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Informazione Corretta Rassegna Stampa
14.03.2011 Il paradosso dell'esperienza ebraica italiana dal 1990 al 2010 - Prima parte
di Ephraim Nissan

Testata: Informazione Corretta
Data: 14 marzo 2011
Pagina: 1
Autore: Ephraim Nissan
Titolo: «Il paradosso dell'esperienza ebraica italiana dal 1990 al 2010»

Il paradosso dell'esperienza ebraica italiana dal 1990 al 2010 - Prima parte
di Ephraim Nissan
(Traduzione di Piera Prister)

domani la seconda parte, conclusiva.

 

C’e’ un paradosso nell’esperienza ebraica in Italia negli anni 2000. Dal 1945 gli ebrei sono più che mai integrati, e la legittimità di Israele e stata ristabilita negli ambienti più importanti, dopo la delegittimazione sistematica operata dalla fine degli anni settanta agli anni ottanta, da parte dei comunisti, dei socialisti e dai mezzi di comunicazione vicini alla Democrazia Cristiana, fino al punto più basso raggiunto nella seconda meta’ del 1982. La disponibilità della rete Internet e la consapevolezza di non voler più subire la situazione passivamente, hanno dato voce ad alcuni individui e ad alcune organizzazioni dell’ebraismo italiano, che parlano ora liberamente, con durezza e risentimento, in un modo che era finora impensabile.
-Malgrado l’evidente e crescente accettazione degli ebrei in Italia, espressioni sporadiche di antisemitismo diretto ed incontrovertibile continuano ad aver luogo anche nei circoli del potere, persino ai livelli più alti. Negli ultimi venti anni l’estrema destra e l’estrema sinistra si sono ricongiunte nelle loro espressioni anti israeliane ed a volte antisemitiche. E’ stato persino tollerato, da parte di elementi della sinistra, il negazionismo della Shoah tipico dell’ estrema destra.
-La risposta sostanzialmente anti-israeliana ed antisemitica dell’Italia alla guerra del Libano nel 1982 coinvolse aspetti sia globali che locali, e ha plasmato in parte le diverse forme di risposta al problema medio orientale e agli interessi ebraici, da una parte importante dei mezzi di comunicazione italiani e dell’opinione pubblica.

Malgrado il persistere degli atteggiamenti ostili verso gli ebrei e verso Israele da parte di alcuni gruppi e, nonostante la continua metamorfosi e ripetizione dei medesimi, ci sono pur sempre continue espressioni di simpatia da parte di persone d’estrazione più diversa. E sin dalla fine della prima Repubblica, alcuni politici riescono ad esprimersi liberamente in tal senso.

Una panoramica  dei cambiamenti avvenuti sotto la seconda repubblica

La Repubblica italiana dopo la vittoria elettorale democristiana del 1948, non integrò gli ebrei nella vita nazionale, nella misura in cui lo erano già stati precedentemente nell’Italia liberale pre-fascista, che veniva anche allora attaccata dagli ambienti clericali, con il pretesto della promozione degli ebrei e della loro integrazione.[1]
Per giunta, la reintegrazione degli ebrei nei posti di lavoro che avevano perso durante le Leggi Razziali del 1938, fu lenta, graduale ed incompleta, in contrasto con la pronta amnistia dei crimini fascisti.
E’ incontestabile che gli ebrei abbiano avuto riconoscimenti, negli anni 2000, quali non se ne riscontravano dal 1945. Per giunta Israele è stata di nuovo legittimata nella vita politica e nei mezzi di comunicazione. Importanti gruppi politici e molti giornali sono ora relativamente favorevoli ad Israele. 
Ciò contrasta nettamente con la triste situazione che si è verificata dal 1973 [2] fino alla fine della prima Repubblica nei primi anni novanta. Nel 1991, sotto la guida di Achille Occhetto, il partito comunista italiano si trasformò e cambiò nome. La sinistra comunista non si allineò ed organizzò un nuovo partito, della Rifondazione Comunista.
Negli anni 1992 e 1993 i magistrati milanesi, tra i quali nessuno era tanto visibile sui mezzi di comunicazione, quanto lo era Antonio Di Pietro, insieme ad altri magistrati in altre città,  istruirono un’ampia gamma di cause contro la corruzione di politici della democrazia cristiana e del socialismo di Craxi, sicché ambedue i partiti si sciolsero nel 1994.
 
Occhetto aprì il Partito Democratico della Sinistra, in cui erano confluiti anche molti socialisti, con un atteggiamento più positivo verso Israele [3], , ma sotto la guida di D’Alema, il successore di Occhetto dal 1994, gli ex comunisti si richiusero nella loro linea anti israeliana [4], sulla base della loro tradizione e delle vedute personali di D’Alema.
 
Trincerandosi dietro le critiche espresse apertamente [5] in alcuni ambienti dell’ebraismo italiano e da alcuni storici, sulla situazione fino alla fine degli anni ottanta, e sulla base della persistenza nel presente dei vecchi atteggiamenti, D’Alema insieme a tanti altri, con pose melodrammatiche, si allineava su vecchie politiche di equidistanza della democrazia cristiana nel Medio Oriente, scordandosi del reale contesto, e del cambiamento operato dal Vaticano a seguito del riconoscimento di Israele, il che rendeva l’ostilità clericale meno credibile [6].
 
