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L'intervista rilasciata da Teodorakis al giornale greco circa le ragioni della crisi del suo paese e la presentazione spregiudicata delle cause della crisi come ascrivibile alla "solita lobby giudaica" che governa oscuramente la finanza mondiale, non costituisce tanto ragione di preoccupazione per la sua esattezza tecnica in quanto chi fa le dichiarazioni non ha alcuna cognizione in materia di economia. Nondimeno il carattere preoccupante di esternazioni mediatiche come questa è che, sia pure grossolanamente, si fondano su fatti di innegabile evidenza economica internazionale, mistificare i quali per dare la colpa alla finanza ebraica internazionale di ogni disastro economico di una nazione è stato il mezzo principale di propaganda e scalata al potere del fascismo e del nazismo. Sul piano strettamente tecnico e macroeconomico, la crisi della finanza pubblica greca è dipesa dalla incontrollata emissione di titoli del debito pubblico senza correlativa ricchezza patrimoniale nè aurea nè finanziaria e nemmeno fondiaria da legittimarne la emissione e la circolazione "causale" come si dice in economia, cioè con rappresentatività speculare di un reale patrimonio di convertibilità. Quindi, la scelleratezza risale al governo greco, non agli operatori internazionali che hanno acquisito in portafoglio questi titoli, stante l'alta redditività finanziaria, siano essi di banche legate al capitale finanziario ebraico internazionale, siano di fondi comuni ad alta capitalizzazione monetaria o numeraria. Poichè tali obbligazioni finanziarie esigibili nei confronti dello Stato greco era diritto dei legittimi portatori di esse, investitori istituzionali, richiederne il pagamento in moneta comunitaria europea stante la iscrizione della Grecia in tale ambito, in senso tecnico non è censurabile la richiesta di conversione e liquidazione di tali titoli in moneta corrente eurocomunitaria e la critica che viene mossa agli operatori internazionali portatori dei titoli greci e richiedenti la esigibilità di essi in euro, è una critica popolare e demagogica ma soprattutto è una critica da incompetenti. Le ragioni della Germania circa la refrattarietà a collettivizzare con fondi speciali ad hoc finalizzati a ponderare il rimedio per queste inevitalibili crisi cicliche delle economie nazionali più disastrate, ripartendone l'onere fra i paesi dell'euro, sono il segnale che il fallimento della politica comunitaria dell'euro come moneta unica e della unitarietà della politica economia europea ormai è un fatto conclamato denunciato come tale dalla sola economia nazionale europea attuale, quella tedesca, in grado di escludere per la propria finanza il ricorso a petizioni comunitarie di aiuto finanziario. E' fallito il progetto comunitario dell'euro perchè un regime economico internazionale comunitario che tenti di aggregare paesi ad economia pastorale con paesi ad economia nucleare è una idea che nasce fallimentare, che non poteva durare e che infatti non è durata, in quanto il crollo del sistema dell'euro è questione di mesi. La prova che la"lezione di economia" di Teodorakis si iscrive in un ambito di farneticazioni ideologiche e non di ragionamento economico, è data dalla cronaca del processo di appello alle B.R. tenutosi a Milano nel marzo 2010: i nuovi proclami dei brigatisti, urlati in udienza e quindi da considerare anticipazioni di programma, non colpiscono più i magistrati o gli uomini politici o l' alta burocrazia statale giuslavorista o accademica in passato considerata responsabile di tutti i mali del proletariato. I programmi di lotta oggi colpiscono "i responsabili di chi ha affamato le masse proletarie greche": spiegare loro che una realizzazione rigorosa del loro programa comporterebbe attentati ai governanti greci e non ai finanzieri internazionali invece da loro indicati come il "male" attuale da annientare, sarebbe tempo perso. Come è tempo perso spiegare alla gente che Teodorakis parlava con bocca propria e idee islamiche, giacchè la nuova ondata antisionista sul piano finanziario ha accusato il colpo principale non tanto con le speculazioni di Wall Street sui titoli europei delle economie da orto botanico, quanto sul fatto che solo Israele è rimasta estranea alla bancarotta della bolla speculativa e questo alimenta l'accidia del'ignorante quanto stupisce il vero tecnico della finanza, perchè il "miracolo" di Israele è la manovra di Fischer, il nostro ministro dell'economia il quale ha solo applicato alla propria bilancia dei pagamenti e del debito internazionale le regole di una autentica economia capitalistica, e quindi non comunitaria. Ottenendo quel "miracolo" che i tedeschi oggi sono i primi a voler imitare, i primi ad aver capito che, uno alla volta, tutti i paesi dell'euro stanno "grecizzando" e il processo di grecizzazione è assai più intenso proprio all'interno di quei paesi in cui la crisi si può ottenere con le mutande di una ragazza o la marchetta di una attricetta. I soli argomenti sui quali l'intelligenza economica della sinistra riesce a fondare le ragioni della critica. Dello stesso livello di quella di Mikis. Consoliamoci: fra qualche mese, risolto il problema iraniano, che costituisce una variabile economica quindi e non militare, sarà l'europa a cercare patti economici con Israele. Quantomeno per imparare come si fa a fare una economia da primato in una condizione oggettiva che consentirebbe a malapena, se gestita da comunisti ignoranti, un equilibrio dei conti pressochè greco. Israele siamo sempre noi. Vitaliano Bacchi |
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