giovane ragazza... L'iniziativa è stata denominata "Se non ora quando?", dal titolo di un libro del 1982 di Primo Levi. È stato il suo ultimo lavoro letterario, un romanzo in cui personaggi sono per la maggior parte sopravvissuti ebrei e partigiani negli anni della Shoah che alla fine arrivano in Italia e si preparano a viaggiare in Israele.
Il titolo del libro è, naturalmente, una ben nota massima rabbinica. I meglio scolarizzati tra i manifestanti probabilmente sapevano che era stato citato Primo Levi. Ma che un milione di donne in Italia abbiano marciato sotto uno slogan di Hillel, un saggio ebreo, dimostra che l'Italia ha percorso una lunga strada incorporando elementi culturali (seppur in modo tangenziale) dalla sua comunità ebraica. Questo è quanto c’è di nuovo, anche se non senza ostacoli e tendenze compensative, per la condizione ebraica in Italia sotto la Seconda Repubblica.
Note
[41] This incident was briefly reported by the Milan newspaper Il Giornale on 9 October 2006, in an unsigned piece on p. 9 titled "«La gaffe di Tonino sul «giudeo» dell'Idv»." Italian Jewish websites pointed out that this was Italy's only major newspaper to take notice.
[42] Sergio Minerbi, "Neo Anti-Semitism in Today's Italy," Jewish Political Studies Review, 15, 3-4 (Fall 2003), www.jcpa.org/phas/phas-minerbi-f03.htm.
[43] Paola Coppola, "Negazionismo, coro di sí a Pacifici. Letta: in campo anche il governo," La Repubblica, 16 October 2010. [Italian]
[44] "Gli ultimi vergognosi episodi confermano la necessità e l´urgenza di norme contro questa deriva pericolosa" (Di Pietro as quoted by Coppola).
[45] Paolo Bracalini, "L'uomo di Tonino in Belgio? Fan della jihad contro Israele," Il Giornale, 17 October 2010, 8. [Italian]
[46] "Leonardo Clerici, "Lunico italiano al convegno negazionista di Teheran 2006 Riappare come figura di rilievo nell'Ivd di Di Pietro," Informazione Corretta, 18 October 2010 (reproducing Bracalini's report with a preamble). [Italian]
[47] Goldstaub, La guerra nel Libano, reproduced on p. 55 this cartoon by Forattini from La Stampa of 29 September 1982, along with a cartoon of his from La Stampa of 22 September inspired by the Calvary. It showed Begin, naked and also wearing a kippah, carrying a reversed cross resembling a sword and dripping blood profusely while claiming that he, too, was carrying his own cross.
See Adriana Goldstaub, ed., and Laura Wofsi Rocca, asst., La guerra nel Libano e l'opinione pubblica italiana: confusione - distorsione - pregiudizio - antisemitismo (6 giugno - 8 ottobre 1982). Dossier di documenti (etc.) (Milan: Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, "gennaio 1983 - ristampa - ciclostilato in proprio," originally printed in late 1982) [Italian].
Such 1982 cartoons, of those included in Goldstaub's dossier, that show Begin, all depict him wearing a kippah, except Origone's cartoon about a Final Solution he was supposedly perpetrating. Begin did not usually wear a kippah. It is possible, but unnecessary, that a video clip or photograph of Begin at some religious ceremony inspired one cartoonist to associate the kippah with him, but that fails to explain why all those cartoons displayed such a stable association, even if one assumes that other cartoonists were inspired by the first one.
[48] Historically, Judas Iscariot was sometimes represented as a current local Jewish leader. Wim Klooster notes regarding Dutch America in the late seventeenth century: "As in Suriname, the Jews of Curaçao could count on protection by Dutch officials"; he then gives examples of conflicts between Jews and Christians in Curaçao. One such incident erupted in 1682. Spanish sailors, reportedly in accordance with an old custom, hoisted a dummy to the masthead of their vessel on Maundy Thursday, and put it on fire. The dummy not only represented Judas Iscariot, it was also an effigy of Curaçao's rabbi. The Dutch factor of the slave trade, Balthasar Beck, who apparently greeted the spectacle with approval, was dismissed from the post of captain of the civil guard.
