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La Stampa Rassegna Stampa
23.02.2011 Germania: riaperte le indagini sul nazista Bernhard Frank
Cronaca di Alessandro Alviani

Testata: La Stampa
Data: 23 febbraio 2011
Pagina: 19
Autore: Alessandro Alviani
Titolo: «Ebreo si finge neonazista per incastrare una SS»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 23/02/2011, a pag. 19, l'articolo di Alessandro Alviani dal titolo " Ebreo si finge neonazista per incastrare una SS ".


 Bernhard Frank

C’ è voluto un broker di informazioni improvvisatosi storico per riuscire nell’impresa in cui i cacciatori di nazisti avevano finora fallito: far riaprire le indagini contro Bernhard Frank, uno dei più noti gerarchi delle SS ancora in vita. Che l’intraprendente Mark Gould non sia uno storico nel senso classico del termine balza subito agli occhi: per le sue ricerche non ha né spulciato negli archivi, né letto decine di libri su Hitler, bensì ha lasciato la sua Los Angeles, si è trasferito in Germania e si è mimetizzato per quattro anni negli ambienti neonazisti. Ha assunto il loro linguaggio, si è tagliato i capelli a zero, ha partecipato alle riunioni dei nostalgici. E alla fine è riuscito a smascherare l’uomo che il 28 luglio del 1941 aveva controfirmato un ordine che condannava a morte gli ebrei delle paludi della Polesia, tra Ucraina e Bielorussia. Tra le vittime c’erano anche 28 familiari di Gould, che ha origini ebraiche.

«Smascherare», in realtà, è un termine relativo: Bernhard Frank non si è mai nascosto, perché nessuno l’ha mai incriminato. Oggi ha 97 anni e gli ultimi decenni li ha passati indisturbato nei pressi di Francoforte sul Meno. Ha addirittura dato alle stampe due libri autobiografici, ancora disponibili sugli scaffali virtuali della libreria online Amazon. Nell’ultimo, uscito nel 2004, racconta di quando, nel 1943, fu nominato comandante e responsabile della sicurezza del Berghof, la residenza di Hitler sulle Alpi Bavaresi. E come, due anni dopo, ricevette l’ordine di uccidere il capo della Luftwaffe, Hermann Göring, colpevole di voler prendere il posto di Hitler.

Frank arrestò Göring per alto tradimento, ma gli risparmiò la vita. Dopo la fine della guerra consegnò senza opporre resistenza il Berghof alle truppe Usa e si ritirò a vita privata, lasciando perdere le sue tracce. Almeno fino a quando alla sua porta non ha bussato il quarantatreenne Mark Gould. Arrivato a lui in modo rocambolesco: a Los Angeles aveva conosciuto per affari una persona che, tra le altre cose, vendeva anche una bandiera nazista, l’aveva comprata e aveva iniziato a collezionare cimeli legati alla dittatura hitleriana. Finché un giorno non decide di rintracciare le persone che avevano arrestat Göring. Si mette in viaggio per la Germania e per quattro anni si infiltra negli ambienti neonazisti. «Sono riuscito a sopportare tutto questo soltanto perché ho escogitato una seconda identità», ha raccontato ieri alla Bild.

A un incontro di nostalgici Gould avvicina per la prima volta Frank, che si fida di lui, decide di incontrarlo decine di volte e un giorno gli scrive anche una lettera. «È lì che ho riconosciuto la firma! Era la stessa che compariva in calce al primo ordine per lo sterminio degli ebrei del 28 luglio del 1941», spiega lo storico improvvisato. «Se le persone sono inferiori dal punto di vista umano o della razza (...) vanno fucilate tutte», si legge in quell’ordine. A quel punto Gould non regge più la messa in scena e, in un ultimo incontro, elenca a Frank i nomi dei suoi familiari uccisi a seguito di quell’ordine. «Sei un mio amico o un mio nemico?» è la reazione del vecchio gerarca. «Sono un tuo nemico, tu hai ucciso la mia famiglia», gli risponde Gould. Che poi deposita una denuncia davanti alle autorità statunitensi, che stanno indagano sul caso insieme ai colleghi tedeschi. Dalla sua Gould, che ha sempre ripreso di nascosto i suoi colloqui con Frank, ha un centinaio di ore di registrazioni in cui l’ex gerarca non prende affatto le distanze dall’Olocausto, anzi.

Qui tuttavia la storia si complica. Fu davvero Bernhard Frank a firmare il primo ordine in assoluto che portò poi all’Olocausto, come sostiene Gould? Il «cacciatore di nazisti» Efraim Zuroff, direttore del Centro Simon Wiesenthal, è scettico. Non ha alcun dubbio sul fatto che Frank sia stato un fervente nazista, ha spiegato Zuroff nelle scorse settimane, ma il suo ruolo viene enfatizzato troppo. Il suo nome, ad esempio, non compare nell’ultima lista dei criminali nazisti più ricercati al mondo diffusa dal Centro Wiesenthal. Secondo alcuni storici, il suo compito si limitava a verificare che le direttive aderissero linguisticamente all’ideologia nazista. Il che, ha fatto notare Zuroff, non equivale a ordinare uno sterminio. E sulla stampa anglosassone c’è già chi non nasconde i suoi dubbi sui reali motivi del broker trasformatosi in storico: Gould ha già annunciato di voler pubblicare un libro e di voler girare un documentario sulla sua caccia al nazista che non si era mai nascosto.

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