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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.02.2011 Egitto, un profilo della nuova generazione di Fratelli Musulmani
Il giudizio di Davide Frattini un po' troppo ottimista

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 febbraio 2011
Pagina: 18
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Generazione X dei Fratelli Musulmani: Noi blogger fra Islam e modernità»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/02/2011, a pag. 18, l'articolo di Davide Frattini dal titolo " Generazione X dei Fratelli Musulmani: Noi blogger fra Islam e modernità ".

La gioventù e l'utilizzo di internet non sono sufficienti a modificare l'impostazione radicale dei Fratelli Musulmani, il ruolo di Al Jazeera nella rivolta del Cairo dimostra come l'utilizzo dell'informazion e elettronica sia oggi persino più usato dagli estremisti che non dai moderati.
Le dichiarazioni che riporta Frattini nell'articolo che segue non lasciano immaginare uno scenario positivo per l'Egitto qualora i Fratelli Musulmani dovessero vincere le elezioni. Sempre marcato l'odio verso Israele.
Ecco il pezzo:


Fratelli Musulmani

Magdy porta in fronte il callo della devozione e sui polpastrelli le impronte della tastiera. Prega e scrive, ubbidisce e dissente, partecipa e si nasconde, oppone l a trasparenza d i I n t e r n e t all’opacità di un movimento difficile da decifrare. Ha 32 anni e nel 1994 è entrato nei Fratelli Musulmani. Adesso segue le attività tra gli studenti universitari. Giovane che parla ai giovani, ha faticato a farsi ascoltare dagli anziani dell’organizzazione. Che sospettavano di questi ragazzi, dei loro blog, dei loro diari digitali e di quello che comportavano: le riunioni, i dibattiti, le critiche e le strategie sono state per la prima volta raccontati all’esterno, rivelati anche a chi non ha scelto di uniformarsi alla dottrina fondata da Hassan al-Banna nel 1928. «Ho cominciato cinque anni fa— dice— per spiegare agli altri egiziani chi siamo. Per dimostrare che anche noi facciamo parte di questa società. I leader si sono spaventati, perché sono abituati a muoversi come un gruppo, non come individui. I controlli del regime hanno compresso le persone e le idee» . Attraverso la rete, Madgy è entrato in contatto con i blogger laici che hanno coordinato i diciotto giorni di rivolta contro Hosni Mubarak. È un buon amico di Hossam Hamalawy, marxista e giornalista. I giovani Fratelli su Internet crescono, diventano 3-400. In quell’anno, il governo egiziano decide di reprimere anche la libera espressione online. Magdy viene incarcerato per sei mesi, era già successo nel 2000. Nel 2009, al ritorno da un viaggio in Turchia per studiare l’esecutivo guidato dagli islamici di Recep Tayyip Erdogan, lo fermano per dieci giorni. Piange mentre ricorda la prima volta, le prime torture: «La polizia mi ha tormentato con le scariche elettriche» . Sorride mentre ricorda la sera del 25 gennaio, in piazza Tahrir con la moglie e la figlia («È il giorno del suo compleanno » ): «Ricevo una telefonata dal direttivo dei Fratelli Musulmani. Mi dicono: "Non vieni? C’è la riunione". Rispondo: "Ci sono migliaia di persone in piazza, la rivoluzione è cominciata". Non lo sapevano, non se ne erano accorti» . Madgy l’ha saputo via Facebook, un messaggio dalla pagina Siamo tutti Khaled Said, quella amministrata da Wael Ghonim, il manager di Google tenuto per dodici giorni dagli sbirri di Habib al-Adly, l'ex ministro degli Interni. «Noi dobbiamo essere parte della rivolta, ma i risultati appartengono a tutto il popolo, non a un movimento» . I Fratelli hanno prima fiancheggiato le proteste, poi hanno deciso di partecipare. In piazza Tahrir sotto l’assedio delle bande mandate dal regime (a dorso di cammello e cavallo), gli attivisti islamici hanno messo a disposizione il loro addestramento e la capacità di organizzarsi. Fianco a fianco sulle barricate dei ragazzi cresciuti nel quartiere elegante di Zamalek. Banditi dal 1954 (hanno partecipato alle elezioni con candidati indipendenti), annunciano di voler fondare un partito. La nuova legittimità politica garantisce che i generali della giunta invitino un loro studioso nel comitato formato per presentare le modifiche alla Costituzione. Ed è la prima volta che la televisione di Stato trasmette un’intervista con il portavoce Essam el-Erian. Gli Stati Uniti esprimono preoccupazione per «la retorica anti-americana» , ma in pubblico non pongono veti alla loro partecipazione al governo. I rapporti con Israele e il rispetto del trattato di pace sono difficili da affrontare anche per Magdy, che risponde con una provocazione: «Perché non trasferite lo Stato ebraico in una parte dell’Italia? La Palestina è dei palestinesi» . La revisione della Costituzione tocca un altro punto fondamentale per il movimento islamico: aprire la presidenza alle donne e ai non musulmani. «Non ho nulla in contrario» , assicura Mohamed Osman. È un farmacista di 29 anni e come Magdy è stato uno dei primi blogger tra i Fratelli, quando ha iniziato a scrivere per un sito collettivo che denunciava gli abusi e le violenze della polizia. «La nostra tolleranza è cresciuta. Internet ci ha insegnato ad ascoltare gli altri, non solo i nostri leader» .

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