I democristiani si attenevano ai loro pregiudizi religiosi, agli interessi che credevano di trovare nel Medio Oriente, per altro diversi da quelli dei comunisti, e alle loro eredità storiche: il partito clericale era stato ferocemente antisionista e antiebraico, ben prima che i fascisti si allineassero alle loro posizioni. Non sorprende quindi che D’Alema si scordasse delle ragioni del passato, e che Bobo Craxi, figlio dell’ormai defunto Bettino Craxi, assumesse atteggiamenti aggressivi a seguito della presunta uccisione volontaria da parte di Israele di un soldato italiano durante la guerra del Libano del 2006.
Per altro l’aderenza al pensiero razionale non e’ stato un punto di forza nella storia [7] dell’Italia moderna, tra i gruppi clericali, poi tra i fascisti, infine nella sinistra e nella destra in epoca repubblicana. Il riavvicinamento tra democristiani e comunisti alla fine degli anni settanta portò ad evocazioni di matrice cristologica in sostituzione ad ogni logica, volte a criticare i presunti atteggiamenti di Israele e ad avallare i suoi più violenti nemici.
Per altro va detto che un altro ex comunista, l’attuale presidente Giorgio Napolitano, per contrapporsi a D’Alema, ha espresso meglio di qualunque altro presidente italiano, le sue vedute a favore di Israele, prima di partire in visita per Israele, ricordando che l’anti-sionismo e molto legato all’anti-semitismo, e che l’anti-sionismo non e altro che una nuova forma di anti-semitismo [8].
La consapevolezza della grande importanza della Shoah è cresciuta in Italia, quando è stata celebrata per la prima volta la Giornata della Memoria nel 2001. Sotto la prima Repubblica, gli ebrei italiani tendevano ad accettare la visione dominante, sostanzialmente auto-assolutoria per l’Italia, focalizzata sulla Resistenza e sul martirio dei deportati politici, che permetteva al più un tentativo di equiparazione dei deportati razziali ai partigiani e ai deportati politici. Ora pero la Shoah ha una posizione preminente rispetto alla Resistenza. Oramai il mito degli italiani “brava gente”, si e’ dimostrato inconsistente, a seguito delle posizioni di molti storici anche non ebrei.
Durante le celebrazioni milanesi del 25 Aprile, il giorno della Liberazione, gli ebrei che portano la bandiera della Brigata Ebraica [9], sono sempre insultati dai militanti di estrema sinistra, e apostrofati come assassini, al pari degli Americani. La visione della Stella di Davide spinge alcuni militanti ad una ferma reazione, che si sovrappone sulle celebrazioni.
Per altro il comportamento di uno dei presidenti italiani più amati, Sandro Pertini, un socialista, durante la crisi traumatica dei rapporti tra ebrei e gentili del 1982, meglio descritta in seguito, ruppe irrimediabilmente il legame tra gli ebrei italiani ed i protagonisti della Resistenza, e forse anche i rapporti con la retorica della Resistenza italiana [10].
Alla fine degli anni duemila, un libro promosso dalla Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, per preservare la memoria degli ebrei romani sopravvissuti, additò al generale ludibrio niente meno che il comandante in capo della Resistenza italiana, Ferruccio Parri, il primo ministro italiano dal giugno al novembre del 1945, il primo della Repubblica. Subito dopo era stato estromesso dalla vita politica, ed era sopravissuto in una povertà dignitosa, finché fu nominato senatore a vita nel 1963, preservando la sua immagine di politico, così vulnerabile per coloro che rimangono nella attività politica. Ma si scopre ora che costui [11] non aveva neanche ritenuto di dover rispondere alla richiesta di rassicurazione avanzata dalla Unione delle Comunità Ebraiche Italiane di ottenere la restituzione dei beni e degli impieghi dai quali erano stati estromessi gli ebrei a seguito delle leggi razziali del 1938. Questo e’ un esempio dell’attuale paradosso e del risentimento ascoltato negli ambienti ebraici, sugli eventi della prima e della seconda Repubblica, che gli ebrei, provvisti ora dell’accesso all’internet, e di siti collegati ad alcune istituzioni, non sono più disposti a sottacere, come era avvenuto sotto la prima Repubblica.
Le distinzioni tra la destra moderata ed i neo fascisti esterni all’Arco Costituzionale [12] ben nette sotto la prima Repubblica si sono sostanzialmente modificate sotto la seconda Repubblica, e le espressioni di palese odio antisemita sono diventate ora più accettabili da una parte della sinistra.
Il partito di riferimento della destra è laico e comunque non coinvolto su tematiche religiose, mentre nella prima Repubblica il partito di riferimento era la Democrazia Cristiana. Questa evoluzione è stata positiva per gli ebrei italiani. Nella prima Repubblica un ebreo non si sarebbe potuto avvicinare al partito e ancor meno avrebbe potuto iscrivercisi. Al più si sarebbe potuto avvicinare ad una persona vicina al partito, al fine di ottenerne un appoggio. Avrebbe potuto iscriversi ad un partito della sinistra, pagando un prezzo alto a fronte dell’atteggiamento generale contro Israele e del risentimento che ciò suscito’ contro tanti ebrei comunisti dell’epoca. In generale pero’ gli ebrei sotto la prima Repubblica appoggiavano i piccoli partiti laici del centro, specie i repubblicani [13] che traevano il loro potere dalla partecipazione a delle coalizioni di governo.
L’ascesa di Berlusconi ha creato le premesse alla rilegittimazione di Israele nei circoli del potere. Egli ammise di avere regalato grosse somme di denaro a Yasser Arafat [14] su richiesta di Craxi, quando lo appoggiava. Il rapporto benevolo con Israele e la sua causa si è sviluppato sin dall’inizio e si mantenuto negli anni malgrado le sue manifestazioni di affetto per il suo ospite ricorrente, Muammar Gheddafi [15].
Berlusconi stesso ha rilevato che gli occhi gli si aprirono quando visitò Yad Vashem, il museo della Shoah a Gerusalemme. Un evento parallelo si verificò con Giscard d’Estaing, l’ex presidente francese, che raccontò, a causa della sua educazione, e dell’atteggiamento diffuso nel suo ambiente, di non aver amato Israele. Ammise per altro di aver poi cambiato atteggiamento nel corso di una visita in Israele, che oltretutto trovava cosi simile alla Costa Azzurra.
Comunque un evento scandaloso dell’autunno del 2010 mostra che il reale atteggiamento di Berlusconi verso gli ebrei e la Shoah e’ comunque ambivalente. La focalizzazione dei mezzi di comunicazione sugli atteggiamenti pittoreschi, non sminuiscono l’efficacia della sua proposta presso l’elettorato che cerca un’alternativa alla sinistra. Inoltre, questo è in qualche modo per molti Italiani e per molti ebrei in particolare che sostengono Berlusconi contro la Sinistra, nonostante le sue gaffe clamorose, una specie di schiaffo per la Sinistra, e’ un’occasione per inviare un chiaro messaggio a D’Alema e a tutta la sinistra che persino in questa situazione, Berlusconi è meno peggio di quanto questi propongano per il consumo dell’elettorato ebraico e delle sue sensibilità.

