Che straordinario spettacolo, le masse in tumulto 09/02/2011
Che straordinario spettacolo, le masse in tumulto
Cari amici, cosa pensate che stia succedendo in Egitto? Una rivoluzione, un tumulto, un colpo di stato, l'uscita allo scoperto degli islamisti, un trionfo della libertà, un rischio gravissimo per Israele? Forse sarà così, qualcuna delle ipotesi che ho elencato sarà vera. Ma non è quella che conta. Ciò che importa negli eventi egiziani l'ho capito ieri leggendo un articolo di Gian Enrico Rusconi sulla Stampa (se non l'avete letto potete trovarlo qui: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=38456). Quel che sta accadendo, secondo Rusconi è Questo: uno "spettacolo straordinario". Ecco, le persone acute si riconoscono per le loro intuizioni spesso non esplicitate, magari non chiare a loro stessi. Rusconi senza dubbio è acuto e colto, ma questa intuizione l'ha buttata lì senza badarci in una di quelle frasi esageratamente ottimiste, piuttosto ripetitive e forse neppure tanto vere che si scrivono sui giornali in questi giorni: "lo spettacolo straordinario di centinaia di migliaia di persone che coraggiosamente e pacificamente hanno messo in ginocchio un regime." E però quelle due parole "spettacolo straordinario" dicono qualcosa di importante. Sono un'intuizione da prendere sul serio.
Ecco, quel che è successo in Egitto e prima in Tunisia per gli europei, per gli intellettuali europei, per i più colti e intelligenti fra gli intellettuali europei, è "uno spettacolo straordinario". Che cos'è uno spettacolo? Qualcosa che svaga, diverte, che porta lontano dalla ripetitiva realtà di tutti i giorni, che fa provare emozioni forti ma senza pericolo – perché non lascia traccia, finisce quando si riaccende la luce. Andiamo al cinema o a teatro, siamo coinvolti in morti, lacrime e lutti, amori e avventure mozzafiato, sappiamo continuamente che è "per finta", che non c'è niente di vero ma per l'appunto "facciamo finta" di crederci. Ci emozioniamo per delle ombre colorate. Ci interessiamo, ci commuoviamo: "ho pianto tanto, mi sono divertita moltissimo..." come diceva una signora di mia conoscenza. Andiamo allo stadio, partecipiamo alla battaglia simbolica della partita, vinciamo o perdiamo, ma alla fine non succede niente. Il giorno dopo non siamo né più ricchi né più poveri (il totocalcio è un'altra cosa), né più sani né più malati.
Ecco, uno spettacolo è qualcosa che ci emoziona tanto più liberamente quanto meno c'entriamo. "Straordinario" poi è il modo corretto e beneducato per dire quello che Abatantuono, credo, chiamava "ecceziunale veramente": non uno spettacolo qualunque, ma qualcosa di grosso, una finale di coppa del mondo, l'Olimpiade, il Flauto magico con la regia di Peter Brook, il film dei dieci Oscar.
Lo "spettacolo straordinario" di questi giorni, se consiste nel fatto che "migliaia di persone che coraggiosamente e pacificamente hanno messo in ginocchio un regime", forse è straordinario davvero (i poveri ragazzi iraniani l'anno scorso, che potrebbero essere indicati contro l'eccezionalità come precedente, non ci sono riusciti a mettere in ginocchio il loro regime, ma in pochi allora si sono emozionati per lo spettacolo, chissà perché... E neanche ci sono riusciti i libanesi che quattro anni fa si ribellarono contro gli assassini di casa e credettero di aver restaurato la democrazia, ma non misero in ginocchio Hezbollah e i suoi potenti protettori, come si è visto).
Il fatto è che quello egiziano, come quello iraniano e anche quello tunisino non sono affatto spettacoli, nel senso che vi ho accennato: non possiamo goderci la storia, facendo il tifo per chi ci va più simpatico (o per chi la sceneggiatura mira a farci trovare più simpatico), senza che la cosa influenzi minimamente il nostro destino. Perché una marea islamista che ricopra tutta la sponda sud del Mediterraneo non è un problema solo per Israele, ma anche per l'Europa e per l'Italia. In altri termini: lo spettacolo forse c'è ed è pure straordinario; solo che ne siamo attori (nella parte dei candidati alla sconfitta). Ma pensarsi come spettatori è più comodo, rende tutti più allegri e irresponsabili. Come quelli che in uno spettacolo famoso ballavano mentre il Titanic si avvicinava all'iceberg.