In a note, Klooster explains: "The spectacle has roots in medieval Europe, where Judas was hanged with a money-bag suspended from his neck to personify avarice. All the standard forms of Jewish dress were applied to Judas." These quotations are from pp. 353-354 and p. 365, note 25, in Wim Klooster, "The Jews in Suriname and Curaçao," in Paolo Bernardini and Norman Fiering, eds., The Jews and the Expansion of Europe in the West, 1450-1800, European Expansion and Global Interaction Series, vol. 2 (New York: Berghahn Books, 2001), 351-368, where note 25 cites Lester K. Little, "The Jews in Christian Europe," in Jeremy Cohen, ed., Essential Papers on Judaism and Christianity in Conflict: From Late Antiquity to the Reformation (New York: New York University Press, 1991), 289, 296 (in the latter page's notes).
[49] Antonio Giuliano, "La storia imbavagliata," Avvenire, 18 April 2007. Republished in Informazione Corretta, 18 April 2007, with a preamble and under the title "Storia "imbavagliata"? Il caso Toaff è tutt'altro, ma il quotidiano cattolico da credito al convegno di Moffa, Losurdo e D'Orsi." [Italian]
[50] Ibid., in Informazione Corretta.
[51] Cf., e.g., Ephraim Nissan, "'Questo rito selvaggio': contesto moderno e sfondo antico di un mito infamante antiebraico," in Valerio Marchi, «L'orribile calunnia." Polemiche goriziane sull'omicidio rituale ebraico (1896, 1913) (Udine, Italy: Kappa Vu, 2010), 227-239. [Italian]
[52] The Repubblica dell'Ossola, the partisan republic in the Ossola valley (on the Swiss border), was in existence from 10 September to 22 October 1944, and was ruled by a council comprising all member parties of the Comitato di Liberazione Nazionale. Umberto Terracini, a Jew, held the senior post of secretary. According to Giorgio Bocca's classic history of that republic, there was a Communist in the council who would shout at Terracini to shut up "as you're not even a member of the [Communist] Party," i.e., the party Terracini cofounded in 1921, and from which he had fallen from grace for a while.
[53] For example, in February 2011 the very first article of his listed and downloadable at his website is "Sionismo e genocidio dei palestinesi" (Zionism and Genocide of the Palestinians) at
www.doncurzionitoglia.com/sionismo_e_genocidio_palestinesi.htm. Other works listed include "La Regina Elisabetta contro Roma" (Queen Elizabeth against Rome) and "Giudeo-Protestantesimo anglicano" (Anglican Judeo-Protestantism).
[54] Hosted by Ugo Volli, "In Italia promuovere appelli antinegazionisti è considerato reato?," Informazione Corretta, 2 April 2009. [Italian]
[55] "A quanto pare in Italia promuovere appelli antinegazionisti rischia di essere considerato reato."
[56] Listed at www.doncurzionitoglia.com/MasterMattei-2008-2009.htm.
[57] The early Holocaust denier, Paul Rassinier (1906-1967), had been a leftist, and was deported to Germany by the Nazis. After the war he was a French MP. And yet he became a Holocaust denier. See F. Brayard, Comment l'idée vint à Rassinier. Naissance du révisionnisme (Paris: Fayard, 1996) [French]; Nadine Fresco, Fabrication d'un antisémite, La Librairie du XXIe siècle (Paris: Éditions du Seuil, 1999). [French]
[58] This was the case of an iconic figure of the 2002 anti-Israeli academic boycott campaign, Prof. Mona Baker, a scholar in translation studies at the University of Manchester. She also became involved in an unfortunate incident concerning the Holocaust, even though the British public was not given the following information, which is arguably crucial to gauge where she stands: "Baker struck up an acquaintance with [Holocaust-denier] David Irving, who in December [2002] reported on his web site that she had kindly taken the trouble to alert him to an ad placed by Amazon.com in the Israeli press which might be considered supportive of that terrible country" (Edward Alexander, "The academic boycott of Israel: Back to 1933?," Jerusalem Post, 3 January 2003, B9). A cartoon in The Times Higher Education Supplement portrayed her standing and facing gigantic Israeli tanks, thus arguably using the David and Goliath theme.
