IC 7 - Il commento di Daniele Scalise Dal 13/02/2011 al 19/02/2011
Testata: Informazione Corretta Data: 21 febbraio 2011 Pagina: 1 Autore: Daniele Scalise Titolo: «Il commento di Daniele Scalise»
Il commento di Daniele Scalise
Daniele Scalise
Informazione Corretta mi ha proposto di commentare gli articoli della stampa italiana dal 13 al 19 febbraio e non posso altro che constatare, una volta di più, che la comunicazione debole e malfida su quel che sta avvenendo nei paesi arabi non può sorprenderci anche se non deve smettere di indignarci. Poche le voci che danno notizie corrette (in nome di un espediente retorico che fa dire che “la verità non esiste”), pochissime quelle che cercano di decrittare i segnali non sempre ovvi (ma spesso lapalissiani), ancor meno quelle che tentano un ragionamento magari meno rassicurante su quel che avviene a un’ora di volo dal nostro Paese. Passano per isterici e petulanti coloro che non si accontenano di accarezzare pigramente le vane sicurezze di una civiltà che rischia grosso ma non osa dirlo. A chi cerca di parlar chiaro e di ragionare viene attribuita una faziosità congenita e poco interessante, tant’è che quel che scrivono non suscita reazioni e dibattito ma al massimo qualche alzata di spalle. La voce libera e potente di Fiamma Nirenstein – tanto per citare un esempio – sembra perdersi in un deserto abitato da fantasmi accecati dall’odio contro le democrazie e dal rispetto timoroso nei confronti di un Islam dilagante. Quella fiammeggiante di Ugo Volli mi pare costretta in un recinto (che io amo ma che mi pare insufficiente) mentre meriterebbe di essere ampiamente conosciuta perché obbliga a una resa dei conti, a un giudizio, a una presa di posizione intellettuale, morale e politica. Giulio Meotti che puntualmente racconta e spiega un mondo complicato e pericoloso, viene trattato con sufficienza e fatto passare per “l’ultima trovata di Ferrara” (parole testuali di un collega a cui mi sono preso il gusto di dare dell’imbecille e che però esprime il sentire prevalente dello snobismo giornalistico analfabeta). Mai che si entri nel merito. Mai che si contestino le tesi, i dati, i riferimenti. Mai che ci si appassioni, pur da punti diversi e perfino lontani, a un dibattito che dovrebbe avere però a denominatore comune l’amore per la libertà. Il destino geografico è anche inevitabilmente politico, eppure sembra che molti nostri osservatori ne siano gioiosamente e infantilmente inconsapevoli. Di fronte alle rivolte nei paesi arabi le cronache e i commenti spesso appaiono inadeguati per non dire patetici. I Fratelli Musulmani passano per essere un movimento ‘etnico’ che avrebbe il merito di scuotere i potentati locali e buttar giù quei despoti che governano milioni di uomini e donne soggiogati dalla miseria e dall’ignoranza. Pochi dicono l’odio feroce antioccidentale e antisemita che anima la congrega che trova la sua guida in quel torvo Yusuf al Qaradawi le cui parole dovrebbero far tremare il cuore a questa dannata, stupida, ingorda, vile e sempre più inutile Europa. Continente che non riesce e non vuole capire il rischio feroce che sta correndo o per interessi di bottega o per ormai connaturata incapacità a vedere quel che sta succedendo sull’uscio di casa. La stampa italiana? Salvo – come dicevo prima – sporadici esempi, si accoda a un sentimento comune in cui si mescolano pigrizia e luoghi comuni, incoscienza e malafede, vecchio e novello antisionismo, ignoranza storica. Se ai tempi della rivolta khomeinista avevamo la scusante di essere tutti (quasi tutti) piuttosto impreparati, oggi nessuno può fingere di non sapere. La macchia d’olio ha raggiunto le nostre coste, ha travalicato i nostri confini, siede alle nostre tavole, va a scuola con i nostri figli, prega (prega?) dietro alle nostre case. I media italiani affrontano in modo sgraziato e incosciente la realtà islamica perché a loro volta riverberano la politica di un Occidente che si sta dimostrando altrettanto goffo e irresponsabile. Il guaio è che media e politica, nutrendosi reciprocamente, esprimono e formano l’opinione comune. Un disastro, appunto. C’è da rimanere annichiliti di fronte a quel coacervo di sentimenti dominati da una coscienza gracile e fangosa dove le parole democrazia e libertà sono balocchi piuttosto che valori irrinunciabili senza dei quali non vale la pena di essere vivi. Spero non sia considerato un banale omaggio a chi mi ospita se dico che Informazione Corretta svolge sempre di più un ruolo che mi pare essenziale per chi come me lavora nei media. E’ un modo acuto, coerente e rigoroso di segnalare la sciagurata accondiscendenza e l’insopportabile disinformazione. Ed è anche un modo che ti fa sentire meno solo e disperato in un mondo di matti e mascalzoni.