Dalle macerie dei regimi arabi si può materializzare la Umma
La velocità degli eventi che stanno accadendo nel nord-Africa islamico non consente distrazioni né incompetenze nell’affrontare il magmatico scenario geopolitico del nuovo scacchiere, sul punto, prendendo una strada inedita per gli Usa nella strategia di politica estera verso il mondo islamico, Obama ha deciso di appoggiare moralmente e, probabilmente a breve, anche materialmente i rivoltosi.
Volendo analizzare brevemente le modalità con cui si svolgono i tumultuosi fatti, appare configurarsi, quantomeno geograficamente, la possibilità di concretizzare la Umma, ossia, un’unica comunità di fedeli non divisi da stati né sottoposti a sovrani ad eccezione dell’unica guida universale del califfato islamico.
Le basi di un possibile nuovo califfato sembrano oggi molto più solide di quelle su cui si fondava l’ultimo, ovvero quello dei Sultani ottomani, sciolto nel 1924 da Mustafa Kemal Atatürk. Quello di allora era deficitario di una matrice araba essenziale che, invece, oggi appare costituire la potenziale essenza di un nuovo ordine mondiale islamico considerando che la jihad continuerà fino a quando tutto il mondo sarà dar al-Islam.
Preoccupa che il Presidente Usa Obama non abbia ancora capito che la sua nazione e l’Occidente tutto sono dimora di guerra, dar al-harb. Molto più inquietante sarebbe sapere, però, che Obama sta operando in questo modo sapendo tutto questo.
In senso contrario all’analisi sopra esposta rileva la palese sedimentazione di un forte sentimento nazionalistico nell’animo dei rivoltosi che sventolano bandiere del proprio stato manifestando un radicamento che difficilmente favorirebbe una Umma guidata da un califfo che non sia espressione del proprio Stato. In sostanza, il concetto di globalizzazione, da sempre presente nel pensiero universale islamico sottoforma di dar al-Islam, di fronte alla necessita di amalgamare Stati-nazione diversi, comunque accomunati da lingua, cultura e, appunto, religione, non può che essere configurata come Umma guidata dall’unico supremo califfo possibile oggi esistente sulla terra, l’unico leader islamico non coinvolto apparentemente in affari e corruttele che ormai caratterizzano tutti i regimi arabi ed islamici, l’unico privo di connotati nazionalistici, l’unico che ha materializzato l’odio dei musulmani verso l’Occidente facendoli sentire per la prima volta vincenti, l’unico califfo che tutto il mondo già conosce e che, forse, si appresta a guidare la nuova Umma: Osama Bin Laden.
Quanto sopra esposto costituisce solo una chiave di lettura prospettica del fenomeno che, ovviamente, può addivenire ad un ventaglio di soluzioni meno radicali di quella rappresentata.
L.C.
Le masse arabe che si rivoltano contro i loro regimi dispotici, ma non ci pare abbiano coscienza del pericolo che corrono, cadono i dittatori, e questo è un bene, ma avanzano altre drammatiche figure molto preoccupanti. Non solo l'Iran, con il fanatico Ahmadinejad, non solo Karadawi al Cairo o Bin Laden chissà dove, ma anche la Turchia di Erdogan, come spiega molto bene Manfred Geestenfeld oggi su IC.
Non ci paiono venti portatori di alcuna liberazione, meno che mai dell'idea di democrazia.
IC redazione