[59] Christological references combined with an anti-Jewish stance concerning the Holocaust surfaced in a Moral Maze broadcast on BBC Radio 4, in the words of Prof. Steven Rose, who is a philosopher of biology, a leftist, and the instigator of the academic boycott against Israel, and who is admittedly Jewish. He has long regularly intervened at the weekly panel of Moral Maze, and on a particular week in the mid-2000s, the theme was whether the Jews should forgive Nazi crime. Rose stated that as apparently the Jews killed Jesus, they need forgive Nazi crimes if they are to be forgiven themselves. The moderator was startled and immediately apologized.
[60] The case of Morgantini, who definitely remained a leftist, contrasts with cases in Europe, including Italy, of a radical leftist switching to the radical Right. An example from France is "71-year-old Jewish-born Ginette Skandrani, one of the founders of the Green Party in France, who was thrown out of the party after being accused of Holocaust denial." In 2009 he was a candidate in the European elections for the Anti-Zionist Party of leading comedian Dieudonné M'bala M'bala, who himself "faces legal action under French hate-speech law for a performance last year in which he brought on stage notorious French Holocaust denier Robert Faurisson and awarded him a prize for ‘unrespectability.' The prize was awarded by a performer dressed up as a concentration camp prisoner" (Natasha Lehrer, "Comic seeks anti-Zionist vote," Jewish Chronicle, 2 June 2009).
Another candidate was Alain Soral, an ex-communist who served as an adviser to Le Pen, while global terrorist Carlos issued from prison a campaign endorsement (Benjamin Weinthal, "Terrorist ‘Carlos the Jackal' endorses French Anti-Zionist Party," Jerusalem Post, 4 June 2009).
[61] Italy's radical Right's contribution to antiglobal discourse, and how Jews are portrayed in it, was in 1999 the subject of an article by Francesco Germinario, "Critica del ‘Mondialismo,' stereotipi antisemiti e cospirazionismo storico nella cultura politica del radicalismo di destra," La Rassegna Mensile di Israel, 65, 1 (1999): 115-140. [Italian]
[62] claudiomoffa.it.
[63] Dimitri Buffa, "Il senato accademico sospende il master Mattei negazionista di Moffa," L'Opinione, 16 October 2010. [Italian]
[64] See endnote 43.
[65] "Ma un'opinione non è un reato e le ricerche storiografiche si combattono con altre ricerche, non con le sentenze dei tribunali," quoted from a reply by Sergio Romano to a reader, under the headline "Una legge sul negazionismo non risolve il problema," Il Corriere della Sera, 18 October 2010, 35. This was republished the same day in Informazione Corretta, with an indignant preamble and headlined "Si può definire ‘ricerca storiografica' il negazionismo? Solo Sergio Romano ci riesce." [Italian]
[66] Minerbi, "Neo Anti-Semitism."
[67] In more recent years, Dario Fo's own autobiographical account of his wartime record has entered standard statements of his biographical data. For example: "Born 24 March 1926 at Sangiano (Varese), on Lake Maggiore. 1943, called up by Republic of Salò, Mussolini's puppet Fascist state. 1944, deserts. 1945, student of art and architecture in Milan. 1951, his first monologues broadcast on radio. 1952, theatre debut with monologues." From p. 740 in Joseph Farrell, "Dario Fo (1926-)," in Encyclopedia of Italian Literary Studies (2 vols.), ed. Gaetana Marrone (New York: Routledge, 2007), vol. 1, 738-742.
