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Informazione Corretta Rassegna Stampa
08.02.2011 Gerusalemme tra mito e utopia
commento del critico d'arte Janus

Testata: Informazione Corretta
Data: 08 febbraio 2011
Pagina: 48
Autore: Janus
Titolo: «Gerusalemme tra mito e utopia»

Riportiamo da GRAPHIE, rivista trimestrale di arte e letteratura, n°52 l'articolo del critico d'arte Janus dal titolo " Gerusalemme tra mito e utopia ".

Per scrivere a Graphie, cliccare sull'e-mail graphie@ilvicolo.com


Gerusalemme

Gerusalemme è la città più misteriosa del mondo. È  stata creata direttamente da Dio con il vento e con la sabbia del deserto. È fatta di sole e di pietre sul-furee. È una città filosofica, è la dimostrazione logica d’una verità che i filosofi antichi hanno sempre cercato: l’immobilità nella trasformazione e la mutevolezza nell’immobilità, avrebbe potuto essere la città di Eraclito, nulla si muove nella materia e tutto incessantemente si muove e si trasforma, mai nulla è nello stesso posto e tutto è sempre in un posto differente, e se Eraclito diceva: “mai due volte nello stesso fiume”, Gerusalemme avrebbe potuto dire: “mai lo stesso granello di sabbia”. I filosofi greci avrebbero dovuto prendere Gerusalemme come esempio dell’eternità del divenire.
Nel mondo molte città hanno cambiato nome e perfino l’origine dei loro abitanti non è più la stessa, oppure sono scomparse, si sono ridotte ad essere semplici siti archeologici. Gerusalemme è un’archeologia vivente. Salomone non si è mai molto allontanato dalle sue pietre, quello che rimane del Muro del Pianto congiunge il presente al passato, i rimpianti del passato e quelli del presente, le lamentazioni, che sono sempre eterne, il centro storico conserva la sua antichissima anima. Gli antichi profeti probabilmente riconoscerebbero ancora  oggi le sue strade o, almeno, quelle che erano un tempo. Roma o Parigi o Londra non assomigliano più alla Roma repubblicana ed imperiale o alla Lutetia delle origini o alla Londinium che avevano conosciuto le legioni romane. Sorgono più o meno nello stesso luogo, dove ebbe inizio la loro vicenda, ma è come se avessero cambiato il sito mitico della loro fondazione. Gli abitanti di quelle città non sono più gli stessi, hanno cambiato la loro maniera di vestirsi e di pettinarsi; gli abitanti di Gerusalemme sono gli stessi ebrei che la fondarono migliaia di anni fa, anche se vengono da mille altri luoghi della terra, perfino fisicamente non sono cambiati, e per un motivo semplicissimo, sono rimasti fedeli alla loro memoria ed ai loro ricordi. A Roma ed a Parigi non si parla più latino da molto tempo, a Gerusalemme si parla ancora l’ebraico degli avi. Gli at-tuali abitanti di Roma e di Parigi oggi professano una nuova religione, ma in passato credevano in Zeus e negli Dèi dell’Olimpo o in altre divinità ancora più antiche che hanno dimenticato (secondo  Andrea Carandini nel suo volume La nascita di Roma prima della cultura greca esisteva nel Lazio una protostoria che prendeva il nome di divinità autoctone come Fauno o Giano e molte altre). Gli Dèi cambiano incessantemente, seguono il destino degli uomini, muoiono come gli uomini, non sempre risorgono. Ora con un balzo storico durato millenni quelle città hanno perfino un altro nome. A Gerusalemme dopo migliaia di anni viene adorato lo stesso Dio di cui parla l’Antico Testamento e perfino le ceri-monie religiose ed i miti sono identici. Oggi a Roma ed a Parigi ed a Londra sono state costruite chiese che gli antichi romani non sarebbero più in grado di riconoscere. A Roma ed a Atene sono cambiate le parole dei libri sacri che i nuovi fedeli leggono e perfino la loro interpre-tazione, non c’è più la Sibilla che con “folle voce” parla del futuro o della felicità, ma a Gerusalemme viene con-sultata la stessa Bibbia degli avi. In altre parti del mondo esistono oggi un’infinità  di religioni ed ognuna è considerata dall’altra una eresia, sono quasi sempre re-ligioni straniere, religioni che