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Libero Rassegna Stampa
02.03.2011 Al Jazeera, sempre dalla parte degli islamisti
Commento di Maria Giovanna Maglie

Testata: Libero
Data: 02 marzo 2011
Pagina: 15
Autore: Maria Giovanna Maglie
Titolo: «Tutte le bugie di Al Jazeera. L’arma letale dell’islamismo»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 02/03/2011, a pag. 15, l'articolo di Maria Giovanna Maglie dal titolo " Tutte le bugie di Al Jazeera. L’arma letale dell’islamismo ".


Maria Giovanna Maglie

All’epoca delle guerre del Golfo i giornalisti occidentali venivano rimproverati di essere Cnn dipendenti, ripetitori di quel che la rivoluzionaria emittente satellitare di Atlanta imponeva con i suoi mezzi strepitosi. Oggi le rivolte arabe e soprattutto la lunga, perché è ben lontana dalla conclusione, incerta, perché non si può dire come andrà a finire, dolorosa vicenda della Libia ce la racconta, impone, confeziona e manipola la tv dell’emiro del Qatar e grande acquirente d’Occi - dente, ma anche buon amico di al Qaeda, Al Jazeera. Ci ha raccontato un sacco di bugie che ci siamo bevuti non solo per mancanza di altri testimoni oculari, proprio per piaggeria, stupidità, insipienza dell’Europa, inadeguatezza dell’America di Obama, pregiudizio positivo sulla bontà dell’insur - rezione popolare. Lo ha fatto non solo per giustificate ragioni di marketing, ma perché Al Jazeera sta giocando un ruolo politico nella regione enonèun ruolopositivo né rassicurante. Prendiamo gli scoop sulla Libia. Hanno dato per morto il Colonnello Gheddafi, come avevano già fatto per Ben Ali e Hosni Mubarak, poi hanno detto che era scappato in Venezuela, ci hanno spiegato che era rinserrato nel suo bunker e lo stesso giorno lui era com’è a Tripoli ad arringare la folla dei suoi sostenitori. Ci hanno descritto bombardamenti a tappeto su Bengasi e le città ribelli, ma non solo non abbiamo evidenze fotografiche o prove video, soprattutto gli italiani rientrati da Tripoli negano che ci siano stati attacchi aerei sulla capitale come lo nega autorevolmente il nostro ambasciatore. Non c’è l’aeroporto caduto in mano ai ribelli, non le fosse comuni e i diecimila morti. Non spetta infine a un’emittente televisiva legittimare il governo dei ribelli di Bengasi. Al Jazeera è la creatura di Hamad bin Khalifa Al Thani, emiro del Qatar, Paese nel quale rivolte popolari sono semplicemente impensabili, quello che ha comprato i grandi magazzini Harrods, che si sta comprando il Manchester, che ha ottenuto per il Qatar i mondiali del 2022. La sua televisione lo ha aiutato ad acquistare immagine in Europa, dove viene spesso con la più chic delle sue mogli appassionata di lirica, e con il solito megagalattico yacht. L’emittente è nata nel 1996 come tentativo di trasformare il Paese nel centro culturale della regione e di dargli risalto e protezionepolitici, e ci è riuscita. Al Jazeera va dall’Africa araba ai Paesi del Golfo, fino all’Indonesia, è il principale mezzo d’informazioni per la quasi totalità degli arabi, e in lingua araba, credetemi, dice cose ben più infiammate e schierate che nella versione soft in lingua inglese. L’emittente ha sempre ospitato i proclami di Osama bin Laden, ma ora fa di più, ha cominciato una propaganda populista per mobilitare le masse arabe. Negli studi di Doha imperversa il telepredicatore fondamentalista egiziano Yusuf Qaradawi, il vecchio che sogna l’invasione d’Eu - ropa con la spada dell’Islam, ed è ospite Rashid Ghannushi; il ritorno dei due personaggi rispettivamente in Egitto e in Tunisia sono stati preparati e raccontati come quello del ritorno di Khomeini in Iran trent’anni fa. Ai telegiornali che indirizzano i moti popolari in senso panislamico si accompagna una crescente propaganda anti israeliana, peggio, il dileggio dell’Autori - tà palestinese in favore dei terroristi di Hamas. Lo prova la diffusione dei “palestinian papers”, documentisegreti risalenti a trattative dell’ultimo periodo diBush presidente. Dalle carte emerge che i rappresentanti del’Autorità Palestinese erano davvero pronti a fare concessioni di proporzioni mai accettate ella storia del conflitto mediorientale, a partire da Gerusalemme est. L’accordo gestito da Condoleezza Rice non andò in porto per un solo insediamento, Har Homa, Al Jazeera lo ha raccontato oggi come il segnale della debolezza dei leader palestinesi, preoccupati di avere ormai perso la loro credibilità politica rispetto ad Hamas, dei traditori del mondo arabo come li ha dipinti l’emittente e come ora proclama Hamas da quei territori. La propaganda fondamentalista è anche lostrumento discambio e contrattazione con il temutissimo e confinante Iran. Agli emissari di Obama l’emiro invece fa credere di essere indispensabile, un po’li spaventa con il terrorismo, un po’ gli dà il contentino con la promozione delle rivolte arabe; negli ultimi due anni Al Jazeera racconta la Casa Bianca un po’ meno duramente. Ma sono chiacchiere, il progetto è un altro e l’informazione c’entra poco.

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