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La Stampa Rassegna Stampa
04.03.2011 L'attentato di Francoforte è di matrice fondamentalista islamica
Cronaca di Alessandro Alviani

Testata: La Stampa
Data: 04 marzo 2011
Pagina: 16
Autore: Alessandro Alviani
Titolo: «Attentato di Francoforte: La matrice è islamica»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 04/03/2011, a pag. 16, l'articolo di Alessandro Alviani dal titolo "Attentato di Francoforte: La matrice è islamica".

La sparatoria di mercoledì all'aeroporto di Francoforte contro un gruppo di soldati statunitensi è stato il primo attentato di matrice islamica andato a segno in Germania. La conferma è arrivata ieri attraverso un doppio canale. Uno ufficiale: il ministro degli Interni dell'Assia (il Land di Francoforte), Boris Rhein, ha definito l'autore dell'attacco, il ventunenne di origini kosovare Arid Uka, «un radicale islamico». E poi c'è un canale virtuale: Facebook. Basta scorrere la lista dei 125 "amici" che il giovane conta sul social network per scoprire i suoi legami con gli ambienti islamici più fanatici. Tra i suoi contatti compaiono ad esempio Pierre Vogel, un ex pugile tedesco convertito che coi suoi messaggi su internet tenta di convincere i giovani a passare all'Islam, e Sheikh Abdellatif, un predicatore di origini marocchine sospettato di reclutare tedeschi per la guerra santa (la polizia aveva perquisito il suo appartamento a Francoforte appena una settimana fa). L'inchiesta è passata alla procura federale tedesca, in quanto «esiste il sospetto che si tratti di un attentato di matrice islamica», come si legge in una nota. Arid Uka, che è nato in Kosovo ma vive da anni insieme ai genitori e ai due fratelli a Sossenheim, un quartiere di Francoforte abitato in buona parte da immigrati, sarebbe insomma un terrorista "homegrown", cioè cresciuto in Germania.

Mercoledì il giovane ha sparato contro un autobus parcheggiato sul piazzale antistante il terminal 2 dell'aeroporto di Francoforte. L'autista e un soldato sono morti sul colpo, mentre altri due militari statunitensi sono rimasti feriti. Solo l'inceppamento della sua arma - una pistola di fabbricazione belga acquistata, sembra, pochi mesi fa per 1.000 euro - ha impedito un bilancio ancora più grave. Il pullman avrebbe dovuto trasferire i soldati nella base Usa di Ramstein, da cui sarebbero poi ripartiti per l'Afghanistan. Si tratta di un trasporto organizzato con regolarità e che probabilmente Uka conosceva bene: da gennaio lavorava infatti nel centro di smistamento della posta all'interno dell'aeroporto. Il suo contratto sarebbe scaduto a fine marzo.

Ieri il giovane ha confessato. A spronarlo, avrebbe spiegato, è stata la visione su internet di un video in cui alcuni militari statunitensi violentano una donna in Afghanistan. Per ora gli inquirenti sono convinti che abbia agito da solo e che non faccia parte di una cellula terroristica. Una scheggia impazzita e imprevedibile, insomma, proprio quello che la Germania teme di più. A preoccupare le autorità tedesche c'è soprattutto un dettaglio: Arid Uka si è radicalizzato nel giro di appena una manciata di settimane. Finora il suo nome non compariva in nessuno schedario della polizia o dei servizi segreti. I vicini di casa lo descrivono come un tipo riservato e cortese. Poi l'improvvisa svolta: poche settimane fa ha sostituito il suo nome su Facebook con l'appellativo di battaglia «Abu Reyyan». Questo, ha ammesso il ministro degli Interni dell' Assia Boris Rhein, «è stato un attentato nato dal nulla».

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