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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.03.2011 Benedetto XVI: l'accusa di deicidio è infondata
Cronache di Gian Guido Vecchi e redazione del Corriere della Sera

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 marzo 2011
Pagina: 51
Autore: Gian Guido Vecchi - Redazione del Corriere della Sera
Titolo: «Piace agli ebrei il Gesù del Papa - Il ringraziamento di Netanyahu»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/03/2011, a pag. 51, l'articolo di Gian Guido Vecchi dal titolo "Piace agli ebrei il Gesù del Papa", la breve dal titolo " Il ringraziamento di Netanyahu ".

Gian Guido Vecchi : " Piace agli ebrei il Gesù del Papa "


Benedetto XVI

Renzo Gattegna, presidente degli ebrei italiani, la mette sul piano istituzionale, come il segno di un dialogo «necessario» : «Apprendiamo che in un capitolo dell’ultimo libro di Benedetto XVI viene ribadita con forza l’infondatezza dell’accusa di deicidio che per secoli è stata usata per diffondere odio nei confronti degli ebrei e ha reso problematici i rapporti tra ebrei e cristiani. E constatiamo con gioia che prosegue quel processo di riconciliazione iniziato nel ’ 65 con la dichiarazione Nostra Aetate» . Riccardo Di Segni, il rabbino capo di Roma che il 17 gennaio dell’anno scorso accolse Benedetto XVI in sinagoga, parla piuttosto con piglio da studioso: «Per la verità mi stupisce il clamore, dato che dal punto di vista teologico ed esegetico queste cose sono state affermate solennemente 46 anni fa e dovrebbero essere ovvie non solo agli studiosi. Comunque il Papa le ha dette, siamo contenti. Come dicono gli inglesi: "No news, good news". Però non è che ogni volta dobbiamo ringraziare, dopo aver patito per duemila anni una mostruosità teologica…» . Certo è che le parole di Joseph Ratzinger, nella seconda parte del libro Gesù di Nazaret, hanno fatto ieri il giro del mondo. La «realtà storica» , ha scritto, è quella dei Vangeli di Marco e Giovanni; a chiedere la morte di Gesù non fu «tutto il popolo» , come dice Matteo, ma i seguaci di Barabba designati dal termine greco ochlos (la «folla» dei sostenitori accorsi) e l’ «aristocrazia del tempio» , senza nessun «carattere razzista» , e del resto israeliti erano lo stesso Gesù, tutti i suoi discepoli e l’ «intera comunità primitiva» . L’essenziale, certo, era già scritto nella Nostra Aetate: «Se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo, tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione non può essere imputato né indistintamente a tutti gli ebrei allora viventi né agli ebrei del nostro tempo» . Ma l’esegesi del Papa ha approfondito, smontandola, la genesi di quell’accusa dalle conseguenze «fatali» . E Renzo Gattegna sorride: «Prosegue una fase positiva che ha già prodotto risultati importanti, è indispensabile continuare così per un futuro di dialogo, di comprensione e di pace» . Il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane ricorda ciò che aveva scritto il 10 novembre sull’ «Osservatore Romano» , «a testimonianza che si presta una viva e reciproca attenzione a tutte le azioni e le dichiarazioni che riguardano le relazioni interreligiose» , e ripete «la richiesta» affidata al quotidiano della Santa Sede: «Per arrivare a impostare pienamente le nostre relazioni sulla base della pari dignità e del reciproco rispetto, auspichiamo che la Chiesa cattolica accetti di eliminare totalmente dalla liturgia del Venerdì della Pasqua qualsiasi accenno alla conversione degli ebrei» . Il riferimento è al testo latino: la Santa Sede ha sempre replicato che non si lavora alla conversione e pregare perché gli ebrei «riconoscano Gesù» esprime, con San Paolo, «una speranza escatologica, riferita alla fine dei tempi» . Comunque le frasi del Papa, aggiunge Gattegna, «fanno sperare che anche questo ulteriore passo possa essere compiuto in un percorso che dovrà proseguire nel tempo, ma che ha già permesso di raggiungere traguardi importanti» . Tutto bene, insomma. Il rabbino Elia Richetti, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, spiega: «Non è in sé una novità, ma è importante che il Papa l’abbia riaffermato» . Però ringraziare no, sospira Di Segni: «Vede, abbiamo patito duemila anni di lutti e sofferenze per quelle parole di Matteo: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli". Una mostruosità teologica, un’aberrazione densa di lutti e orrore: non bisogna ringraziare perché non c’è più» . Il rabbino apprezza le riflessioni di Ratzinger, «in quelle pagine c’è tutto il suo stile di professore colto, di divulgatore appassionato» . Ciò che lo «indigna» sono alcune reazioni: «Sarebbe inquietante se ci fosse ancora bisogno di queste parole, del libro del Papa, per togliere dalla testa della gente certe idee…» . E se ce ne fosse bisogno? «Questo non lo so. Certo, se penso a come appaiono i "giudei"in certe rappresentazioni popolari della passione, o all’ignoranza religiosa diffusa… Diciamo che il libro del Papa, da questo punto di vista, sicuramente non è inutile» .

" Il ringraziamento di Netanyahu "


Bibi Netanyahu

«La ringrazio per aver rigettato nel suo libro la falsa affermazione che è stata usata come base per l’odio contro gli ebrei nel corso di centinaia di anni» . Sono le parole con cui il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, si è rivolto a Benedetto XVI in una lettera nella quale gli esprime il suo apprezzamento per l’interpretazione dei Vangeli contenuta nel secondo volume del saggio del Pontefice Gesù di Nazaret, in cui il popolo ebraico viene scagionato da ogni responsabilità per la condanna a morte di Cristo. Anche il presidente del Congresso ebraico mondiale, Ronald Lauder, ha lodato Benedetto XVI per la posizione assunta, ma ha aggiunto che sarebbe opportuno un «atto formale» , come un’enciclica papale, per chiarire definitivamente la spinosa questione.

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