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Informazione Corretta Rassegna Stampa
25.02.2011 La crisi energetica prossima futura (forse)
Da Varsavia, l'analisi di Michael Levi

Testata: Informazione Corretta
Data: 25 febbraio 2011
Pagina: 1
Autore: Lenny A.Losito
Titolo: «Crisi energetica e Nordafrica. Intervista a Michael Levi»

Da "IL LEGNO STORTO" di oggi, 25/02/2011, riprendiamo l'intervista a Michael Levi, sul problema della possibile crisi energetica.
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=31354

Non è solo l'Italia ad essere preoccupata della situazione in Nord Africa, ma oviamente la situazione cattura la massima attenzione in tutto il mondo. Oggi in un intervento alla Knesset il Premier Israeliano Netanyahu ha annunciato che gli analisti militari ed intelligence prevedono che l’instabilità nel Nord Africa e Medio Oriente potrebbe durare per anni e potrebbe espandersi ad altri paesi nella regione. Sul tema, abbiamo intervistato Michel Levi della Beit Warszawa (Polonia), da anni al top management di importanti multinazionali del gas e del petrolio.

 

Crisi energetica e Nordafrica: ne parlano tutti. Ma che sta succedendo di veramente nuovo?

Premetto che davanti alla grave crisi del Nord Africa parlare di sicurezza energetica senza parlare di sicurezza globale dell’Occidente è insufficiente e non può far capire la serietà della situazione a livello globale. Le recenti rivoluzioni in Libia, Tunisia ed Egitto generano nell’Occidente non pochi timori, i rischi sono  tanti e tutti tremendamente insidiosi: fondamentalismo islamico, lotte fratricide tra fazioni diverse, esodi di proporzioni colossali e guerre civili.

Il Presidente Napolitano dice che abbiamo un po' tutti in Europa sottovalutato la questione. E’ d’accordo?

E come si potrebbe non esserlo? Purtroppo siamo testimoni dei tragici sviluppi che sono successi anche in altri paesi, non lontani e simili per alcuni versi al Nord Africa Islamico. Penso anche a Paesi come Iraq e Afganistan, che una volta liberati dai loro tirannici e sanguinari oppressori come Saddam Hussein e i Talebani, non hanno trovato un percorso di sviluppo sostenibile ed equilibrio a causa del terrorismo. Non si sono riappacificati neanche davanti alla prospettiva di ricevere aiuti economici simili al piano Marshall per l’Europa dopo la II Guerra mondiale, il che avrebbe dato benessere immediato alla popolazione e speranza alle loro generazioni future.

In che cosa consiste la gravità odierna?

La gravità della situazione in questi Paesi è un fatto purtroppo acquisito e sta destabilizzando tutta la regione, a partire dal pur moderato Pakistan, con  gravi ripercussioni persino in India.  È necessario ricordare l’attentato al Parlamento Indiano del 2001 e l'attacco successivo a Mumbai dove un commando di terroristi seminò morte e panico negli Hotel della citta. Un centro Ebraico Chabad fu attaccato e  distrutto con decine di vittime innocenti. Gli attentati dei fondamentalisti islamici  sono mirati a creare instabilità e spesso le vittime immediate di questi attentati sono la povera parte della popolazione mussulmana moderata, quella che rifiuta il fondamentalismo e la legge severa religiosa della Sharia. Si contano ormai a centinaia di migliaia di vittime di attentati in Afghanistan e Iraq ed è legittimo supporre che l’intero Occidente sarà la vittima successiva e conseguente, se non si riuscirà a trovare un rimedio a questo germe virulento, che è causa di cosi tanta violenza.

E cosa bisognerebbe fare dinanzi a questo scenario non certo esaltante?

Per presidiare la propria sicurezza l’Occidente dovrebbe avere la capacità prima di tutto di capire, per poter poi estinguere le cause che stanno portando così tanta violenza nell’Islam.  Non è un compito facile, devo ammettere, perché le  cause sono complicate e difficili da risolvere tutte insieme in un solo colpo. A partire dal fatto che queste zone aride sono sovrappopolate a fronte delle risorse: i Paesi Arabi e più in generle Islamici sono aree che hanno subito un esplosione demografica negli ultimi decenni, con  l’età media dei residenti che si aggira intorno ai 20-23 anni. E sono paesi che  dipendono dal petrolio e dal gas, senza i quali questi collasserebbero in pochissimo tempo. Con l’aggravante che l’istruzione  dei giovani è insufficiente, mentre la corruzzione è devastante.  Inoltre a mettere sale sulle ferite, ci sono paesi che sponsorizzano il terrorismo come Iran e Siria, che Rumsfeld e i neocon chiamavano “asse del male”.

