L'Occidente è latitante mentre infuriano le rivoluzioni e un razzo katyusha colpisce Beersheba
di Piera Prister
Piera Prister
Un razzo katyusha si e’ abbattuto su Beersheba in Israele, provocando panico tra la popolazione e proprio adesso alle ore 23 di Dallas, apprendiamo che anche il Negev e’ stato colpito, non ci sono vittime. E’ un attacco che i supremi comandi di I.D.F. -Israeli Defense Force- si aspettavano da un momento all’altro, perche’ sapevano che Hezbollah, il lungo braccio armato dell’Iran sarebbe tornato a colpire Israele per distogliere l’attenzione internazionale dalla rivoluzione iraniana che sta di nuovo riaccendendosi, giacche’gli Iraniani sono scesi di nuovo per le strade, contro Ahmadinejad. Il ministro degli Esteri israeliano, Lieberman ha dichiarato che Israele non restera’ a guardare.
E intanto, sempre sotto gli occhi imbelli dell’Occidente, il mondo musulmano esplode in un bagno di sangue e le rivoluzioni, estendendosi da un paese all’altro, stanno innescando una dopo l’altra una reazione a catena.
E’ una tragedia. Al momento ci vorrebbe un nuovo Reagan che diede una bella lezione a Gheddafi, bombardandolo. Di lui se ne parlava con aria di sufficienza in Italia, si diceva che era solo un attore di Hollywood e che di certo non era uscito da una famosa “Ivy League University”, mentre invece era un grande leader. Mentre due anni fa tutti erano invaghiti dell’”intellettuale” Obama, tanto che il suo slogan, “yes we can” era rimbalzato da un continente all’altro attraverso l’oceano, come un’eco, e in Italia come qui, veniva ripetuto ad nauseam nelle piazze, alla radio, alla televisione e sui giornali. Invece dopo due anni -che flop- che fiasco! Qui negli Stati Uniti ci ritroviamo con un’assoluta assenza di leadership e chissa’ che cosa ci riservera’ il domani, con un Iran sempre piu’ spavaldo con le sue navi da guerra che attraversano il Canale di Suez, con una Federal Reserve Bank che seguita a stampare dollari anche in assenza di produzione di ricchezza, e con un’enorme dipendenza dal petrolio arabo, visto che le varie amministrazioni americane non hanno mai provveduto a fare trivellazioni sul territorio nazionale. Dimentichi delle lunghe file alle pompe di benzina per l’embargo dei primi anni ’70 e della circolazione a targhe alterne o a piedi, hanno seguitato la loro politica di dipendenza energetica dai paesi produttori, arricchendoli.
Sono invece i popoli musulmani che, infuriati, ora si ribellano, a loro spettano neanche le briciole, delle immense ricchezze che affluiscono nelle tasche dei loro despoti padroni, dai rubinetti d’oro e dai cospicui depositi bancari e le cui mogli fuggono all’estero con le borse piene di valori. Li hanno tenuti oppressi sotto un tallone di ferro, li hanno affamati e deprivati di tutto, sotto gli occhi imbelli e consenzienti dell’Occidente, di un Occidente a pancia piena, con gli occhi bendati che non ha visto la degradazione umana nemmeno quando si recava in vacanza, in quelle terre tanto decantate come paradisi perduti. Salvo poi aprire la borsa e donare una manciata di dollari per mettersi a tacere la coscienza. Paradisi perduti anche per scrittori politici ed intellettuali, presi dal fascino del deserto, come Moravia che di ritorno dallo Yemen disse che li’ il tempo s’era fermato al Medioevo. Gia’ paradisi perduti, ma per chi? Non per le popolazioni che ci vivono, o per il verduriere tunisino che disperato s’e’ appiccato il fuoco o per le donne nascoste sotto vesti pesanti e nere anche sotto il sole cocente, costrette a vergognarsi del loro stesso corpo.
Sono carne da macello, povera gente senza voce, bersaglio di cecchini e di bombe impietose. Corresponsabili sono le cosiddette democrazie, che guardano ma non vedono lo scenario di morte che questi despoti ci stanno preparando. Quelle stesse democrazie che hanno avuto il coraggio di ridicolizzare la dottrina di Bush basata sull’ESPORTAZIONE DELLA DEMOCRAZIA dandogli dell’ “idiota” a tamburo battente, mentre con Gordon Brown, facevano l’occhiolino a Gheddafi rilasciando sotto banco quel mostro di Lockerbie, pur di assicurarsi le commesse di British Petroleum nel golfo della Sirte. Quelle stesse democrazie che scendono a patti con il terrorismo, lo fiancheggiano e ne sono ricattate.
E mentre in Libia gia’ si registrano migliaia di morti accatastati per le strade e si notano prodromi di una guerra civile, in Yemen gli studenti sono scesi in piazza contro il governo filoamericano di Ali’ Abdallah Saleh. Molti sono gia’ caduti ed altri cadranno, perdono la vita senza alcuna possibilita’ di migliorarla per se’, per gli altri o per i propri figli, dato che la loro morte non produrra’ una svolta democratica. Passeranno da un regime repressivo ad un altro e i morti ammazzati, sacrificati sull’altare della rivoluzione, non serviranno alla causa democratica.
Anche in Iran il regime ha paura e si prepara alla repressione perche’ teme una seconda ondata rivoluzionaria. Infatti nella giornata di mercoledi’ 16 febbraio, ci sono stati duri scontri tra manifestanti e forze di polizia durante i funerali di due studenti universitari ammazzati dai Basij in motocicletta, che hanno riacceso la rabbia della popolazione. La protesta sale e gli Hezbollah gia’ si sono mobilitati a Teheran insieme ai Guardiani della Rivoluzione e a milizie mercenarie, perche’ i Mullah che non vogliono un ammunitamento, sanno che l’esercito non sparerebbe mai contro la popolazione inerme, come invece e’ avvenuto in Egitto e Libia.
Per questo -come si legge sul J.Post, 21/02/11 nell’articolo di Yaakov Katz,“Hezbollah might attack Israeli target to help Iran” (Hezbollah potrebbe attaccare Israele per aiutare l’Iran)- lo stato ebraico e’ in stato di allerta perche’ si teme che gli Hezbollah attacchino Israele per distogliere l’attenzione internazionale da quello che si sta preparando in Iran. E proprio oggi 23/02/11 secondo le previsioni, Israele e’ stato attaccato.