Gli incidenti dopo l’autunno del 2010

Alla fine del 2010 Berlusconi ha creato le premesse per due scandali che hanno irritato gli ebrei italiani ed anche molti gentili. Berlusconi avrebbe dichiarato, in occasione del suo ultimo compleanno, ad alcuni simpatizzanti:
Un ebreo dice ad un suo parente:
Al tempo dei campi di sterminio, un nostro correligionario in visita ci chiese di nasconderlo. Lo abbiamo nascosto in soffitta, e ci siamo fatti pagare una diaria.
A quanto ammonta il valore nella valuta di oggi?
Tremila Euro
Al mese?
No, al giorno
Mi sembra una cifra proprio interessante!
Siamo ebrei, non è vero! E lui ci ha pagato perche’ aveva i soldi, e quindi che c’è di male?
Vorrei porti una domanda pero’. Credo che dovremmo dirgli che Hitler è morto e che la guerra è finita?[16]
 
Il 3 ottobre 2010, il presidente della Unione delle Comunità Ebraica, Renzo Gattegna, ha rivelato che Giuseppe Ciarrapico, un piccolo editore del centro Italia e senatore del partito di centro destra di maggioranza, aveva proferito una gamma di espressioni a sfondo antisemita contro Fini, il presidente della camera, un ex fascista che aveva ritenuto di chiedere in Israele il perdono degli ebrei per i crimini del fascismo, e che stava organizzando una secessione dal partito di Berlusconi, con l’intento di metterlo in minoranza. Con un tono deferenziale nei confronti del capo del governo, Ciarrapico lo criticò per l’eccessiva benevolenza nei confronti di Fini e del suo seguito, e prosegui’ dicendo che ora che Fini doveva organizzare il suo proprio partito, si doveva accertare se avesse già ordinato delle kippah, dato che chi tradisce una volta tradirà sempre.[17]
Questo non e’ l’unico caso di espressioni offensive nei confronti degli ebrei nella seconda Repubblica, e di assimilazione del tradimento di un gentile alla figura di Giuda Iscariota [18]
A tal riguardo riferiamo l’interpretazione insolita di un lettore de Il Giornale, di Milano [19], che si firma “wizardofoz” sulla vicenda di Ciarrapico, che rileva la strumentalizzazione, da parte di Fini, della sua richiesta di perdono, e anche della kippah, visto che non c’e’ stata certo una catarsi da parte di Fini.
Ma poi, è ben peggiore il caso di Di Pietro,  e delle sue sordide esternazioni, da portare in tribunale se ci fossero dei giudici veri [20].
Certo vi sono tante interpretazioni assolutorie di qualcosa che gli ebrei hanno percepito come un insulto, anche a seguito della vignetta sulla cosiddetta “Fiamma Frankestein” nel marzo 2008, che mostra la parlamentare e giornalista ebrea Fiamma Nirenstein come un Frankestein in gonnella con tanto di insegne fasciste abbinate alla Stella di Davide. La vignetta ricalca l’idea degli ebrei non morti, e il mito del vampirismo ebraico [21], vissuto nell’immaginario anti-semita, che non riscuote alcuna critica sulla rete web in Italia, perfettamente in linea con l’osservazione [22] di Nirenstein sulla tendenza auto-assolutoria dell’Italia.
Su Il Corriere della Sera del 30 settembre, il cronista fa riferimento [23] all’indignazione espressa quando fu proferita l’espressione offensiva da parte di Ciarrapico da parte di senatori ebrei appartenenti ad ambedue gli schieramenti politici, sia da Nirenstein che da Emanuele Fiano, ora nel partito Democratico della Sinistra, che l’autore ricorda in gioventù quando militava a Milano nello Hashomer Hatzair, il movimento sionista e socialista.
Per altro Il Corriere della Sera riferisce nel medesimo rapporto, che Ciarrapico avrebbe detto che non c’era stato alcuna intento antisemita [24], e Berlusconi avrebbe aggiunto che “che per tutta la sua vita egli è stato un amico di Israele [25] e che si sente anche lui un israeliano”. [26].
In un successivo articolo del 4 ottobre 2010 (già eletto con 348,000 voti), Ciarrapico avrebbe dichiarato di aver pubblicato una biografia del Prenio Nobel per la Pace, Menachem Begin ed un libro sulla Haganah, oltre ad aver partecipato con la sua famiglia a nascondere una famiglia ebraica a Roma dal marzo 1944 all’arrivo delle truppe americane [27]. Ed aggiunse di aver portato anche lui la kippah quando vistò Yad Vashem qualche anno fa. [28].
Giulio Meotti, l’autore  di A New Shoah: The Untold Story of Israel's Victims of Terrorism,[29] inizia un’opinione su Il Foglio [30] ricordando un parlamentare neofascista, Giulio Caradonna, il primo che visito’ Yad Vashem dopo la guerra del 1973, e vi depositò una corona, negli stessi anni quando la sinistra italiana manifestava in piazza contro Israele, che difese il sionismo “nato dalla reazione di difesa dalle persecuzioni etniche e religiose contro una minoranza che deve ancora difendersi per poter sopravvivere. Pochi giorni addietro, un altro membro del medesimo parlamento, Ciarrapico appunto, ha fatto un torto a Caradonna [31] esprimendo confusamente espressioni di auto-stima, di meschina malizia morale, mostrando di essere un relitto della destra. In altre parole, l’incidente di Ciarrapico indica, secondo Meotti un’incongruenza nell’apparente ripensamento di alcuni neofascisti tra i quali Caradonna, Fini ed il suo seguito, e nella buona impressione che hanno creato.
Per altro Gattegna, per conto delle organizzazione ebraiche italiane, ha mostrato chiaramente di non credere che gli altri senatori italiani avessero idee diverse da quelle di Ciarrapico, contrariamente a quanto e’ scritto su Il Corriere della Sera del 30 settembre 2010 nel titolo. Gli ebrei italiani per altro furono delusi, irritati, sconfortati ma non sorpresi dalle parole di Ciarrapico, perche tutti sapevano come la pensasse realmente sugli ebrei, coerentemente con la sua mentalità e la sua formazione. Lo sconforto nasce chiaramente dal sostanziale consenso degli altri senatori, dal plauso all’affermazione politicamente scorretta di chi ha avuto il coraggio di dire quel che pensa insultando gli ebrei.  Nessuno dei presenti nell’aula del Senato ha ritenuto di dover preservare la dignità e l’onore del Senato, di reagire con un po’ di sensibilità e di intelligenza. Al silenzio di chi presiedeva la seduta, si aggiunge l’auto-assoluzione del primo ministro che non ha fatto neanche cenno di aver notato cosa avesse detto Ciarrapico, e si è limitato a ribadire la sua amicizia per Israele, così mostrando di non capire la differenza tra le due entità distinte ]32].
Va comunque ribadito anche che nella seconda Repubblica gli ebrei italiani, per molti aspetti sono integrati meglio che nella prima Repubblica. Va quindi chiarito perché avvengano incidenti del genere, nelle sfere del potere, tenendo conto delle complessità della storia italiana negli ultimi decenni. E va ricordato che in genere l’Italia ha un atteggiamento migliore verso gli ebrei. Il sottoscritto è vissuto in Inghilterra ed in Italia, e può attestare una maggiore libertà di espressione degli ebrei in Italia.
In molti ambienti in Italia c’è simpatia per gli ebrei, e persino per Israele. Per esempio, durante la guerra di Gaza, molti parlamentari parteciparono ad una manifestazione organizzata da Nirenstein, che ha un ruolo importante nel definire la politica estera del governo Berlusconi.
Va anche detto che il mensile Pagine Ebraiche è diffuso anche fuori dalla comunità ebraica. Negli ambienti più colti c’è anche interesse per la letteratura ebraica, o legata ad un contesto ebraico. E va ricordato che l’ultima generazione di storici italiani sta effettuando studi sull’antisemitismo, ben più aperti di quanto non fossero le due precedenti.