La propaganda e gli slogan hanno le loro regole. A noi interessa capire. Ci aiuta?

Le cito un fatto concreto. Appena ieri navi militari Iraniane hanno varcato il canale di Suez, dando così un terribile messaggio al mondo intero: l’Iran intende non solo continuare il proprio programma Nucleare illegale nonostante il Trattato di non Proliferazione che hanno firmato, ma addirittura vogliono aumentare la propria influenza in tutto quel delicato settore geostrategico. Per di più, si consideri che l’Iran collabora già strettamente con la Corea del Nord, la quale per parte sua ha già dimostrato due anni fa di possedere testate nucleari, facendo tremare il mondo con azioni sconsiderate e con attacchi continui alla Corea del Sud Corea e minacce persino al Giappone. La novità è che ormai non nasconde più il piano di voler espandere la propria influenza nel Mediterraneo e in Nord Africa. Come ha già fatto in Libano, dove può contare sul contingente politico-militare di Hezbollah.

Stando così le cose, la sicurezza energetica diventa un’araba fenice allora, o no?

Dico solo che è difficile credere che possa esistere sicurezza energetica senza sicurezza globale. Prendiamo la situazione recentemente creatasi in Egitto. Lì un attentato ha causato il blocco del pipeline EMG da Al’ Arish ad Ashkelon, tagliando le forniture ad Israele e alla Giordania. Anche il blocco recente del pipeline green stream tra Libia ed Italia ci fa capire come una pipeline sia esposta a gravi rischi e come sia facile da attaccare proprio a causa della sua estensione e  vulnerabilità.  È proprio per rimediare a ciò che vengono costruite reti di pipeline che garantiscono la fornitura di gas all’Europa da diverse provenienze e vengono costruiti terminali LNG che permettono di importare gas tramite navi metaniere. Vi sono già due terminali LNG in funzione in Italia: il primo a Panigaglia e il secondo nell’ Adriatico, a Rovigo. Inoltre ci sono altri due in costruzione a Brindisi e Livorno e altri progetti sono stati annunciati a Rosignano Empedocle, Priolo e Trieste.

Ci può dire ora cosa secondo Lei cosa si sta facendo in Italia e cosa si potrebbe fare di più e di meglio?

Sono d’accordo su quanto Francesco di Majo ha scritto sull’Eni che rassicura tutti per i prossimi mesi. L’Italia ha già un'ottima strategia di diversificazione delle furniture energetiche di gas e petrolio e l’ENI le ha sempre dato grande importanza, con ciò contribuendo alla sicurezza della nazione fin dai tempi di Enrico Mattei. Nei mesi recenti ENI ha dato notizia di aver intrapreso la strada dello shale gas, che ha contribuito negli USA ad allargare le riserve provate di gas naturale ed ha contribuito significativamente alla sicurezza energetica americana. ENI ha pure acquisito tecnologie dagli americani per la perforazione orizzontale e per il fracturing delle rocce ricche di gas. In Polonia ha acquisito la società  Minsk Energy Resources che detiene tre importanti concessioni per l’esplorazione di shale gas nel bacino baltico, nei pressi di Danzica. E’ intuibile che l’ENI nel breve-medio periodo intenda sviluppare anche questa fonte di gas. E probabilmente sarà attiva e presto all’avanguardia sia nella espolrazione che nella e produzione in paesi adiacenti all’ Italia.

Significa che possiamo dormire sonni tranquilli?

Non del tutto. È infatti impensabile che l’instabilità della situazione nei paesi esportatori di gas e petrolio come Iraq, Iran, Libia, Egitto, Tunisia possa garantire sicurezza energetica all’Italia senza una strategia comune con l’Europa e senza investire in grandi progetti come quello nucleare. In  più, per quanto riguarda le infrastrutture (importanti anch’esse per diversificare l’approvigionamento di gas), l’Europa dovrebbe accelerare la scelta tra il pipeline South Stream, e il il pipeline Nabucco che invece dovrebbe collegare i ricchi giacimenti dell’Azerbaijan e del Mar Caspio all’Europa tramite un segmento che dovrebbe attraversare la Turchia, Ungheria e Austria. Il primo è sponsorizzato dai Russi e dall’Italia. Il secondo invece fortemente sostenuto da Stati Uniti con alcuni paesi Europei per garantire indipendenza energetica dalla Russia. La situazione recente impone una scelta nel più breve tempo possibile, ma qui l’analisi si complica perché entriamo in campo politico che esula dalle mie competenze.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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