sono trasmigrate da un luogo all’altro, religioni che vengono da lontano, che sono nate nel Medio Oriente; il cristianesimo ha le sue origini nel deserto infuocato della Galilea. A Gerusalemme non hanno bisogno di andare così lontano, gli ebrei hanno ritrovata intatta la loro religione nella loro antica città. È un miracolo unico nella storia del mondo, ma questa è la forza dei Miti che si impossessano di Eva e di Adamo o di Abramo e di molti altri protagonisti dell’Antico Testamento e li hanno fatti diventare moderni, camminano ancora tra di noi. Sono entrati nel mondo occidentale come è accaduto alle fiabe ed alle leggende dai molteplici volti. Mito è conoscenza.
Il mistero di Gerusalemme è complesso, gli ebrei che sono ritornati nella loro capitale hanno ri-trovato l’eco della loro storia, come se non si fossero mai allontanati, come se fosse rimasta immutata nelle loro coscienze e nella loro memoria, l’hanno resa moderna,  di una modernità che non esiste altrove, di una modernità malinconica, di una modernità struggente, ma molti non l’avevano mai abbandonata, nemmeno nei momenti più duri della loro storia. All’inizio Gerusa-lemme è stato un paese ebraico. Non è cambiato nulla anche se molte cose sono ora cambiate. In seguito Geru-salemme è diventata romana, ha perfino cercato di cambiare il nome, è stata ribattezzata Aelia Capitolina, ma è un nome assurdo ed è durato poco. Prima ancora c’è stato un tentativo di farla diventare una città greca, ma sarebbe stato un paradosso. In seguito Gerusalemme è diventata egiziana quando è caduta sotto la domi-nazione dei Mamelucchi che avevano preso il potere in Egitto. Per oltre quattro secoli è diventata ottomana quando l’Impero Turco si sostituì agli egiziani, ma anche l’Impero Turco non cambiò il suo nome  e nemmeno le sue abitudini. Non riuscì a trasformarla in una città turca, la considerò sempre una terra di conquista, una terra di passaggio, un presidio per il suo esercito, che non arruolò mai i suoi abitanti, era una terra di nessuno, era soltano un arido deserto e mentre altrove l’Impero ottomano nominò governatori per l’Egitto o la Siria o altre parti del suo impero, sembra che a Gerusalemme non abbia mai nominato un governatore con un  potere autonomo. Non poteva farlo perché nonostante tutte le sue trasformazioni la Palestina non esisteva, esisteva la Giudea, esisteva una città come Gerusalemme, rimasta una città ebraica con i suoi usi ed i suoi costumi ed in tutti quei secoli, nell’interno della città, sopravvisse una numerosa comunità ebraica ed era l’unica che con il suo lavoro e la sua operosità permise alla città di sopravvivere e perfino di prosperare. Questa comunità ha dato un senso alla città, anche se venne umiliata, ma la sua forza e la sua civiltà intimidivano. Faceva parte di una storia che era impossibile cancellare, che nemmeno i campi di sterminio nazisti con i suoi milioni di morti hanno potuto cancellare. Era una città che non voleva cambiare il suo pensiero fondamentale, che ha conservato nel tempo la propria anima. Molte altre città hanno dimenticat0 il loro passato o lo guardano con indiffe-renza, è diventato puramente un fatto scolastico; gli attuali romani o gli attuali ateniesi non si riconoscono più nei loro predecessori, e forse ne hanno avuti troppi per ricordarsi di tutti; perfino gli abitanti del Cairo non si ricordano più della splendida civiltà che li ha preceduti, fatta eccezione per qualche straordinario archeologo che continua a ricercarne le antiche vestigia. Il mondo talvolta tradisce il proprio passato, a Gerusalemme questo non potrebbe succedere. È rimasta ebraica come in passato. Quello che è successo dopo il crollo dell’Impero ottomano è storia recente e non è necessario ricordarlo.
