Riportiamo da REPUBBLICA dell'11/03/2011, a pag. 25, l'intervista di Dario Pappalardo a Remo Bodei dal titolo "Una lezione per atei devoti e gerarchie ecclesiastiche".
Remo Bodei
Riportiamo la lettera inviata alla redazione di Repubblica e a IC come commento alle dichiarazioni di Remo Bodei sull'accusa di deicidio:
Leggo su La Repubblica di oggi, venerdì 11 marzo, a p.25, l'intervista a Remo Bodei, in cui trovo un passaggio inquietante. Domanda l'intervistatore: "Il papa ribadisce il dialogo con gli ebrei, vittime di "malintesi" e accusati per secoli di "deicidio" ". Risponde Bodei: "Su questo non vorrei pronunciarmi. L'accusa di deicidio è nei Vangeli." Mi pare una risposta di una freddezza incredibile: mentre il Papa sottolinea, in molti punti, una lettura "nuova" e certo interessante dei rapporti tra Chiesa ed ebrei, l'intervistato non si sbilancia, e ricorda che, fin dall'epoca dei Vangeli, esiste l'accusa di deicidio nei confronti del popolo ebraico. Cosa vuol dire, che quell'accusa è comprensibile o condivisibile? E la freddezza della risposta vuol forse dire che il dialogo con gli ebrei non è poi molto importante? Oppure, peggio, che i "malintesi" tra Chiesa ed ebraismo sono stati sopravvalutati? Anche una semplice occhiata sulla storia secolare dei rapporti tra le due religioni potrebbe indirizzare verso altre risposte. O, almeno, verso un risposta che dimostrasse una maggiore partecipazione verso quello che il popolo ebraico nei secoli ha dovuto subire, in nome della supposta colpa di "deicidio". Gilberto Bosco
Ecco l'intervista di Dario Pappalardo a Remo Bodei:
ROMA - «Benedetto XVI si conferma un Papa teologo, più attento al lato contemplativo che a quello politico. In questo, la differenza con il carro armato Wojtyla appare netta ancora una volta». Da laico, il filosofo Remo Bodei commenta i punti del nuovo libro del pontefice, Gesù di Nazaret.
Nel saggio il Papa ribadisce proprio la separazione tra sfera religiosa e sfera politica realizzata da Gesù. Cosa ne pensa?
«Trovo significativo che il papa abbia considerato non politico il messaggio di Gesù e sottolineato nuovamente la separazione tra Chiesa e Stato. Certo, lo ha fatto anche per prendere le distanze dalla teologia della liberazione, ma implicitamente anche per rifiutare la commistione fra religione e politica, praticata a lungo dalle gerarchie ecclesiastiche e - simmetricamente - anche dai cosiddetti "atei devoti", che, pur non credendoci, usano la fede per la bassa cucina politica».
Le parole del pontefice sottintendono un messaggio preciso?
«Anche se si prefigge di essere l´Arca di Noè che trasporta gli uomini dal tempo all´eternità, la Chiesa vive nel mondo e nella storia e continua a praticare compromessi con la politica. È, tuttavia, importante che - almeno in linea di principio - la Chiesa dichiari di rinunciare a privilegi frutto di scambi politici. Essa ha diritto a far sentire la sua voce e a orientare l´opinione dei cittadini, ma non a imporre i propri valori a chi non li condivide mediante accordi politici non sempre disinteressati».
Il Papa ribadisce il dialogo con gli ebrei, vittime di "malintesi" e accusati per secoli di "deicidio".
«Su questo non vorrei pronunciarmi. L´accusa di deicidio è nei Vangeli, che corrisponderebbero alla parola di Dio».
Scrive il Papa che la resurrezione non è il miracolo «di un cadavere rianimato». Che senso ha questo per un laico?
«La resurrezione di Gesù ha avuto ed ha un significato più universale. Significa far passare il messaggio che ciascuno può risollevarsi dopo ogni caduta, riformulare e ricominciare da capo la propria vita. In conformità con la buona novella, per cui "il vecchio è distrutto" e "tutto diventa nuovo", anche l´antica figura del destino appare sconfitta. Non solo per chi crede, questa idea della resurrezione rinnova simbolicamente la vita: i suoi strappi vengono ritessuti, l´ostilità svelenita, l´angoscia placata».
In Italia il libro è già esaurito. Come lo spiega?
«Un po´ perché negli ambienti religiosi un libro del genere si compra a prescindere e un po´ perché, di fronte a una politica degradata, una presa di distanza è vissuta come disintossicante».
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