Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 02/03/2011, a pag. 19, l'articolo di Vanna Vannuccini dal titolo "Teheran, pugno di ferro sui manifestanti".
Moussavi, Karroubi
Preoccupato per le rivolte che dilagano nel Medio Oriente, e che inutilmente cerca di accreditare come "un risveglio islamico" sul modello della rivoluzione del ‘79, il regime iraniano ha ripreso a colpire i propri cittadini con la brutalità di cui aveva dato prova durante le proteste seguite al voto falsificato del 2009.
Nessuna opposizione è tollerata. Ancora una volta ieri, le forze di sicurezza hanno attaccato con violenza i gruppi di persone che tentavano di raggiungere piazza Enghelab, vicino all´Università di Teheran, e la piazza Azadi, facendo un uso massiccio di gas lacrimogeni per disperderli. Arresti (almeno cinque) e colpi di arma da fuoco sono stati denunciati dai siti riformatori (ai pochi corrispondenti stranieri a Teheran è fatto divieto di riferire sulle manifestazioni), mentre il sito ufficiale del governo iraniano afferma che "in tutti i quartieri della capitale regna la calma".
Il Movimento verde era tornato nelle strade delle città iraniane il 14 febbraio, sull´onda delle proteste in Medio Oriente, e aveva annunciato nuove manifestazioni per l´1 e l´8 marzo. Ma dopo gli arresti dei due leader dell´opposizione, Moussavi e Karrubi, un fiume di proteste si era riversato sui blog e su Facebook. "Il regime ha superato una linea rossa: solleviamoci", si leggeva ieri sulla pagina Facebook dell´Onda verde. Nella previsione di una massiccia adesione alle manifestazioni, fin dalla mattina le strade di Teheran erano presidiate da ingenti forze di polizia e di basiji, le milizie senza uniforme.
Il governo continua a negare che Karrubi e Moussavi, insieme alle rispettive mogli, siano stati portati nel famigerato carcere di sicurezza Heshmatijeh, nelle vicinanze di Teheran, come sostengono invece i figli dei due leader dell´opposizione, e come conferma un alto ufficiale dei pasdaran vicino al Movimento verde. Il governo ha evidentemente paura delle reazioni, e alle proteste internazionali reagisce con la solita sicumera, tacciandole di "interferenze" negli affari interni della Repubblica islamica.
Finora, il regime aveva usato metodi più sottili contro i due capi dell´opposizione: angariando, arrestando e in alcuni casi uccidendo i loro famigliari, picchiandoli quando si presentavano in pubblico, circondando le loro case e impedendo loro di ricevere persone, fino agli arresti domiciliari due settimane fa. Ma negli ultimi tempi si sono moltiplicate le minacce di condanna a morte per "tradimento" e "complotto": duecento tra parlamentari e religiosi hanno firmato una petizione contro i due leader, e il capo della magistratura, Sadek Larijani, ha chiesto la loro morte.
Moussavi già dall´inizio di gennaio aveva scritto sul suo sito di essere convinto che il regime andrà fino in fondo. "Sono pronto a morire per i diritti del popolo iraniano", aveva affermato. In molti a Teheran temono che le sue previsioni possano avverarsi. Prevedono una repressione ancora più dura, come dimostra anche il caso dell´avvocato di Sakineh, la donna la cui condanna a morte per lapidazione ha provocato una imponente mobilitazione internazionale.
L´avvocato Hutan Kian era stato arrestato in ottobre insieme al figlio di Sakineh e a due giornalisti tedeschi (per rilasciare questi ultimi, il presidente Ahmadinejad ha preteso una visita e una stretta di mano a Teheran del ministro degli Esteri tedesco Westerwelle). Ieri Kian ha denunciato di essere stato condannato a morte e selvaggiamente torturato nel carcere di Tabriz.
Ma l´arresto di Karrubi e Moussavi potrebbe provocare reazioni non solo nelle strade ma tra gli stessi conservatori e i religiosi di Qom, oltre a radicalizzare l´opposizione che finora, sotto le direttive dei due leader, chiedeva riforme e non l´abbattimento del regime. "Se Khamenei continua a chiudere tutte le porte prima o poi un´esplosione sarà inevitabile", è l´opinione di molti iraniani.
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