La Polemica, di Giorgio Israel
Predicare bene e razzolare male, la politica di Massimo D'Alema
Massimo D'Alema Giorgio Israel
In un’intervista al Sole 24 Ore il Presidente D’Alema ha sentenziato su tutto lo scenario internazionale. Attiriamo l’attenzione sulla seguente sentenza:
Domanda: Israele ha il problema della sua esistenza. E teme evidentemente il venir meno di quelli che considera baluardi davanti al dilagare del fondamentalismo.
Risposta: Intanto usare le dittature come baluardi non è una buona regola. È una politica che può essere utile nel breve periodo, ma alla lunga è destinata ad essere perdente e, comunque, è indegna di un mondo occidentale che fa del rispetto dei diritti umani e di quelli civili e politici la sua bandiera. Ma al di là della indegnità morale è proprio che non è utile.
Indegno di un mondo occidentale… usare le dittature come baluardi. Ma chi è che a Beirut andava a spasso sottobraccio con un personaggio che può essere definito in tutti i modi salvo che come un rappresentante della democrazia e del rispetto dei diritti umani, civili e politici? Era un certo Massimo D’Alema, o ci sbagliamo? Lo faceva, disse, perché bisogna essere realisti: quando uno si sceglie come governanti certi personaggi bisogna farci i conti, anche accettandoli come alleati per mettere in piedi una “missione di pace” (Unifil). Come ha fatto l’altro ieri, dichiarando la necessità di far entrare nel futuro governo egiziano i fratelli Musulmani, quelli che per bocca dell’imam Al-Qaradawi vogliono riconquistare Gerusalemme. Ma ora il Presidente ci dice che venire a transazioni con le dittature è “indegno”, anzi “moralmente indegno”. Per giunta, è anche inutile. Che sia inutile, l’abbiamo visto in Libano. Che sia moralmente indegno lo apprendiamo ora dall’augusta bocca. La quale, evidentemente, vive in un mondo vuoto di specchi.