[68] Whereas some smugglers in the Alps did save Jews, some acted primarily to exact payment, and some misled their clients, leaving them stranded in Italian territory instead of taking them to Switzerland (one such case is related by Aldo Zargani, Per violino solo: La mia infanzia nell'Aldiqua, 1938-1945, Intersezioni series, vol. 144 (Bologna: Il Mulino, 1995). In the tragedy of Ettore Ovazza and his family in Gressoney, in September 1943, a smuggler robbed and killed the son, and denounced (for a prize) the rest of the family to the Nazis, who killed the parents and the daughter, then burnt them in the boiler of the central heating of a school.
During the same month, about fifty Jews were drowned by the Nazis in Lake Maggiore. Meina, the place associated with that event, can be seen from Monte Verità in Ascona, in Swiss territory. In 1993, at a workshop, a Swiss professor fingered Meina, and this writer mentioned to him the drownings. He said in reply that he was sixteen, and a watchman on Monte Verità, and he and the other Swiss men standing guard saw the drownings taking place but could do nothing about it.
[69] Daniele Levi, "Vignette antisemite su Cuore," Bollettino della Comunità Ebraica di Milano, 57, 1 (January 2002): 36. [Italian]
[70] "Guardi, noi si doveva circoncidere il pupo e...," "circoincidenze, eh?"
[71] "Dice a me?" "Beh...," "...legittima difesa?"
[72] InfoSannio, 2 October 2010, http://infosannio.wordpress.com/2010/10/02/la-barzellette-sugli-ebrei-di-silvio-berlusconi [Italian].
Comments at that webpage typically attacked or defended Berlusconi regardless of his joke about the Holocaust, but one reader posted on 4 October this comment: "A very amusing joke, that once again testifies to the great humor of our premier. Silvio, you are great" ("Barzelletta molto divertente che ancora una volta denota il grande spirito umoristico del nostro premier. Sei grande Silvio"). The next reader mentioned that it was not humor, because the Jews certainly were not amused; the next reader praised Berlusconi's sense of humor.
Berlusconi allegedly told that joke on 29 September 2010, but he had also told the same joke in a video clip posted on YouTube, and dated 12 April 2009.
[73] Carlo Alberto Bucci, "Sospeso il prof. che nega l'Olocausto," La Repubblica, 22 November 2008, 18. [Italian] The teacher's denying the Holocaust was to teachers and students.
[74] Before the shifting of emphasis to the Holocaust, the emphasis of memory in Italy was on the Resistance, and racial deportees were rather unglamorous, political deportees glamorous. This is true of Italy, but to some extent even in Israel, where the Holocaust memorial day was officially named after the Shoah (Holocaust) and gvurah (heroism). One in one hundred Italian partisans was Jewish, but only one Italian in one thousand was Jewish. Yet in non-Jewish Italy, memory - especially on the Left - focusing on the Resistance placed Jews on the periphery, and reduced Nazi horrors to an illustration of the evils not only of the radical Right but of the non-Left, the bourgeois class, and politics tout court, to the greater glory of the Left. This exonerated Italy, if converted to the Left, from feelings of guilt, and legitimized a holier-than-thou attitude of the Left even toward the Jews (viewed as bourgeois).
Other aspects of the evolution of memory in Italy are discussed in Manuela Consonni, "A War of Memories: De Felice and His Intervista sul Fascismo," Journal of Modern Jewish Studies, 5, 1 (2006): 43-56.
For how Israel's Shoah Day is celebrated in Israel vs. Italy respectively, see James E. Young, "When a Day Remembers: A Performative History of Yom Ha Shoah," History and Memory, 2 (1990): 54-76; Emanuela Trevisan Semi, "The ‘Symbolic Homeland' in the Jewish Italian Diaspora: The Celebration of Civil Israeli Religion in Italy," Journal of Modern Jewish Studies, 5, 1 (2006): 95-108.
[75] Mauthausen is not usually classed as an extermination camp, which describes those camps with facilities for the mass destruction of (mainly Jewish) lives as they existed at Auschwitz, Sobibor, Treblinka, Majdanek, Chelmno, or Belzec; hence the accurate descriptor is "Nazi concentration camp." The distinction sounds cynical but is in certain ways meaningful. Confusion is made sometimes even by Jews. All the more so, some coarse filmmaker or comedian from the early 1950s, those responsible for the episode under discussion from Totò e le donne, can be expected to have entertained confused ideas.
