Un ebreo come esempio Jacques Chessex
Traduzione di Maurizio Ferrara
Fazi Euro 14
«Sto raccontando una storia immonda e mi vergogno di scriverne la minima parola.» È infatti un crimine orrendo quello raccontato Jacques Chessex nelle pagine di Un ebreo come esempio. Avvenne nell’aprile del 1942, a Payerne, un tranquillo villaggio del cantone svizzero di Vaud, dove fin dalla fine degli anni trenta si era diffuso il morbo dell'antisemitismo, trovando terreno fertile tra gli egoismi e le delusioni del tempo. Un giorno un gruppo di nazisti locali decise di uccidere un ebreo, per mostrare ai "parassiti giudei" il destino che li aspettava. La vittima fu un ricco mercante, massacrato in un delirio di violenza e atrocità. Con stile lapidario e implacabile, lo scrittore svizzero scomparso nel 2009 scandisce le tappe della tragedia e scava nel delirio dell'odio gratuito. All'epoca dei fatti, egli aveva solo otto anni e andava a scuola con i figli degli assassini. Quel "crimine imprescrittibile" ha continuato ad ossessionarlo per tutta la vita, tanto che alla fine ne ha tratto un romanzo cupo, duro ed essenziale, dove la condanna dell'antisemitismo si trasforma in meditazione sul male assoluto.
Fabio Gambero
La Repubblica