"Vi abbiamo venduti": 2010 necrologio di Prister per l'ex Presidente Cossiga, sua ammissione agli ebrei e scomode rivelazioni sull'esplosione di Bologna 1980

Il 3 ottobre 2010, su Informazione Corretta, un osservatorio giornalistico  online che riguarda l’ebraismo italiano e Israele, Piera Prister (una collaboratrice al sito) ha pubblicato un necrologio in memoria di Francesco Cossiga, presidente italiano negli anni 1985-1992, dopo Sandro Pertini. Cossiga, che fu ministro dell'Interno durante il rapimento dell'ex primo ministro democristiano Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse nel 1978, si dimise dopo che quest'ultimo fu ucciso dai suoi rapitori. I media intuirono subito che questo avrebbe fatto di Cossiga un candidato presidenziale. Una volta diventato Presidente, Cossiga incominciò a esprimere opinioni irriverenti che quasi tutti trovarono inappropriate alla gravitas tradizionalmente associata alla presidenza. Forse Cossiga cercava di dimostrare il punto che, proprio come Pertini se l’era cavata con il suo fare anticonformista, così lui stesso si sentiva legittimato ad esternare uno stile in contrasto con la sua carica presidenziale. In ogni caso, Cossiga finì con il dimettersi in modo polemico. Successivamente, Cossiga a volte espresse opinioni controcorrente, ma mai come quando accusò FPLP, il Fronte popolare per la Liberazione della Palestina,  di George Habash, delle bombe alla stazione di Bologna.[33]  Alla fine riuscì a convincere l’allora rappresentante di FPLP in Italia a fare ammissioni compromettenti. Il 2 agosto 1980 fu piazzata una bomba nella stazione ferroviaria di Bologna; ottantacinque persone morirono. Il caso di Bologna fu gestito male dalla sinistra (e dalle autorità), proprio come l'inchiesta  sulla strage di piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969 fu altrettanto gestita male dalla Destra (e dalle autorita’)[34].
Dopo la strage di Bologna, il sindaco comunista, Renato Zangheri subito e pubblicamente chiese a Yasser Arafat di fare il nome dei colpevoli. Arafat rispose accusando i cristiani libanesi e Israele. Incredibilmente, fu eseguito un arresto in conformità alle accuse. Il ruolo attribuito ad un oracolo e’ più soprannaturale che razionale, indiscutibilmente richiede spiegazioni. Tuttavia la reazione del sindaco Zangheri alla strage nella sua città fu di interpellare Arafat…
Sorprendentemente, la bravata delle pubbliche relazioni di Zangheri con Arafat,  nell’agosto 1980 subito dopo il massacro, ebbe un impatto sull'inchiesta. La risposta sibillina che quelli erano i colpevoli, fu seguita per un istante. Gli eventi che riguardavano Arafat non di rado erano stati trattati dai media italiani come qualcosa di religioso. Ci fu connivenza tra i democristiani di sinistra, i comunisti e infine, i socialisti di Craxi con l’adozione di una retorica carica di connotazioni religiose, quando si trattava del vicino Oriente, con l’uso di argomenti marxisti contro Israele di cui erano già stati portavoce i comunisti e l’estrema sinistra, alla fine degli anni’60. .
Durante la guerra degli anni settanta in Libano, un cronista della RAI [35] trasmise, coerentemente con il suo solito atteggiamento vizioso – un’ affermazione da capogiro - che l’autore di questo scritto registrò su un quaderno, non appena fu pronunciata alla radio. Il cronista fece riferimento all'Organizzazione per la Liberazione della Palestina come una fazione in guerra in Libano dicendo che "duemila anni fa morivano sulla Croce, ed ora muoiono brandendo una mitragliatrice."[36]. Doveva essere abbastanza morboso per escogitare tale associazione concettuale. In questo caso la logica e’ che "il nemico del mio nemico è mio amico" e cio’ si applica  qui a due narrazioni con destinazioni diverse ed un avversario comune, appartenente allo stesso gruppo etnico e confessionale. Questa è un’ulteriore dimostrazione che per alcuni osservatori, seguire un conflitto è come partecipare ad una propria guerra, per procura.
Alla fine, i neofascisti Valerio Fioravanti e Francesca Mambro che già scontavano l’ergastolo per altri reati, furono condannati con un altro ergastolo per l’attentato di Bologna. Ancora nella metà del duemila Francesco Cossiga si dichiarò convinto - in linea con una relazione di Gian Paolo Pelizzaro e Lorenzo Matassa, che il terrorista internazionale Carlos con altri terroristi di stanza in Libano fossero colpevoli della strage di Bologna. Questa fu considerata come una vendetta di un socio di Carlos, nato ad Amman, Saleh Abu Anzeh (un residente di Bologna che rappresentava il gruppo FPLP di George Habash in Italia), per l’arresto in Italia in connessione con la vicenda dei missili di Ortona.[37]  Il suo arresto e la sua detenzione avvennero in violazione ad un tacito accordo che le autorità italiane – con il "patto Moro - Giovannone" del 1974, avevano concluso con Arafat – che richiedeva che l’Italia non interferisse con i terroristi mediorientali, così che l'Italia sarebbe stata  lasciata in pace.
Il terrorista tedesco Thomas Kram, membro del gruppo di Carlos, notoriamente si trovava a Bologna il giorno della strage. A seguito dell’arresto di Anzeh di Abu Saleh c'erano state minacce di azioni di vendetta. Le autorità furono successivamente intimidite e vennero bloccate le indagini sul traffico d’armi destinato ai terroristi italiani, e il tutto fu avvolto nel segreto di stato. Va citata tra queste, l'inchiesta del magistrato di Venezia,Carlo Mastelloni nel 1988 e l’'indagine sull'uccisione nel 1984 in Libano, di due giornalisti italiani, Italo Toni e Graziella De Palo, che erano andati lì proprio per indagare sul traffico.[38]
Ma ritorniamo al necrologio di Prister per Cossiga, che ha espresso osservazioni mordaci sulla classe politica della prima Repubblica ed ha dato credito a Cossiga per la sua ammissione agli ebrei: "Vi abbiamo venduti" - riferendosi alla collusione delle autorità con i terroristi che colpirono anche gli ebrei italiani.
Così l’Italia matrigna non si e’ mai sconfessata, da Mussolini ai governi cattocomunisti, e’ sempre ricaduta nello stesso vizio abietto di intendersela con le belve, siano esse state naziste o islamiste, discriminando gli Italiani fra figli e figliastri per farli poi finire poi tutti vittime nelle sue fauci..[39]
Il suo uso del termine cattocomunisti è un po’ diverso dal suo senso originale: "tali devoti cattolici che sono anche comunisti". Invece, lei usa la parola composta come per indicare sia i democristiani (al potere) che i comunisti ( che in pratica appoggiavano le politiche del governo). [40] L’uso di cattocomunisti che ne fa Prister, testimonia come alcune persone ora si sentano a loro agio nell’esprimere pubblicamente sentimenti irati verso quel raggruppamento di uomini di potere, provenienti da un’era politica così screditata. E in questo caso, che cosa quegli uomini di potere condividevano era la loro disponibilità a sacrificare gli ebrei.

