Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/03/2011, a pag. 16, l'articolo di Massimo Gaggi dal titlo " Il Congresso 'indaga' sui musulmani Usa ".

Brigitte Gabriel, vistare il suo sito, http://www.actforamerica.org/ , da sempre impegnato nella lotto all'islamismo in Usa.
Una «caccia alle streghe» di sapore maccartista contro i musulmani americani? O uno scossone per costringere le autorità a impegnarsi di più nella prevenzione di attacchi terroristici e per spingere la comunità islamica moderata a non nascondere la testa sotto la sabbia davanti alle spinte radicali? Le audizioni al Congresso sulla minaccia del terrorismo islamico volute dal parlamentare repubblicano Peter King non sono ancora cominciate— la prima è in calendario domani — ma già infiammano l'America. Domenica scorsa, mentre a New York centinaia di persone manifestavano a Times Square chiedendo un'estensione degli hearing del Congresso anche ai gruppi non musulmani che minacciano la sicurezza, a Washington il presidente Obama ha mandato in una moschea Denis McDonough, numero due del Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, con un messaggio rassicurante: «Non sentitevi sotto tiro, non demonizziamo un'intera comunità per le azioni di pochi. I musulmani d'America sono una risorsa, non un problema» . L'iniziativa di King— un politico controverso, oggi a caccia di tutto ciò che odora vagamente di contiguità o complicità col terrorismo, ma che in passato ha sostenuto il braccio politico dell'Ira, l'esercito della guerriglia in Ulster — ha l'appoggio della destra conservatrice e dei gruppi cristiani integralisti, ma lascia fredda una parte dell'establishment repubblicano: lo speaker della Camera, John Boehner, ad esempio, non ha pronunciato una sola parola a sostegno delle audizioni, limitandosi a rilevare che convocarle rientra nelle prerogative di King. Dopo le elezioni di «mid term» , infatti, il deputato di Long Island è diventato presidente della Commissione Interni. King è contestato non solo dai progressisti che temono di ritrovarsi a vivere in un clima di sospetto e pregiudizio ideologico come ai tempi della «caccia al comunista» scatenata dal senatore McCharty negli anni ’ 50, ma anche dai pragmatici: tra loro anche i capi dell'antiterrorismo e dell'Fbi che hanno paura di perdere l'aiuto dei musulmani moderati grazie alle cui «soffiate» sono stati fin qui sventati molti attentati. Ma, a sorpresa, il deputato gode anche dell'appoggio — un sostegno molto rumoroso — di alcuni esponenti della comunità musulmana e di altri gruppi mediorientali che si sono rifugiati negli Usa proprio per sottrarsi alla morsa dell'integralismo islamico. Il personaggio che fa più discutere è Brigitte Gabriel, una bella signora cristiano-maronita di 46 anni che ha lasciato il Libano negli anni '70 e che negli Usa si è dedicata alla battaglia contro l'islamismo. «Hanno distrutto il mio Paese e ora rischiano di attaccare anche l'America, il mio Paese d'adozione» dice al New York Times, spiegando perché è una fan di King e perché ha organizzato una rete di attivisti anti-Islam (Act) insieme a Guy Rodgers, un ex dirigente della Christian Coalition. Brigitte (uno pseudonimo perché è stata minacciata di morte) dice di voler combattere solo l'Islam radicale. Ma nei suoi libri non fa troppe distinzioni: in «Perché ci odiano» scrive che «nel mondo musulmano l'estremismo è la corrente principale» . E aggiunge che «nel mondo c'è un cancro che si chiama islamo-fascismo. La cui ideologia viene fuori da una sola fonte: il Corano» . E'un atteggiamento pericoloso, dicono molti esperti di lotta ai gruppi estremisti: bollare in questo modo un'intera religione forte di un miliardo e mezzo di fedeli rischia di dare ancora più potere ai veri estremisti. «Il problema sollevato da King esiste come esisteva un problema comunista ai tempi di McCarthy — dice Roy Speckhardt, direttore dell'associazione per i diritti civili American Humanist —. Ma indagare solo gli islamici quando negli Usa sono censiti mille gruppi violenti, dai white supremacist ai neonazi, è discriminatorio e pericoloso» . Dissente, a sorpresa, la musulmana Asra Nomani, che si batte da anni, dagli Usa, per l'emancipazione delle donne islamiche: «Noi musulmani abbiamo vissuto fin qui in una cultura del rifiuto, abbiamo chiuso gli occhi davanti al radicalismo. Chi l'ha denunciato è stato isolato dalla comunità, quando non ha pagato un prezzo più alto. Due di questi personaggi coraggiosi testimonieranno domani al Congresso. Spero serva a risvegliare la coscienza degli altri islamici d'America» .
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