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Vittorio Emanuele Parsi e l'Unifil 21/02/2011

Copia di una e-mail inviata a Vittorio Emanuele Parsi :

L’articolo pubblicato oggi con la sua firma mi induce a scriverle.
Lei afferma all’inizio che, a sud del fiume Litani, dove sono presenti gli uomini di Hezbollah e le truppe Unifil (oltre ad una presenza poco più che simbolica di un esercito nazionale che nulla può contro lo strapotere di  Hezbollah), la situazione sarebbe idilliaca. Non so se lei si sia recato sul posto, ma certamente non può ignorare che l'arsenale bellico in mano a Hezbollah oggi è non solo infinitamente maggiore di quello esistente  alla fine delle operazioni del 2006, ma anche, stando alle fonti più attendibili, più consistente di quanto non lo fosse all'inizio di tali operazioni. Parimenti non può ignorare che tutte le dichiarazioni ufficiali, in Libano come ovunque altro nella regione, sono unicamente quelle consentite da chi detiene il potere, nel caso specifico da Hezbollah (e tacere su questa realtà, da parte di chi avrebbe il compito di aiutare i lettori a comprendere la situazione, mi sembra estremamente grave). Del tutto arbitrarie sono dunque molte delle sue affermazioni, fra cui quella che Hezbollah non avrebbe potuto ricostituire le proprie posizioni militari nella zona a Sud del fiume Litani. Vero è invece che le truppe del generale Miglietta non hanno "mai dovuto procedere a sequestri di armi pesanti", né hanno "potuto individuare alcuna attività addestrativa da parte di questa o quella milizia in tutto il territorio". Vero proprio in senso letterale: le truppe dell'unifil non hanno da Hezbollah il permesso di sequestrare armi, né di ficcare il naso nelle attività di addestramento, né di entrare nei villaggi e in tutti i luoghi stabiliti da Hezbollah, e, diligenti marionette agli ordini del padrone, si guardano bene dal disobbedire, e stanno a guardare mentre le milizie continuano indisturbate ad ammassare decine di migliaia di razzi in scuole, ospedali e abitazioni civili.
Mi permetta di dirle che questo suo silenzio sulla reale situazione è, per me, sintomo di grave complicità con Hezbollah, legato al regime dei mullah iraniani, che lei, su chissà quali basi, visto che i loro appelli alla distruzione di Israele e allo sterminio degli ebrei tutti non sono mai cessati, definisce meno intrattabili che in passato.
La sua posizione diventa poi del tutto chiara, ma non per questo meno riprovevole, almeno a parer mio, quando si riempie di un (legittimo?) orgoglio, per l’opportunità di celebrare in modo ulteriore e concreto i 150 anni dell’unità nazionale. Sembrano quasi parole tratte da qualche discorso del ventennio. Non è quindi casuale se proprio la annunciata, doverosa sentenza del tribunale speciale che ha indagato sull’assassinio del presidente Hariri - da lei sprezzantemente definito "un’altra «creatura» dell’Onu - sia da lei paventata come la peggiore delle sciagure che potrebbero abbattersi sul Libano. Vero trionfo dell’ingiustizia più bieca, che non vorremmo più sentire nel nostro Paese.

Emanuel Segre Amar


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