Noblesse oblige, questa volta, per una volta, Sergio Romano ci ricorda quel Romano di prima che scrivesse >lettera a un amico ebreo<, quando non era ancora passato sul fronte opposto. Almeno così ci piace ricordarlo.
Perfino toccante il racconto della vita di Salomon Camondo. Ricordiamo, per chi se lo fosse lasciato sfuggire, il bellissimo libro di Filippo Tuena " Le variazioni Reinach", la storia, appunto, della famiglia Camondo. E se vi trovate a Parigi, non mancate di visitare la loro casa, oggi monumento. Il libro di Tuena, pur essendo in forma di romanzo, vi farà da guida.
Ecco l'articolo, uscito oggi, 27/02/2011, a pag.33, con il titolo "Il conte Salomon Camondo e la guerra e la guerra per Venezia" sul CORRIERE della SERA:
Salomon Camondo il libro Filippo Tuena
In una panoramica storica sull’anniversario dell’Unità una menzione andrebbe fatta al banchiere Camondo. A Camondo si rivolse Cavour per ottenere prestiti necessari per far fronte alle eccezionali spese belliche causate dalla seconda guerra di indipendenza. La cooperazione di Camondo fu importante e venne premiata con la concessione da parte del re Vittorio Emanuele del titolo di conte.
Francesco Mezzalama Roma
Caro Mezzalama, L ei parla probabilmente di Abraham Salomon Camondo, fondatore di una della maggiori dinastie della nuova aristocrazia ebraica nobilitata dai sovrani degli Stati europei nel corso dell’Ottocento. Delle peregrinazioni dei suoi antenati attraverso il Mediterraneo, dopo la cacciata dalla Spagna nel 1492, abbiamo poche notizie. Ma sappiamo che prima d’installarsi a Costantinopoli fecero una lunga sosta a Venezia dove acquistarono una certa notorietà e soprattutto il cognome che li avrebbe accompagnati per molte generazioni sino alla scomparsa della famiglia nei forni crematori dei lager nazisti. Camondo sarebbe infatti la contrazione di Ca’ Mondo, casa del mondo, e sarebbe il nomignolo usato dai veneziani per definire l’azienda commerciale che la famiglia era riuscita a creare con una larga rete di corrispondenti nei maggiori porti del Mediterraneo. Salomon nacque a Costantinopoli nel 1781, sedici anni prima della morte della Serenissima, ma la famiglia, nel grande mosaico israelita dell’Impero Ottomano, continuò a considerarsi italiana, nel senso più largo della parola, e poté quindi contare sulla protezione degli Asburgo quando la Serenissima divenne austriaca dopo il trattato di Campoformido. Venezia rimase sempre, nelle memorie familiari, motivo di orgoglio e titolo di nobiltà. Fu questa la ragione per cui Salomon, da Costantinopoli, contribuì generosamente alla causa nazionale italiana. Non credo tuttavia, salvo errore, che abbia avuto contatti con Cavour e prestato denaro al governo di Torino prima e durante la seconda guerra d’indipendenza. Credo piuttosto che gli aiuti più generosi siano giunti in Italia dai suoi uffici di Costantinopoli prima della guerra del 1866 e fossero la conferma dell’importanza che Venezia, divenuta parte del Regno d’Italia in quell’anno, aveva ancora nelle tradizioni familiari dei Camondo. Quando divenne conte del Regno, Salomon Camondo non era soltanto un grande patriarca ebreo, circondato da uno stuolo di figli e nipoti, nuore e generi. Era anche uno dei finanzieri più ricchi, influenti e rispettati dell’Impero Ottomano. In una biografia di Mosè Camondo, creatore della grande collezione tuttora conservata nella casa di Parigi che appartenne alla famiglia, Pierre Assouline scrive che i funerali della moglie di Salomon, morta a Costantinopoli nel 1866, furono uno straordinario tributo pubblico alla famiglia. Quando il corteo funebre arrivò di fronte a una chiesa ortodossa, il vescovo ne uscì insieme a quattro scaccini con un cero in mano e seguì la salma sino al cimitero ebraico di Costantinopoli. Le campane della chiesa suonarono per tutta la durata del percorso.
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