Gerusalemme ha avuto molteplici anime, ma poi in fondo è come se avesse un’unica anima, quella ebraica che contiene tutti i fantasmi che sono passati tra le sue mura nel corso di migliaia di anni, perfino l’anima cristiana, perfino l’anima musulmana che non sarebbero esistite senza l’apporto dell’ebraismo. È stata sfiorata da altre civiltà e da molti imperi che sono crollati da tempo, ma è rimasta una città fedele a se stessa, nonostante le sue molte contraddizioni. È una città mitologica vivente che esisteva già all’epoca della favolosa Babilonia, sede di un impero sterminato, ma Babilonia più non esiste, è solo un ricordo archeologico. Sarebbe affascinante rivedere o visitare l’antica Babilonia con i suoi giardini pensili, doveva essere una città meravigliosa, ma oggi è soltanto sabbia e polvere, un oggetto di studio. È possibile invece rivivere il passato nella Gerusalemme attuale, come se i profeti che l’hanno conosciuta non si fossero mai allontanati. È una città magica poiché nel suo interno il presente ed il passato convivono l’uno accanto all’altro, il passato è il suo presente ed il suo presente è il suo passato. È una delle emozioni più affascinanti del nostro tempo sapere che nel mondo esi-ste una città che è reale ed è nello stesso tempo una leggenda. A Roma è possibile contemplare il presente e vivere esclusivamente il presente, i suoi ricchi monumenti archeologici sono splendide rovine archeologiche, in molti casi sono curiosità turistiche, oppure diventano materia di splendidi trattati di erudizione storica. La stessa cosa succede ad Atene, da una parte la città moderna, dall’altra il Partenone che è un meraviglioso museo all’aria aperta. A Gerusalemme non esiste questa di-cotomia; possiamo pensare a Gerusalemme come ad una utopia, ad un sogno, ad un’immaginazione, ad un miraggio in un deserto, siamo sempre dentro uno dei li-bri più antichi di tutti i tempi, siamo nello stesso tempo nella letteratura e nella filosofia e nell’etica, ma anche nella vita quotidiana, nella storia antica e nella storia moderna. Gerusalemme ha una unità che ha resistito attraverso i millenni e non può essere divisa o smembrata, non può essere vista come un elegante mosaico, e se un tempo si è opposta ad una civiltà grandissima come quella greca oggi si oppone a tutto quello che le è estraneo. Appartiene all’universo, è uno dei più preziosi patrimoni dell’umanità, è l’ultimo tempio vivente  che l’antichità ci ha trasmesso. Molti hanno cercato di distruggerla o di contaminarla, ma non ci sono riusciti, ha in sé qualche cosa di eterno che le altre città del mondo non posseggono, nonostante le loro antiche radici. È la coscienza dell’uomo, poiché sta giocando un’ardua battaglia per difendere  i valori spirituali dell’uomo, per la libertà, per la democrazia, per la tolleranza. È un paradosso, ma è una città che va verso il futuro. Se non esistesse andrebbe inventata, poiché ci consente di gettare uno sguardo penetrante nell’antico, sui misteri dell’antichità, su quello che esisteva migliaia di anni fa. Vi sono sulla terra meravigliose metropoli di straordinaria cultura e bellezza, ed alcune sicuramente sono più belle di Gerusalemme, in cui permane pur sempre un’anima selvaggia, città moderne, città audaci, città d’arte, città meccaniche, città elettroniche, città che hanno avuto un ruolo importantissimo nella storia, ma perfino New York sembra fragile. A Gerusalemme c’è qualche cosa di più: una grande letteratura moderna, tradotta oggi in tutto il mondo, e la sensazione che proprio da questa città così antica l’uomo abbia imparato a pensare in una maniera più metafisica, che abbia di nuovo ricostruito il senso di una civiltà non effimera. È perfino diventata una città democratica in mezzo ad un mondo che non ama la democrazia o ne ha paura, pos-siamo di nuovo dire che è un’utopia in un luogo che farebbe volentieri a meno dell’utopia, poiché l’utopia si contrappone alla scienza, ci sussurra che i Miti esistono ancora nel nostro tempo e ci aiutano a vivere ed a comprendere meglio l’uomo. È come l’altare del nostro futuro, anche di chi vive altrove ed ha una fede differente.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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