Balliamo, mentre il Titanic avanza nella notte
Roberto Vecchioni, Helen Thomas
Cari amici, c'è scritto su tutti i manuali e anche sui libri di storia, perfino nei film: in caso di titanici naufragi più o meno incipienti, è necessario ballare e divertirsi.
Come fare? Per esempio è stato particolarmente opportuno seguire il festival di San Remo e applaudire senza minimo dissenso come vincitore il solo cantante italiano che abbia scritto una canzone in lode del terrorismo. Eh sì, la canzone si chiama "Marika" e la trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=BLcWuLMzMbk ; se volete leggervi in pace il testo : http://lyricskeeper.it/it/roberto-vecchioni/marika.html , per uno scambio di lettere con la Comunità ebraica al tempo di uscita della canzone, da cui emerge la grande lucidità teorica ed etica del professore ("'Marika' non è un inno ma la storia vera e senza giudizi di un animo disperato, sospeso tra la vita e la morte. Io fotografo la situazione e fotografare non significa partecipare ma rispondere alla mia necessità di curiosità e di letterarietà."): http://stellearobertovecchioni.splinder.com/post/18484123 , per un giusto commento di Meotti: http://www.ilfoglio.it/zakor/482 ).
Neanch'io voglio fare "un inno" a una società che continua a considerare perbene e anzi intellettuale un tipetto del genere, ma solo darvi "la storia vera" in modo che possiate ballarvi sopra in stile Titanic. E già che ci siamo vi ricordo la storia di un altro personaggio che anch'essa ha avuto delle difficoltà a causa della stupida suscettibilità degli ebrei, ma è fieramente riemersa. Si tratta di una signora anziana, che certamente non per colpa sua nel tempo ha acquisito una fisionomica che la renderebbe perfetta nel ruolo della strega cattiva di qualunque favola. Si chiama Helen Thomas, faceva di mestiere la decana dei corrispondenti della Casa Bianca, prima che l'anno scorso le scappasse dal cuore una divertente indicazione storico turistica. Che le pensa degli ebrei? le chiese qualcuno. E le rispose, più o meno "che se ne andassero via dalla Palestina che hanno rubato, tornassero in Polonia o in Russia, al diavolo!" Su questo diavolo è sorta una disputa filologica, perché qualche lettore mi ha spiegato che si tratta di una tipica interiezione americana, non di terza e definitiva una meta di viaggio, come l'aveva intesa io. Sarà
Fatto sta che la buona Helen, che nel frattempo è diventata eroina del museo arabo americano di Dearborn, Michigan (www.arabamericanmuseum.org ), che sta raccogliendo fondi per dedicarle una statua (http://elderofziyon.blogspot.com/2010/07/arab-american-museum-raising-funds-for.html), e già, per la serie "ti faccio un monumento"... Ma la nostra strega non si è accontentata della gloria, e l'altro giorno è tornata sull'argomento in un'intervista alla CNN (http://www.europe-israel.org/2011/02/helen-thomas-les-juifs-netaient-pas-persecutes-en-europe-apres-la-guerre/), in cui ha sviluppato il suo pensiero su due punti fondamentali. Da un lato ha riconosciuto che rimandare gli ebrei in Germania e Polonia, diciamo fra Dachau e Auschwitz non sarebbe giusto, perché dal quadro mancherebbe la Russia, dove – aggiungo io - c'è tanto posto per il filo spinato.
Dall'altro ha aggiunto una profonda considerazione storica: non si può attribuire agli ebrei che hanno "rubato" la Palestina l'attenuante delle persecuzioni, perché quando l'hanno "rubata", cioè secondo lei nel dopoguerra, "non erano più perseguitati in Europa". Al che si può reagire come qualche volonteroso ha fatto (paziente e democratico benché ex deportato) che ci sono stati pogrom in Polonia e dintorni anche dopo il '45 contro i sopravvissuti; oppure far notare che Eretz Israel non era mai stata abbandonata del tutto degli ebrei e le ondate migratorie che hanno portato alla fondazione di Israele sono iniziate a metà Ottocento, un secolo prima della Shoà; o magari nello spirito del Titanic citare Monsieur De La Palisse (nobile personaggio, non sospetto di sionismo, il quale però, ve lo ricordate, un quarto d'ora prima di morire era ancora vivo) e ammettere che sì, in effetti, quelli che dopo la sconfitta e l'occupazione militare della Germania riuscirono a rifugiarsi in Eretz Israel non erano perseguitati dai tedeschi, ma solo dagli arabi e dagli inglesi (la storia dell'Exodus).
Ma non importa, come nel caso dell'eroe nazional-popolare "professor" Vecchioni, anche la "giornalista" Thomas è un personaggio dei media. Il meglio che se ne può fare, mentre il nostro Titanic europeo viaggia nella notte pronto ad accogliere con gioia e disponibilità l'iceberg che lo farà affondare, è ballare. Magari al ritmo delle composizioni vecchioniane. Buon divertimento!
Ugo Volli