Note, however, that once the trade union Solidarność arose in Poland in 1980, an Italian state-run television broadcast claimed that "Poland has never been as Catholic as now" - perhaps rather than secular, but one should rather say that it could not be otherwise in percentage, given the destruction of the large Jewish minority and the emigration of most of the remnants ca. 1970. Then when in 1981 General Jaruzelski imprisoned the trade unionists, another television broadcast claimed he sent them to "campi di sterminio" (extermination camps). Either the broadcaster was just ignorant or he was manipulating terminology so as to assimilate Nazi extermination camps to just any concentration camp in which political inmates are merely detained.
[76] On the web in December 2003, a blog of far rightists posted the claim that if that film from the early 1950s could joke about Mauthausen such a short time after the Nuremberg trials, it was evidence that the Holocaust did not actually take place.
[77] Michael Rubin, "Turkey, from Ally to Enemy," Commentary, July/August 2010, 81-86. See also Arturo Marzano, "Arturo Marzano La Seconda Intifada nella stampa italiana: La crisi della Basilica della Natività a Betlemme," www.storicamente.com/07_dossier/antisemitismo/marzano.htm, part of the del Dossier Antisemitismo e chiesa cattolica in Italia (XIX-XXI sec.), ed. Cristiana Facchini, at the online journal Storicamente: Laboratorio di Storia, vol. 7 (2011), art. 11 (Bologna: Dipartimento di Discipline Storiche, Antropologiche e Geografiche, University of Bologna) [Italian].
Notoriously, Giorgio Forattini published in the respected Turin newspaper La Stampa a cartoon in which Jesus, in the crib in Bethlehem, stares at a tank with a Star of David, wondering whether "they" are going to crucify him again. That cartoon drew a forceful protest from Amost Luzzatto, president of the Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, and the newspaper editor apologized. In another cartoon Forattini showed Pope John Paul II being crucified, and trying to defend himself from the charge of anti-Semitism. This was, to say the least, awkward, but Forattini nonetheless pursued his theme of a new crucifixion.
[78] Sergio Minerbi, "Il Vaticano e i quaranta giorni della Basilica della Natività," Nuova Storia Contemporanea, 7, 1 (2002): 131-144. [Italian]
[79] "esercito europeo / in terra santa / contro l'olocausto palestinese."
[80] Cecilia Gentile, "Toaff: Dissi a Pertini: non venga in sinagoga," La Repubblica, 8 October 2007, 16 [Italian]. Rabbi Toaff threatened the community that should anybody shout against Pertini, he, Toaff, would resign. Nirenstein states: "President Sandro Pertini, a socialist who had also condemned Israel, embracing the Palestinian cause, needed the intervention of Prime Minister Giovanni Spadolini of the small Republican Party to be permitted to attend" (Nirenstein, "Cynical Use of Israel").
[81] Giovanni Spadolini, like his party, usually was pro-Israeli. As premier he refused to receive Arafat during the latter's visit in 1982, when the who's who of Italy's inner circles of power were queueing to meet him. Also while premier, however, Spadolini participated in the funeral of a PLO representative who had been shot dead, accompanying his remains to the Verano cemetery amid an outcry blaming Israel (the culprit for the shooting is at present known to have been different). A sinister side to the usually pro-British Spadolini's performance as prime minister was his openly taking Argentina's General Galtieri's side when he invaded the Falklands; Spadolini gave as reason Italy's blood ties to Argentina. This was not the first instance of Spadolini's changing politics: to his credit, he was Italy's only prominent politician to admit to, and apologize for, his Fascist youth.