Note

[1] Contrast this to Dan V. Segre,  "The Roles of the Jews in Italian Society," interview by Manfred Gerstenfeld, Changing Jewish Communities, 53, 15 February 2010, http://www.jcpa.org/JCPA/Templates/ShowPage.asp?DRIT=4&DBID=1&LNGID=1&TMID=111&FID=623&PID=0&IID=3281&TTL=The_Roles_of_the_Jews_in_Italian_Society. Also see Ephraim Nissan, "Un mistero risolto? Riflessioni in margine a Il serpente biblico di Valerio Marchi," Rassegna Mensile di Israel, 74, 1-2 (2008 [2010]): 95-124. [Italian]
[2] Antisemitism proper in Italy up to 1973 is the subject of Alfonso M. Di Nola, Antisemitismo in Italia  (Florence: Vallecchi, 1973). [Italian]
[3] E.g., Fabrizio Rondolino, "Il sionismo va compreso, Israele non è un nemico," L'Unità, 30 April 1991, 8. [Italian]
[4] Maurizio Molinari, La sinistra e gli ebrei in Italia 1967-1993  (Milan: Corbaccio Editore, 1995) [Italian]; Gadi Luzzatto Voghera, Antisemitismo a sinistra (Turin: Einaudi, 2007) [Italian];  Fiamma Nirenstein, Gli antisemiti progressisti: La forma nuova di un odio antico (Milan: Rizzoli, 2004) [Italian]; Marta Brachini, "Israele e l'ebraismo in due giornali della sinistra: L'Unità e Il Manifesto (1982-1993)," tesi di laurea (graduation thesis, supervised by Ernesto Galli della Loggia), Dipartimento di Scienze Storiche, Facoltà di Scienze Politiche, Università degli Studi di Perugia, academic year 2002-2003 (posted at the website of Morashà, www.morasha.it/tesi/brcn/index.html) [Italian]. For an earlier period, see M. Toscano, ed., Ebraismo, sionismo e antisemitismo nella stampa socialista italiana: Dalla fine dell'Ottocento agli anni Sessanta (Venice: Marsilio, 2007). [Italian]
      In the latter, see in particular the chapter by A. Tarquini, "Il partito socialista fra guerra fredda e «questione ebraica»: sionismo, antisemitismo e conflitto arabo-israeliano nella stampa socialista,
dalla nascita della Repubblica alla fine degli anni sessanta." Riccardi discussed the policies of the Italian Republic and of the Italian Communist Party toward Israel at different historical periods.
See L. Riccardi, Il «problema Israele." Diplomazia italiana e PCI di fronte allo Stato ebraico (1948-1973) (Milan: Guerini e Associati, 2006) [Italian]; idem, "Sempre più con gli arabi. La politica italiana verso il Medio Oriente dopo la guerra del Kippur (1973-76)," in Nuova Storia Contemporanea, 6. [Italian]
[5] See, e.g., Fiamma Nirenstein, "The Cynical Use of Israel in Italian Politics," interview by Manfred Gerstenfeld, Post-Holocaust and Anti-Semitism, 58, July 2007, www.jcpa.org/JCPA/Templates/ShowPage.asp?DBID=1&LNGID=1&TMID=111&FID=381&PID=470&IID=1589.
[6] For the change in the Vatican's attitudes, see, e.g., Silvano Facioni and Laura Quercioli Mincer, eds., Quando il Papa andò in Sinagoga. Atti del Convegno in occasione del ventennale della visita del Papa alla Sinagoga di Roma, 4-5 aprile 2006 (Conferenze, 122) (Rome: Accademia Polacca delle Scienze, Biblioteca e Centro di Studi a Roma, 2008). [Italian]
[7] It is important not to consider the preference for irrationality as essential to the national character. That is an ethnic stereotype that has nothing to do with the historical emergence of irrationalism in far-Right thinking in the late nineteenth and early twentieth centuries. In fact, precisely the stereotype of the supposedly unthinking Italian was part and parcel of anti-Italian prejudice as formulated by the French Enlightenment thinker Claude-Adrien Helvétius (1715-1771), who claimed that Italians would not ratiocinate but were prey to their emotions, a position partly accepted by the Romantic writer Stendhal (1783-1842). See on this Michel Crouzet, Stendhal et l'Italianité: Essai de mythologie romantique (Paris: Librairie José Corti, 1982). [French]
[8] President Napolitano's pro-Israeli statements drew attention from part of Italy's press, during his state visit to Israel. A convenient digest can be found by searching for "Napolitano" in the database of Informazione Corretta (www.informazionecorretta.it).
[9] The Jewish Brigade was the army unit, made up of Jews, that fought within the British ranks during the Second World War. In particular, it took part in the Allied forces' difficult conquest of the Italian peninsula - for example, in the battle at Montecassino.
[10] Well before the 1982 Lebanon war, Pertini felt able to tell a group of Italian Jewish high school students that Israel was doing what the Nazis did. Of course they did not dare contradict the president of the Italian Republic, but the incident was reported. The equiparation has become such a cliché in Europe, including Italy, that a recent book on how memory of the Shoah affects Roman Jews in their thirties, whose parents were children during the Shoah and survived Fascist and Nazi persecutions in Rome, devotes pages to how at school they had to cope with classmates' vilification of Israel and likening it to the Nazis. See Raffaella Di Castro, Testimoni del non-provato. Ricordare, pensare, immaginare la Shoah nella terza generazione, Studi storici Carocci, 130 (Rome: Carocci, 2008), 304-307. [Italian]
[11] In the last three lines (p. 288) of Sec. 7.2 in Franca Tagliacozzo, Gli ebrei romani raccontano la propria» Shoah, Testimonianze e memorie raccolte e organizzate a cura di Raffaella Di Castro (Firenze: Giuntina, 2010) [Italian], citing p. 55 in Toscano, 1988 (below in this note). That bibliographic entry is found in Tagliacozzo's book on p. 108, n. 290. This author owes a fuller bibliographic entry to Franca Tagliacozzo (personal communication, 20 October 2010), which is as follows: R.d.l. [=Regio decreto legge] 20 gennaio 1944, n. 25, "Disposizioni per la reintegrazione nei diritti civili e politici dei cittadini italiani e stranieri già dichiarati di razza ebraica o considerati di razza ebraica," in M. Toscano, ed., L'abrogazione delle leggi razziali in Italia (1943-1987): Reintegrazione dei diritti dei cittadini e ritorno ai valori del Risorgimento, Senato della Repubblica, Aziende tipolitografiche eredi Dott. Bardi s.r.l. (Rome: Aziende tipolitografiche eredi Dott. Bardi s.r.l., for the Senato della Repubblica, 1988), 102-105 [Italian]. Importantly, that book was published by the Italian Senate, thanks to Giovanni Spadolini, the late leader of the Italian Republican Party.
