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Il Foglio Rassegna Stampa
07.03.2011 Denaro islamico dietro ai fondi di chi boicotta Israele
Commento di Giuliano Ferrara

Testata: Il Foglio
Data: 07 marzo 2011
Pagina: 1
Autore: Giuliano Ferrara
Titolo: «Soldi alla cultura: e come no? Ma attenti alla rete contro Israele»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 07/03/2011, in prima pagina, l'editoriale di Giuliano Ferrara dal titolo "Soldi alla cultura: e come no? Ma attenti alla rete contro Israele".


Giuliano Ferrara

Soldi alla cultura: e come no? Noi amici di Berlusconi, amico di Gheddafi, dunque amici di Gheddafi anche noi, avremo scritto negli scorsi mesi una cinquantina di articoli, firmati Giulio Meotti, per mettere in guardia i lettori: attenti, queste campagne di boicottaggio di Israele, così popolari tra gli studenti e i professori delle università britanniche, sono sospette. Non eravamo nell’anticamera della verità, come diceva il gesuita padre Pintacuda, con i nostri sospetti. Eravamo nel pieno della verità la più documentata possibile.
Il soldo libico, e molti altri soldi di origine islamica, entrano di brutto nella guerra di civiltà contro gli ebrei e i crociati cristiani, come ci chiama Osama bin Laden, nella predisposizione del terreno giusto per isolare, umiliare, intimidire l’unica democrazia del medio oriente e i suoi sostenitori, nel novero dei quali noi del Foglio abbiamo il nostro piccolo posto. Berlusconi, che un italiano un po’ scemino e infreddolito di Helsinki ha chiamato “don Silvio” in un cartello di protesta, ha fatto come doveva politica estera con il Colonnello, e ha risolto il contenzioso coloniale di un secolo, la questione delle ondate di immigrazione clandestina selvaggia a mezzo pirateria navale, per non parlare del riscaldamento delle nostre case e della benzina che ci consente di circolare. Ma questi veri “don” (è il loro titolo accademico) delle università progressiste di Londra, Oxford e Cambridge, questi datori di lezioni morali e produttori di visioni del mondo in cui non c’è posto per il paese degli ebrei, ora fuggono a gambe levate, in preda alla vergogna, per aver preso soldi a palate dal caro Colonnello, per aver pasticciato con le lauree dei suoi figli, per aver istituito accademie intere a pagamento intitolate agli emiri che oggi sono finiti sotto il fuoco della protesta. Dopo le dimissioni del direttore del sacrario della cultura mondiale “de sinistra”, il capo operativo della London School of Economics, un commentatore del New Statesman, foglio assai radicale, ha detto: “Le spie di Cambridge lavoravano per Stalin clandestinamente, non lo facevano con il bollo in ceralacca dei cancellieri delle Università inglesi”. Soldi alla cultura: e come no? Io non sono scandalizzato che una istituzione culturale faccia i suoi compromessi. Non faccio il mozzorecchi del giorno dopo, non ecciterei mai una stupida protesta studentesca contro chi ha pagato le borse di studio. Ci sono molte ragioni per sbarazzarsi di Gheddafi e dei suoi figli piuttosto invadenti, più di quelle che fino ad ora hanno accampato i suoi nemici tribali senza voce e senza leader riconosciuti, ma tra queste non primeggiano i suoi finanziamenti all’accademica occidentale. Bisogna sbarazzarsi invece dei boicottatori di Israele e della loro cultura illiberale, dei comitati di studenti e professori che hanno cercato di scavare di nuovo la fossa agli ebrei riuniti nel loro focolare nazionale, bisogna sbarazzarsi dei loro loschi pregiudizi ispirati al più farlocco umanitarismo ideologico. E di una rete, bisogna sbarazzarsi. Perché i finanziamenti non vanno alle borse di studio solamente, vanno alla propaganda paraislamista in tutto l’occidente. L’America è letteralmente inondata di finanziamenti sauditi, le più prestigiose istituzioni accademiche e culturali negli Stati Uniti – e si tratta di vere potenze economiche – sono bagnate dell’oro e dell’oro nero che viene da Riyad, lo stesso che istituisce una nuova madrassa al mese in Pakistan, e che scava come si è visto nel profondo, prendendosi la vita dei martiri della tolleranza in terra islamica e proteggendo il circuito del terrore. Spero di non dover sentire più suonare la campana del boicottaggio, anche in Italia. I campanari si sono allontanati per la vergogna.

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