In 1982 Spadolini was appointed premier even though he was not from the relative majority party, the Christian Democrats. The initiative of departing from custom in that appointment was taken by President Pertini, and the coalition party agreed and imposed this on the Christian Democrats. Arguably, for Pertini appointing Spadolini was a stepping stone toward his successor, Bettino Craxi, the leader of Pertini's own party. This was the most conspicuous instance of Pertini's tweaking the rules, a tendency that goes some way in explaining his quite unfortunate role in Italy's Jews' predicament in 1982. Pertini cultivated an image as a maverick that greatly endeared him to the public.
[82] Adriana Goldstaub, La guerra nel Libano (see endnote 31 above). There are no transcripts of broadcasts in Goldstaub's dossier, except when they appeared in a newspaper. Yet broadcasts were more devastating - and often with little relation to what was happening on the ground - than the periodical press. Even cultural or entertainment programming was affected, as some broadcasters felt free to vent anti-Jewish prejudice (with no relation to the Near East), or nostalgia for Nazi Germany, either allusively or overtly. The famous compère Enzo Tortora introduced a Hitler impersonator shouting "Here is our friend!," and repeated it until his audience clapped. It happened to be the time when Hitler's fake diaries were announced.
[83] Anthropologist Alfonso M. Di Nola, who researched anti-Semitism in Italy (Di Nola, Antisemitismo), contributed a brief text as a panelist to an international forum, concerning attitudes in Italy during the 1982 Lebanon war (Di Nola, Panelist's contribution to "Antisemitism Today," Patterns of Prejudice, 16, 4 [October 1982]: 3-53). Di Nola's more detailed analysis, "Deviazioni del linguaggio: un'analisi antropologica," within Goldstaub's La guerra nel Libano (60-63), distinguishes between problematic responses coming from secularists and committed Catholics who were left-wingers.
The newspapers in Goldstaub's dossier also include the Vatican's Osservatore Romano. ncluded as well is the priest-celebrity Gianni Baget Bozzo, "L'ebraismo tra profezia e storia," Il Manifesto, 25 August 2010, 1-2, with a critical letter by a group of Roman Jewish students, and Baget Bozzo's rejoinder, "Ebrei e violenza, parola e storia," Il Manifesto, 14 September 1982 [Italian]. The former appears on p. 71 and the latter (the students' protest and the rejoinder) on p. 74 in Goldstaub. The newspaper is of the radical Left.
Baget Bozzo's argument is now global; as Anthony Julius, in Trials of the Diaspora: A History of Anti-Semitism in England (Oxford: Oxford University Press, 2010), notes: "It is now commonly suggested that Judaism, or in another formulation, the Old Testament, is at the root of Zionist criminality" (518-519). Julius quotes several examples and then argues that this "dehistoricizes the Hebrew Scriptures" (519) and so forth.
If Baget Bozzo, in 1982, was attacking Jewish civilization - in some of the newspaper clips in the dossier, biblical violence was the frame of reference - then after the Twin Towers calamity Baget Bozzo publicly criticized the Pope for trying to have good relations with Muslims, and evoked Muslim enmity to Christians over the ages (but not Christians' persecutions of Muslims). By the 1980s Italians' perceptions of Muslims took a turn for the worse as poor immigrants started flocking to the country. Subsequently, however, some degree of acceptance of multiculturalism developed.
[84] Alberto Arbasino, "Tutti zitti i letterati," La Repubblica, 15 October 1982 [Italian] [also in Goldstaub, La guerra nel Libano, 85] - thus in the very newspaper that, with its drive for "disassociation" signatures from Jews, was leading the hate campaign. Arbasino denounced the current "climate" of overt anti-Jewish hatred, which he likened to the climate ("si era creato un clima") he witnessed as a child in the little town of Voghera in 1940, right after Italy's backstabbing attack on France when the latter was on its knees before the incoming Nazi troops. The two old, poor, lonely foreigners in town, an Armenian pediatrician and a French teacher of French, had become the target for the xenophobia whipped up by the regime, and branded by children as spies. The father of a girl she was tutoring lashed out at the French lady, then aged seventy: "France will get what she deserves," and read to her passages from Mussolini's speeches.
[85] "Beirut / soluzione finale / La Bibbia dell'orrore."