[12] The "decent" parliamentary parties, excluding the neo-Fascists and the extreme Left. Arco Costituzionale refers specifically to those parties (or their successors), excluding the fringes, that developed the 1948 Republican Constitution. (On 2 June 1946, the elections for the new
Constituent Assembly were held together with a referendum that saw the fall of monarchy.
The Constituent Assembly elected a provisional president of the Republic, Enrico De Nicola, and prepared a constitution that came into force on 1 January 1948. In 1947 the Christian Democrat premier Alcide De Gasperi ended the coalition with the Socialists and the Communists, whose own input to the constitution had been crucial.
Note that the Communists were part of the Arco Costituzionale, so that descriptor is not synonymous with all those parties that were deemed fit for joining the governing coalition during the First Republic.
[13] For such small parties, the support of geographically concentrated minorities was electorally important. For example, the Social Democrats would cultivate the Albanian villagers of eastern central Italy. An Albanian ethnic and Social Democrat, Mario Tanassi, was defense minister until forced to resign, like President Giovanni Leone (a Neapolitan) in the aftermath of the Lockheed international scandal of the 1970s. But the newspapers reviled Leone's Neapolitan identity when attacking him, whereas the Albanian identity of Tanassi - who went to prison - was never mentioned in attacks on him in the Lockheed-scandal context. This suggests that Neapolitans are an often disliked part of Italy's ethnic self-concept, whereas Albanians are a touchy matter, a sort of "other" within. (In the 1970s and 1980s, fans of the Inter football club in Milan were known to chant at the stadium: "Napoletani, ebrei, stessa razza, stessa fine" ["Neapolitans and Jews, same race, same end"]).
Another manifestation of how the small secular parties of the First Republic sought supporting groups is the flight on 15 August 1977 of Nazi criminal Herbert Kappler from his prison in Rome. Following a meeting of senior politicians from West Germany and Italy, Kappler's status was changed to that of "prisoner of war." [what was the connection between this and his fleeing?] Defense Minister Vito Lattanzio, finding himself criticized for Kappler's flight, claimed that Kappler's wife had carried him away in a suitcase. When asked how that could be, he infamously retorted that "German women are strong." Both Lattanzio's role in the affair and that of the previous defense minister, Arnaldo Forlani, were controversial. Kappler had cancer when he fled, but back in Germany he embarrassed the local authorities by openly joining the neo-Nazis in glorifying the Nazis.
It was also reported, however, that the Social Democrat leader Pietro Longo, the successor of former president and Resistance leader Giuseppe Saragat, was seen in Rome walking around and chatting with an officer of those Carabinieri (gendarmerie) who were directly responsible for Kappler's flight. It was claimed in the media that Longo was thereby trying to make himself politically attractive to Carabinieri and police staff, among whom the party used to have many voters. Longo's behavior on that occasion would have been unthinkable for Saragat.
Importantly, as Major Herbert Kappler had headed the Nazi deportation of Jews from Rome, and was also responsible for the execution of 335 hostages at the Fosse Ardeatine in Rome on 24 March 1944, opposition to his release had mainly come from Jewish quarters, as well as from the families of the Fosse Ardeatine victims. There was an attempt by the media to separate Jews from Gentile victims' families, with representatives of the latter more amenable to Catholic forgiveness (having been pressured to demonstrate it in a live television broadcast), whereas the Jews were shown by contrast to be unforgiving. But when Kappler fled, the same Gentile representatives of Fosse Ardeatine victims felt they had been duped and reacted as angrily as Rome's organized Jewry.
[14] Giampiero Martinotti, "Berlusconi: ‘Con meno petrolio più centrali nucleari,'" La Repubblica, 14 July 2008 [Italian]. Reproduced in Informatione Corretta, 14 July 2008, with a preamble, and retitled: "‘Convinto da Craxi, finanziai Arafat': lo ha dichiarato Silvio Berlusconi a Parigi." [Italian]
[15] A Jewish facet of this rapprochement between Italy and Libya was related by Lisa Palmieri-Billig, "Gaddafi invites Rome's Jewish leaders to visit - on Shabbat," Jerusalem Post Internet Edition, 10 June 2009. Cf. the warning by a prominent Egyptian-born, Italian, pro-Israeli journalist: Magdi Allam, "Il ricatto di Gheddafi" (editorial),  Il Corriere della Sera, 21 August 2006, 1 [Italian]; reproduced in Informazione Corretta, 21 August 2006, and retitled: "Il ricatto di Gheddafi dietro la tragedia infinita dei clandestini." [Italian]
[16] "Un ebreo racconta a un suo familiare... Ai tempi dei campi di sterminio un nostro connazionale venne da noi e chiese alla nostra famiglia di nasconderlo, e noi lo accogliemmo. Lo mettemmo in cantina, lo abbiamo curato, però gli abbiamo fatto pagare una diaria... E quanto era, in moneta attuale? Tremila euro... Al mese? No al giorno... Ah, però... Bè, siamo ebrei, e poi ha pagato perché aveva i soldi, quindi lasciami in pace... Scusa un'ultima domanda... tu pensi che glielo dobbiamo dire che Hitler è morto e che la guerra è finita?..."
E.g., in Corriere della Sera of 4 October 2010, under the headline "Berlusconi e il "vizio" delle barzellette «Ne so più di 2000, ma Letta si arrabbia» / Le battute del Cavaliere con i militanti." [Italian]
[17] "Fini ha fatto sapere che presto fonderà un nuovo partito. Spero che abbia già ordinato le kippah, perché è di questo che si tratta. Chi ha tradito una volta, tradisce sempre. Può darsi pure che Fini svolga una missione ma è una missione tutta sua personale. Se la tenga. Quando andremo a votare vedremo quanti voti prenderà il transfuga Fini."
