Riportiamo da SHALOM di febbraio a pag. 26 l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo "Realizzare un sogno senza trasformarlo in incubo".
Angelo Pezzana
Sono stati gli “ismi” ad avere segnato la storia del ventesimo secolo. Per la maggior parte, parole che avremmo preferito non fossero mai nate, legate a ideologie di morte, anche se nascoste sotto trionfali immagini di gloria. Cominciò il comunismo, che mise sì fine all’ impero zarista, dando però inizio ad una dittatura che avrebbe causato la morte di milioni di persone, giustificando l’eccidio nel nome della costruzione dell’uomo nuovo con la scomparsa delle classi sociali, una ideologia che si impadronì poi, dopo la seconda guerra mondiale, di mezza Europa, implodendo dopo aver ridotto le nazioni conquistate in stato di schiavitù. Dopo pochi anni arrivarono nazismo e fascismo, a sotterrare quel che rimaneva dell’Europa liberale, attraverso una dittatura spietata, che dalla Germania diceva di voler sottomettere il mondo intero. Era già tutto scritto nel ‘Mein kampf’, che David Ben Gurion, allora a capo dell’Agenzia ebraica, lesse in tedesco, appena uscito alla fine degli anni venti, intuendo che se quel caporale si fosse impadronito del potere, la fine degli ebrei era segnata. La battaglia per trasformare Eretz Israel in uno stato indipendente era ancora lontana dal compiersi, l’appello agli ebrei d’Europa a ritornare in Terra d’Israele non fu colto per le verità che conteneva, pochi credettero alle notizie che gli inviati di Ben Gurion portavano dallo Yishuv in Europa. Ma Ben Gurion aveva visto giusto, e la distruzione degli ebrei d’Europa si compì. Gli ebrei che stavano costruendo lo stato in Palestina fecero quanto umanamente era possibile contro una forza che non poteva essere sconfitta da uno stato che ancora non esisteva, c'era una terra con poche centinaia di migliaia di coraggiosi senza alcun potere effettivo. Erano animati dai valori dell’unico ismo del secolo, destinato a rappresentare una speranza, la nascita di uno Stato che avrebbe ridato ad un popolo dignità, sicurezza e fede nel futuro. Il sionismo, l’unico grande pensiero che abbia realizzato un sogno senza averlo traformato in un incubo, che ha riportato a casa, migliaio dopo migliaio, milioni di ebrei da tutto il mondo. Se comunismo, nazismo, fascismo saranno ricordati per l’orrore che hanno prodotto, il sionismo, sarebbe sbagliato definirlo una ideologia, è stato nella realtà un movimento popolare che ha dato forma ad una volontà che mai era scomparsa attraverso i secoli della dispersione. “ Se ti dimentico, O Gerusalemme...” non era stata forse questa frase, pronunciata dagli ebrei ovunque si trovassero, durante il Seder di Pesah, a ricordare quella promessa, quell’impegno che dopo centinaia di anni Theodor Herzl chiamò Sionismo ?
Quest’anno in Italia ricordiamo i 150 anni della fondazione dello stato unitario, la parola Risorgimento esce dai testi scolastici e torna a riproporsi per quello che è stato, un grande movimento per unire tuti gli italiani in un unico stato indipendente, e la fine della sudditanza verso stati stranieri. Dopo anni nei quali gli avvenimenti del Risorgimento erano come avvolti in un’aura di retorica, confinati nei libri studiati per forza sui banchi di scuola, sembrano in questi giorni rivitalizzarsi grazie ad un ritorno di interesse verso un periodo della nostra storia che viene riconosciuto alla base della nostra coscienza nazionale. La polemica nord sud è svanita, o almeno ridotta nella dialettica fra i partiti, non ci coinvolge più come un tempo, riscopriamo alla fine ciò che ci unisce. E, ancora più importante,si guarda quasi con fastidio chi cerca di diminuire, gettare discredito su un passato che torna a creare curiosità e passione.
Non è avvenuto lo stesso con il Sionismo ? Ricordate ? Si cercò subito con il riesumare una affermazione famosa, ‘ un popolo senza terra, per una terra senza popolo’, per minare lo stesso concetto di ‘ritorno’, lasciando credere che quella terra avesse avuto un altro stato, oltre a quello di Israele. Che gli ebrei avessero sempre popolato quella terra dopo il 70 E.V., e a Gerusalemme fossero stati sempre maggioranza relativa, erano espressioni fastidiose, estremiste, occorreva privilegiare l’altro, passare dal sogno di Herzl, realizzato perchè possibile, ad una utopia che avrebbe rischiato di distruggere quanto generazioni di eroi avevano creato. Il Sionismo cominciò a diventate una parola quasi impronunciabile, una etichetta per un prodotto da non esibire. Successe nella Diaspora, ma anche in Israele, tanto che pochi anni fa un gruppo di giovani ha dato vita ad un movimento che si è proposto di ridare visibilità ai valori di quelle radici che hanno permesso la rinascita di Israele. Oggi, di fronte ad una guerra sotterranea che mira a delegittimare a livello internazionale l’esistenza stessa di Israele, è ora di riapproppriarci dell’unico ismo che nel secolo passato ha portato vita e non morte, un’impresa difficile, che molti cercano di cancellare, proprio attraverso la cancellazione di quelle radici piantate con amore e intelligenza da Theodor Herzl.