Carolina Delburgo, Come ladri nella notte 14/03/2011
Come ladri nella notte Carolina Delburgo Clueb Euro 32
Ci sono libri che non scalano le vette editoriali, libri che non sono il risultato di perfette operazioni commerciali, ma proprio per questo ancor più preziosi perché capaci di suscitare emozioni profonde e durature che rimangono dentro. In un tempo smarrito di spreco di parole ci sono libri “custodia” che hanno il compito imprescindibile di tramandare la memoria che “è come una goccia d’olio buttata nell’acqua, può scomparire per un istante ma poi se ne torna su, galleggia come uno sguardo su ciò che è stato”. Fra queste opere imperdibili si colloca senz’altro il memoir di Carolina Delburgo “Come ladri nella notte” edito da Clueb. Con prosa scorrevole, senza indulgere in leziosità letterarie, l’autrice ci conduce nel viaggio affascinante alla scoperta delle radici della sua famiglia partendo dalla cittadina di Janina in Grecia dove nel 1900 nasce la nonna paterna Simha. Ma è al Cairo in Egitto, dove Simha si trasferisce con la sorella, che si snoda una delle parti più interessanti del libro per la straordinaria capacità dell’autrice di conciliare i momenti storici più salienti con le vicissitudini che animano e movimentano la vita della sua famiglia. Dal matrimonio di Simha con David Del Burgo appartenente ad una prestigiosa e ricca famiglia del Cairo nascono tre bellissimi bambini: Raphael, Miriam e Léon che crescono con molti sacrifici, dopo la morte del padre, nel quartiere ebraico “ Hart El Yahoudi”; bellissime sono le pagine che descrivono la vita quotidiana, i giochi, i bisticci e gli svaghi dei bambini che si ritrovano per strada a giocare tutti assieme alla “gara degli aquiloni”. Parallelamente si snoda la storia della famiglia materna che vede nascere dall’unione di Léon Cohen e Carolina Shalom ben sette figli fra i quali le adorate zie dell’autrice, Sara, Allegra, Ester e la mamma Annette. Colpisce la delicatezza e la sensibilità con le quali la scrittrice delinea i caratteri così diversi delle zie e le avversità che hanno caratterizzato la loro vita: il tutto non disgiunto da uno sguardo attento ai mutamenti storici che di lì a poco si sarebbero verificati e che avrebbero cambiato le sorti delle loro esistenze. Dopo una corte assidua Léon Del Burgo sposa il 21 marzo 1943 Annette Cohen e Carolina che nasce due anni dopo è il primo frutto di quell’unione d’amore, cui seguirà dieci anni dopo l’adorato fratello David. Carolina cresce in una casa piena d’amore nella quale grazie alla generosità del padre vivono anche le zie Sara, Ester, Allegra e il cuginetto Isaac che non ha mai conosciuto il papà, morto in un terribile incidente. Pur essendo una famiglia ebrea i bambini frequentano le scuole dei frati e delle suore, “le scuole buone”, anche perché i Del Burgo sono una famiglia aperta nella quale non si fanno differenze fra cristiani, ebrei, musulmani o copti e i bambini ricevono un’educazione cosmopolita, senza distinzione di colore, di razza o di religione. In effetti l’Egitto della prima metà del Novecento, così mirabilmente ritratto dall’autrice, è un ambiente straordinario, un paese colorato e cangiante come può esserlo un caleidoscopio che all’epoca vantava quarantaquattro comunità nazionali e ventuno confessioni religiose. Dopo il colpo di stato militare del 1952 e l’ascesa al potere di Gamal Abdel Nasser la situazione muta per le famiglie ebree e precipita in modo drammatico nel luglio del 1956 quando Nasser nazionalizza il canale di Suez e organizza attacchi terroristici contro Israele. La reazione dello Stato ebraico non si fa attendere e il 29 ottobre le truppe israeliane attaccano l’Egitto e occupano il Sinai. La situazione diventa insostenibile dopo una perquisizione di ufficiali egiziani allorché il papà di Carolina e la zia Sara vengono fatti sparire nel nulla. Il colloquio di Annette con il console italiano accresce vieppiù le preoccupazioni della famiglia Del Burgo: il presidente Nasser ha infatti deciso di espellere tutte le famiglie ebree europee, cominciando dalle inglesi, dalle francesi e da quelle italiane. A questo punto, in gran segreto e con la massima discrezione, viene organizzata la fuga: “…dovevamo partire dall’Egitto così, come ladri…nella notte, perché il giorno dopo, nessuno avrebbe dovuto trovarci a casa, né avrebbe dovuto sapere dove eravamo finiti. In due parole: dovevamo scomparire, in silenzio, come ladri nella notte”. Quello che attende la giovane Annette e i suoi due figlioletti è un viaggio straziante per ciò che si lasciano alle spalle, faticoso e umiliante per le provocazioni che fino all’ultimo dovranno subire dai funzionari egiziani. Ma l’istante che precede la partenza della nave greca Achylleos alla volta dell’Italia con il lunghissimo suono della sirena che squarcia l’aria e zittisce tutti i passeggeri è un pezzetto di storia prezioso e indimenticabile per l’autrice ma anche per il lettore: è una pagina di struggente emozione la cui intensità si percepisce con forza rendendo eterno quel momento nel cuore e nella mente di chi legge. Il viaggio che l’autrice compie per raggiungere l’Italia è anche un travagliato percorso verso l’acquisizione di una maturità indispensabile per affrontare ciò che l’attende, ma che non le risparmia momenti di acuta sofferenza e la presa di coscienza che la sua famiglia ora ha bisogno anche del suo aiuto perché è stata costretta ad abbandonare tutto quanto possedeva in quella patria che non rivedranno più. Le pagine che seguono sono un crescendo di emozioni intense, di attese incessanti, di istanti di felicità come il ricongiungimento prima con il padre sulla nave e poi con le adorate zie a Napoli, ma anche di dolorosi lutti e momenti di estrema difficoltà economica ed emotiva che Carolina riesce a superare con la forza e la determinazione che sono peculiari della sua personalità. Ci accomiatiamo dall’autrice con gratitudine per le pagine intense che ci ha regalato osservandola al termine di questa avventura umana nel suo ruolo di moglie, di madre e infine di nonna di due meravigliosi nipotini che vivono in Israele con la figlia Danielle: un dono prezioso che sfida il trascorrere del tempo. In questo libro, tradotto anche in inglese con il titolo “Like thieves in the night...” e arricchito nella seconda edizione dalla prefazione di Magdi Cristiano Allam, Carolina Delburgo immette la vibrazione di una profonda carica umana fatta di esperienze personali e familiari che trovano una collocazione naturale in un quadro storico più ampio: è un’opera che si legge con rispetto, che induce a riflettere offrendoci una lente speciale per guardare il mondo e noi stessi.