[18] On the image of Judas Iscariot as the Jew, see Hyam Maccoby, Judas Iscariot and the Myth of Jewish Evil (New York: Free Press, 1992; London: Peter Halban, 1992); Ruth Mellinkoff, "Judas's Red Hair and the Jews," Journal of Jewish Art, 9 (1982): 31-46.
[19] "Gli ebrei contro Ciarrapico: "Rabbia e sconforto,"" Il Giornale, 3 October 2010. [Italian]
[20] "Forse sono l'unico che ha interpretato le parole di Ciarrapico in maniera del tutto diversa, pur non nutrendo una particolare simpatia per lui: per me voleva dire semplicemente che Fini ha strumentalizzato a suo favore pure la Kippah, che ha indossato più volte (e non mi si venga a dire per una sua catarsi). Per cui questo simbolo israelita potrebbe essere sfruttato ulteriormente da Fini per acquisire consenso. Ma dove sta l'offesa agli ebrei? Si faccia molto più attenzione alle luride parole di Di Pietro, passibili, a mio avviso, di azione giudiziaria. Se avessimo dei giudici!"
[21] This is also related to the enduring myth of the Jews being associated with the old, cruel Saturn, also known as Father Time and as the child-eating Kronos. See Ephraim Nissan and Abraham Ofir Shemesh, "Saturnine Traits, Melancholia, and Related Conditions as Ascribed to Jews and Jewish Culture (and Jewish Responses) from Imperial Rome to High Modernity," Quaderni di Studi Indo-Mediterranei, 3, special issue on melancholia (Umana, divina maliconia),  edited by Alessandro Grossato (Alessandria, Piedmont: Edizioni dell'Orso, 2011), 97-128.
[22] See endnote 6.
[23] Pre-headline: «Cicchitto: «parole inaccettabili». Il PD: «una vergogna."" Headline: "Ciarrapico: «Fini ordini le kippah» / È bufera, Berlusconi si dissocia." Subheadline: "Sdegno bipartisan contro le frasi dell'editore ciociaro, che poi precisa: «Nessuna intenzione antisemita. »" Il Corriere della Sera, 30 September 2010. [Italian]
[24] "...non vi era alcuna intenzione antisemita."
[25] "In tutta la mia vita sono sempre stato amico di Israele."
[26] "Anche io mi sento israeliano." Would it be unkind to recall that Mussolini once stated: "I, I am Zionist myself" ("Io, io sono sionista"), sometime before he styled himself "the sword of Islam" ("la spada dell'Íslam")? The latter referred to when he used Somali, Eritrean, and Libyan colonial troops during his occupation of Ethiopia - where he promoted the local Muslims, who were punished for this after the end of the Second World War. This was also when, partly in revenge for the League of Nations' sanctions, he was an important instigating factor for the 1936 Arab revolt in Palestine.
But for a native of the town of Predappio to style himself "the sword of Islam" was actually an insult for Muslims, many of whom did not forget anti-insurgent Italian violence in Libya. This is why Germany was more popular than Mussolini's Italy. But we are digressing.
[27] Also the popular television presenter Maurizio Costanzo, who once in the 1980s told the public that the only remaining problem in the world was Israel (while prominent politician Giulio Andreotti, who was in the studio together with Costanzo, did not object), in 2010 revealed that his father helped Jews during the Nazi occupation. 
[28] Interview with Giuseppe Ciarrapico, titled "Dimettermi? Macché. Cosa voglio fare adesso? Semplicemente continuare ad essere un senatore del Popolo della libertà," and published along with other interviews about the same scandal in Il Corriere della Sera on 4 October 2010, p. 9. The reportage was signed by Paolo Conti and Antonio Macaluso, and titled "È un vecchio fascistone. Se fosse espulso sarei contenta - Discuteremo di sanzioni. Per me però ha già chiarito - Il senatore: ma anch'io ho messo la kippah - Non può restare al suo posto." [Italian]
[29] Giulio Meotti, A New Shoah: The Untold Story of Israel's Victims of Terrorism, trans. Matthew Sherry (New York: Encounter Books, 2010).
[30] Giulio Meotti, "Serviva Ciarrapico per smascherare il fronte della menzogna antisemita?," Il Foglio, 5 October 2010, 2, reproduced in Informazione Corretta on that same day. [Italian]
[31] The Italian original of the passage from Meotti's article is: "Nel 1973, al termine della guerra del Kippur, il deputato missino Giulio Caradonna si recò a Gerusalemme per deporre una corona di fiori allo Yad Vashem. Erano anni in cui la sinistra italiana manifestava contro Israele e Caradonna in Parlamento difendeva il sionismo, "nato come reazione di difesa imposta da millenarie persecuzioni di una minoranza etnico-religiosa che deve ancora combattere per la propria sopravvivenza." Alcuni giorni fa nello stesso Parlamento, in un misto di egolatria, faziosità politica e miserabile malizia morale, un rottame della destra ha reso un pessimo servizio a Caradonna...."
[32] "Gli ebrei italiani nel vedere ed ascoltare l'esternazione del senatore Ciarrapico hanno provato rabbia e sconforto. Ciarrapico non ha sorpreso perché tutti sanno che egli si è limitato, in un momento di sincerità, a dire ciò che ha sempre pensato degli ebrei, coerentemente con la sua formazione e la sua mentalità.
"Lo sconforto è nato da ciò che si è potuto cogliere intorno a lui: sorrisi, consenso, evidente soddisfazione di altri senatori che si compiacevano del fatto che qualcuno trovasse il coraggio di sfidare la correttezza politica e di ingiuriare nuovamente gli ebrei. Nessuno dei presenti ha avuto la sensibilità, l'intelligenza e la prontezza per reagire, come sarebbe stato necessario, per tutelare soprattutto la dignità e l'onorabilità del Senato. Cosí, all'incomprensibile silenzio del Presidente dell'Aula, si è aggiunta la replica del Presidente del Consiglio che non ha colto la gravità delle affermazioni di Ciarrapico e ha risposto in maniera assolutoria alle offese agli ebrei rinnovando la sua amicizia allo Stato di Israele, cioè confondendo due diverse entità."
[33] Cf. Dimitri Buffa, "L'Olp fece la strage di Bologna ma per l'Italia è segreto di Stato," L'Opinione,  25 August 2006, 7.  Reproduced on the web in  Informazione Corretta. [Italian]
