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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.02.2011 Egitto: Il ruolo dei militari
L'analisi di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 12 febbraio 2011
Pagina: 5
Autore: Davide Frattini
Titolo: «L'ombra del generale che parla con gli Usa sulla transizione guidata dalla 'giunta'»

Con il titolo "L'ombra del generale che parla con gli Usa sulla transizione guidata dalla 'giunta' " Davide Frattini analizza il ruolo dell'esercito nella caduta di Mubarak. Sul CORRIERE della SERA di oggi, 12/02/2011, a pag.5.


Hussein Tantawi

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI IL CAIRO — L’immagine è senza audio. Quel che si vede è un giovane smagrito e spaurito, di spalle. Impartisce una lezione all’elegante signore che lo sta accompagnando con l’auto blu del partito. «Gli ho chiesto di andarsene, è l’unica scelta che potrebbe restituirmi il rispetto per lui» , racconta poi Wael Ghonim, il manager di Google diventato volto della rivolta. E’ la sera del rilascio, dopo dodici giorni di detenzione illegale, tenuto bendato dagli agenti in borghese che l’hanno portato va, poche ore prima di una manifestazione. Hossam Badrawy ha esaudito la richiesta solo ieri. Con le sue dimissioni da segretario generale dell’Ndp (era stato incaricato meno di una settimana fa) il partito Nazionale Democratico sembra sparire dal Paese che ha dominato per oltre trent’anni. E’ stato fondato nel 1978 da Anwar Sadat ed è diventato lo strumento di controllo elettorale che ha permesso a Hosni Mubarak e ai suoi fedeli di restare al potere. Mohamed Hussein Tantawi, ministro della Difesa nel governo che lui stesso ha dissolto, non è un membro del partito. Come non lo sono gli altri componenti del Consiglio supremo delle forze armate. Il comitato militare capeggiato da Tantawi è composto da generali senza la tessera: Reda Mahmoud Hafez Mohamed è comandante dell’aviazione; Sami Hafez Enan, il capo di Stato Maggiore, guida gli oltre 460 mila uomini in divisa; il viceammiraglio Mohab Mamish comanda la Marina. Il feldmaresciallo Tantawi— ha rivelato Wikileaks — era chiamato «barboncino» di Mubarak dai suoi ufficiali. Che non lo rispetterebbero malgrado le tre guerre combattute contro Israele e il ruolo nel primo conflitto del Golfo (1991), quand’è diventato ministro. Durante i diciotto giorni di crisi e disordini, si è sentito cinque volte con Robert Gates, il capo del Pentagono e principale sponsor finanziario dell’esercito egiziano, che riceve 1,3 miliardi di dollari l’anno in aiuti dagli Stati Uniti. Il ruolo di Suleiman, generale nominato vicepresidente, non è chiaro. E’ stato a lui a leggere le poche frasi che annunciavano le dimissioni di Mubarak, le parole sono state dettate dai militari. «I discorsi del raìs e di Suleiman giovedì notte — spiega l’analista Safwat El-Zayat al sito di Al Ahram — non sono stati concordati con i vertici delle forze armate. Anzi sono stati una sfida al potere dei militari» . La replica è arrivata ieri con il comunicato numero 3 del Consiglio, che elogia Mubarak per aver lasciato «nell’interesse della nazione» . Gli Stati Uniti — raccontano sempre i cablogrammi diplomatici diffusi da Wikileaks— giudicano Tantawi «resistente al cambiamento» : «Si è sempre opposto alle riforme politiche ed economiche che vede come un pericolo per il potere centrale» . E poco a suo agio anche con «la guerra al terrorismo » , che invece ha ricevuto il sostegno e le informazioni di Suleiman, come capo dei servizi segreti. I manifestanti promettono di monitorare le promesse del Consiglio militare, le tappe verso le elezioni libere e la democrazia. Temono la Storia: tutti e quattro i presidenti egiziani, dal colpo di Stato anti-monarchico del 1952, sono emersi dalle forze armate.

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