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La Stampa Rassegna Stampa
08.02.2011 Sei un terrorista ex detenuto a Guantanamo ? Allora meriti la libertà
La logica ferrea che guida le sentenze del pm Armando Spataro

Testata: La Stampa
Data: 08 febbraio 2011
Pagina: 16
Autore: Paolo Colonnello - La redazione della Stampa
Titolo: «Milano, terrorista torna libero: Ha già pagato a Guantanamo - Centinaia di europei addestrati nei campi di Al Qaeda in Afghanistan»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 08/02/2011, a pag. 16, l'articolo di Paolo Colonnello dal titolo " Milano, terrorista torna libero: Ha già pagato a Guantanamo", preceduto dal nostro commento e la breve dal titolo " Centinaia di europei addestrati nei campi di Al Qaeda in Afghanistan ".

Paolo Colonnello : " Milano, terrorista torna libero: Ha già pagato a Guantanamo"


Armando Spataro

Leggendo le opinioni del giudice Armando Spataro, contenute nel pezzo di Paolo Colonnello, Adel Ben Mabrouk, terrorista islamico, sembra ciò che non è, una vittima. Poverino, recluso a Guantanamo, insieme a suoi simili, criminali terroristi, ha già scontato 9 anni di pena, non può fare un altro giorno di carcere, anche se la legge lo prevede. Paladino dei diritti di un terrorista è il pm Antonio Spataro. Come scrive Colonnello, Adel Ben Mabrouk " Ora è libero ma non si sa bene di andare dove. Con le leggi anticlandestini, è probabile che presto venga emesso per lui un decreto di espulsione ". Colonnello sembra preoccupato per la sorte del terrorista, ma sbaglia ad esserlo. Spataro troverà una soluzione, come risarcimento per la reclusione a Guantanamo. Oppure sarà Amnesty a prendersi cura del terrorista utilizzandolo come testimonial per qualche campagna sui diritti umani, non sarebbe la prima volta.
Spataro, così ligio nel ricercare un cavillo per mettere in libertà un fondamentalista islamico, potrebbe esserlo altrettanto nell'informarsi dei movimenti di al Qaeda in Europa. Gli saranno sufficienti pochi minuti per leggere la breve pubblicata sulla STAMPA nella stessa pagina.
Ecco l'articolo di Paolo Colonnello:

Il tunisino Adel Ben Mabrouk, terrorista-muhjaiddin finito anni fa nell’inchiesta sugli estremisti di Ansar Al Islam, da ieri è di nuovo un uomo libero, anche se con una condanna virtuale a due anni di reclusione. Dopo aver passato 7 anni e mezzo nel campo di prigionia di Guantanamo e un anno e mezzo nelle carceri italiane, restituito alla giustizia di Milano in seguito allo smantellamento della struttura cubana e agli accordi siglati da Obama, Mabrouk ha scontato ampiamente la sua pena. Perfino più del dovuto. E soprattutto «in condizioni disumane».

Ieri, durante il processo in udienza preliminare davanti al gup Maria Vicidomini, il pm Armando Spataro ha chiesto per lui che venissero applicate le attenuanti generiche affinché si giungesse alla sospensione condizionale della pena, conteggiata in due anni di reclusione. Perchè, ha detto il capo del pool antiterrorismo, «quest’uomo ha subito una detenzione del tutto illegale, secondo trattamenti contrari a ogni regola di democrazia».

Il campo di prigionia di Guantanamo, ha lasciato il segno. E per il magistrato che ha condotto l’inchiesta sulle «rendition» della Cia, attraverso il caso del sequestro dell’imam Abu Omar, i principi del diritto, con cui si battè per la sconfitta del terrorismo rosso, vengono prima di ogni altra considerazione. E poi, ha fatto notare Spataro, per i reati di associazione per delinquere finalizzata al terrorismo internazionale come fiancheggiatore di cui era accusato Mabrouk, se fosse stato condannato al massimo della pena, codice alla mano, avrebbe dovuto scontare 7 anni e mezzo di reclusione. Basti pensare che il capo riconosciuto dell’organizzazione in Italia, Abu Imad, è stato condannato a tre anni e mezzo. Mentre tra carcere cubano e carcere italiano, Mabrouk ne ha passati da recluso più di 10.

Mabrouk aveva trent’anni quando tagliava barbe e capelli ai fratelli della moschea di viale Jenner. Una vita tranquilla, fin troppo per un ragazzo che sognava un futuro da eroe sotto il segno di Allah. Così, dopo aver simpatizzato per una delle tante sigle del network di Al Qaeda, i filo curdi di Ansar Al Islam, aver contraffatto documenti ed essersi istruito alla scuola di videocassette dei muhjaiddin, partì per l’Afghanistan per arruolarsi in un campo di addestramento al confine col Pakistan: l’utopia era quella di creare una repubblica islamica tra le montagne Kurde. La realtà si rivelò diversa.

Era il 2001, e lo schianto delle Torri Gemelle cambiò la geografia del pianeta e il suo destino. Gli americani bombardarono ben presto tutti i campi del Kurdistan afghano e Mabrouk, appena arrivato, scampato per miracolo ai missili Usa, dovette fuggire. Lo catturarono al confine con il Pakistan i soldati di Islamabad e dopo averlo imprigionato per alcuni mesi, nel febbraio del 2002 lo consegnarono agli americani che con un volo lo depositarono nell’enclave «yankee» di Cuba, Guantanamo, la vecchia base della marina militare conquistata alla fine dell’800, assegnata in concessione perpetua all’esercito Usa e trasformata, prima della definitiva chiusura di uno dei più duri campi di prigionia del mondo.

E qui, senza processo, Adel Ben Mabrouk è rimasto per quasi 8 lunghissimi anni. Ora è libero ma non si sa bene di andare dove. Con le leggi anticlandestini, è probabile che presto venga emesso per lui un decreto di espulsione.

" Centinaia di europei addestrati nei campi di Al Qaeda in Afghanistan "

Centinaia di europei, tra cui 14 francesi, sono stati addestrati nei campi jihadisti di Al Qaeda al confine tra Afghanistan e Pakistan. Lo scrive il quotidiano francese «Le Figaro», che cita documenti del controspionaggio transalpino (la DCRI - Direction centrale du renseignement interieur). Mai come prima la rete terroristica di Osama bin Laden, avrebbe reclutato un «numero così alto di combattenti», in particolare europei, pronti a colpire in Occidente. Uno dei documenti confidenziali rivela che «la regione continua ad attirare volontari alla lotta armata, in particolare europei. In meno di tre anni, questi sono passati da qualche caso isolato a oltre un centinaio di individui». Secondo la nota della DCRI, «nella zona è stata segnalata la presenza di 14 francesi nel 2010»: «Molti di questi combattenti ormai hanno acquisito tale esperienza e legittimità che consente loro di lavorare con i nuovi arrivati», avvertono gli esperti del controterrorismo francese, secondo i quali azioni terroristiche in Europa «sono ormai ineluttabili».

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