[34] The strategia della tensione ("strategy of tension") is how Italy's media referred to the several years following the December 1969 blast at Piazza Fontana in Milan, which was blamed on anarchists but eventually was found to be the work of neo-Nazis, led by publisher Franco Freda. At one of his trials Freda claimed that the bombs he had obtained from Algerian diplomats were not intended for the blast in Milan, for which he kept denying responsibility, but were "sweets for the children of Jerusalem" ("caramelle per i bambini di Gerusalemme").
The strategia della tensione was claimed to be an attempt by the intelligence service to cause a scare in the country concerning far-Left organizations. But the notion developed in public opinion that whereas shootings were associated with the revolutionary far Left, blasts were the work of the revolutionary far Right. The years of the strategia della tensione gave way to the anni di piombo ("years of lead"), interspersed with frequent shootings especially on the part of the Red Brigades. As to the blast in Bologna, more was to follow: an attack on a train near Florence in December 1984 took the lives of 150 people. 
[35] It is worth noting that there appear to have been alliances among broadcasters conforming to given attitudes. Some of the broadcasters who signaled themselves during the 1982 hate campaign then quickly rose to the top echelons of the state-run broadcasting corporations. By contrast, a news anchor who would read news about the Near East dispassionately, without displays of indignation or lament, eventually became the compère  of an entertainment program, and in an interview to a magazine stated that he longed for his time as an anchor and regretted that it did not last.
[36] "Duemila anni fa morivano sulla Croce.  Ora muoiono impugnando il mitra."
[37] During the 1970s there was the case of Daniele Pifano, a far leftist arrested in connection with Sam 7 Strela missiles he had introduced into the country; he had been planning to use such missiles from outside Rome's Fiumicino airport to shoot down an Israeli airliner. A technician at the Faculty of Medicine of the University of  Rome, Pifano was leader of the Collettivo di Via dei Volsci,  a political extraparlamentarian group.
[38] Buffa, "L'Olp."
[39] "Cosí l'Italia matrigna non si e' mai sconfessata, da Mussolini fino ai governi cattocomunisti, era ricaduta ancora nello stesso vizio abietto di intendersela con le belve siano esse state naziste o islamiste, discriminando gli Italiani tra figli e figliastri per finire poi tutti vittime nelle loro fauci."
[40] According to the basics of set theory in mathematics, this is what is known as the "union set" (i.e., if one is a Christian Democrat, or a Communist, or both, then one is a member of the union set of the Christian Democrats and the Communists), as opposed to the "intersection set" (i.e., one is only a member of that set if one is both a devout Catholic and a Communist). Prister's compound cattocomunisti, as denoting the union set rather than the intersection set, may appear quite awkward. Nevertheless, such semantics of compounding is not unknown in linguistics.
Such lumping together in a lexical compound is what grammarians call dvandva (a term from Sanskrit grammar). For example, the ancient Roman ritual of the Suovetaurilia comprised the sacrifice of a pig (sus), a sheep (ovis), and a bull (taurus), and all three are named in the compound term. This is not widely known, and it is worth pointing out such notions as otherwise Prister's usage of the term may appear to be unfathomable. Needless to say, she is unlikely to have consciously been thinking of union sets vs. intersection sets from mathematics, and of dvandva formation from linguistics and ancient Roman festivals, when giving cattocomunisti the meaning she did. But one does not need to know linguistics in order to speak a language, or in order to write it.
[41] This incident was briefly reported by the Milan newspaper Il Giornale on 9 October 2006, in an unsigned piece on p. 9 titled "«La gaffe di Tonino sul «giudeo» dell'Idv»." Italian Jewish websites pointed out that this was Italy's only major newspaper to take notice.
[42] Sergio Minerbi, "Neo Anti-Semitism in Today's Italy," Jewish Political Studies Review, 15, 3-4 (Fall 2003), www.jcpa.org/phas/phas-minerbi-f03.htm.
[43] Paola Coppola, "Negazionismo, coro di sí a Pacifici. Letta: in campo anche il governo," La Repubblica, 16 October 2010. [Italian]
[44] "Gli ultimi vergognosi episodi confermano la necessità e l´urgenza di norme contro questa deriva pericolosa" (Di Pietro as quoted by Coppola).
[45] Paolo Bracalini, "L'uomo di Tonino in Belgio? Fan della jihad contro Israele," Il Giornale, 17 October 2010, 8. [Italian]
[46] "Leonardo Clerici, "Lunico italiano al convegno negazionista di Teheran 2006 Riappare come figura di rilievo nell'Ivd di Di Pietro," Informazione Corretta, 18 October 2010 (reproducing Bracalini's report with a preamble). [Italian]
[47] Goldstaub, La guerra nel Libano, reproduced on p. 55 this cartoon by Forattini from La Stampa of 29 September 1982, along with a cartoon of his from La Stampa of 22 September inspired by the Calvary. It showed Begin, naked and also wearing a kippah, carrying a reversed cross resembling a sword and dripping blood profusely while claiming that he, too, was carrying his own cross.
See Adriana Goldstaub, ed., and Laura Wofsi Rocca, asst., La guerra nel Libano e l'opinione pubblica italiana: confusione - distorsione - pregiudizio - antisemitismo (6 giugno - 8 ottobre 1982).  Dossier di documenti (etc.) (Milan: Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, "gennaio 1983 - ristampa - ciclostilato in proprio," originally printed in late 1982) [Italian].
Such 1982 cartoons, of those included in Goldstaub's dossier, that show Begin, all depict him wearing a kippah, except Origone's cartoon about a Final Solution he was supposedly perpetrating.  Begin did not usually wear a kippah. It is possible, but unnecessary, that a video clip or photograph of Begin at some religious ceremony inspired one cartoonist to associate the kippah with him, but that fails to explain why all those cartoons displayed such a stable association, even if one assumes that other cartoonists were inspired by the first one.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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