Cari amici, sapete cos'è un traditore? La parola viene dal verbo tradere, che significa "dare, trasmettere". Diciamo che un traditore è una persona che consegna a chi non dovrebbe qualche cosa che gli è stata affidata o qualcuno che gli si è affidato. Traditore nel racconto evangelico è Giuda Iscariota (ma per carità non facciamo del tradimento una caratteristica ebraica, secondo certo "antigiudaismo" cattolico, perché in quella storia sono ebrei tutti, il traditore, il tradito, gli amici del tradito, il popolo che assiste; tutti salvo chi aveva il potere di decidere di giustiziare un ribelle che era il governatore romano).
Traditore fu Mussolini, che faceva tanto il nazionalista e cedette ai nazisti Trieste che divenne una provincia del Reich). Traditore Arafat che si era impegnato a far la pace e guidò invece il terrorismo contro i civili dopo false trattative. Traditore fu Jimmy Carter che consegnò lo scià di Persia, fedele alleato e pure moribondo, alla rivolta che diede il potere a Khomeini. E traditore è anche Hussein Obama, che ha cercato di consegnare alla rivolta guidata dalla Fratellanza Musulmana il fedele alleato Mubarak, proprio quello di cui aveva chiesto due anni fa l'ospitalità per dichiarare i suoi propositi di amicizia per l'Islam. (Ma allora non era già un orrendo dittatore da abbattere? Che gli è successo da allora? O perché allora e fino a dieci giorni fa l'ha trattato con tutti gli onori da amico personale? E perché ha continuato a finanziarlo?)
Naturalmente i traditori hanno buone ragioni. Iscariota voleva forse far cessare i disordini a Gerusalemme; Mussolini "salvare l'onore" dell'Italia come alleata dei nazisti; Arafat, facendo massacrare donne e bambini al ristorante o al mercato, voleva dare uno stato ai poveri palestinesi oppressi; Carter era attentissimo ai diritti umani, quella stessa attenzione che lo hanno poi reso sostenitore di Hamas e Hezbollah. E Obama naturalmente è pure lui attento, attentissimo ai diritti civili dei manifestanti (anche se l'anno scorso lo era stato molto meno nei confronti dei giovani persiani, almeno all'inizio). Ma le buone ragioni spesso sono uno schermo per compensi molto più materiali e banali: i 30 denari di Giuda, l'appoggio tedesco per Mussolini, l'avidità di potere e i soldi per Arafat, non sappiamo che cosa per Carter e Obama, ma possiamo interrogarci secondo il vecchio dilemma se sono peggio i corrotti e gli stupidi...
Io naturalmente non so se la rivolta egiziana sia stata una buona o una cattiva cosa, se vi prevalgano le speranze democratiche dei giovani o il progetto islamista della fratellanza, la voglia di modernità o la nostalgia del medioevo, il desiderio di pace o le minacce di "guerra santa". Entrambe le tendenze sono certamente presenti, ma è difficile credo per chiunque capire quale sia quella dominante. E non so nemmeno se Mubarak sia qualcuno che ha gestito un paese difficilissimo alla bell'e meglio o qualcosa di peggio. Certo ha garantito all'Egitto trent'anni di pace. Fatto sta che a un certo punto a Hussein Obama è venuta una gran voglia d'avventura, una fretta straordinaria di liberarsi di Mubarak. Una conversione? La via di Damasco della democrazia araba? Ma va... il solito opportunismo cialtrone di Obama. E il tradimento.
In genere i traditori hanno fretta, vogliono che la città che consegnano cada al più presto che l'uomo che denunciano sia subito giustiziato. La fretta, la mancanza di cautela, il rancore che ignora i lati positivi di ciò che si tradisce sono una caratteristica poco evidente ma chiarissima del tradimento. Perché il traditore corre sempre il rischio che il tradimento non riesca e che il tradito posso in qualche modo rendere loro la pariglia. Credo che questo spieghi bene la fretta di obama.
Bene, alla fine di questo ragionamento, voglio dirvi che oggi sono contento. Contento perché forse la violenza in Egitto cederà il passo alla ragionevolezza, contento perché gli odiatori di Israele non hanno sfondato, ma anche perché le pressioni traditrici di Obama a mollare subito sono state frustrate e Mubarak non se n'è andato coi tempi voluti dall'amministrazione americana. La quale prima ha tradito Mubarak, mettendo a forte rischio tutta la sua credibilità internazionale (voi pensate che Israele si potrà mai fidare della parola di un governo che del resto aveva già tradito Israele due anni fa rinnegando la parola data dall'America su Gerusalemme? Pensate che i vassalli nel mondo arabo e altrove si fideranno più delle promesse della lingua di velluto di Obama?) Ma poi, dopo aver tradito e perso la faccia, non ha incassato il prezzo del tradimento, non ha ottenuto le dimissioni immediate o il colpo di stato che voleva e ora deve acconciarsi alle condizioni e ai tempi di Mubarak per uscire. Figuratevi, l'America tiene su il regime egiziano dai tempi di Sadat con miliardi di dollari l'anno. E una volta che decide di metterne alla porta il presidente non ci riesce: una figura da cioccolatai... Dunque Obama ha perso la faccia una seconda volta, certificando ufficialmente di non contare niente in Medio Oriente.
A me questa sconfitta un po' dà piacere, lo ripeto; ma è un piacere amaro, perché da un secolo e per chissà quanto ancora la forza dell'America è la condizione di libertà di tutto il mondo. Tutti i veri democratici non possono che amare l'America e sperare che sia forte e decisa ancora molto a lungo. Il problema è che tre anni fa gli americani hanno scelto probabilmente il peggiore presidente da un secolo, il più ideologico e insieme il più incapace anche di realizzare i suoi progetti, il più vanesio e il meno affidabile dei politici sulla piazza. Deus amentat quos perdere vult, dice il proverbio: Dio toglie lucidità a chi vuol distruggere; in questo caso l'elettorato americano. Speriamo che la prova d'appello arrivi in tempo e che Obama assomigli a Carter anche nell'onta della non rielezione.
Ugo Volli
PS: Sento qualcuno che mi rimprovera per non aver parlato dell'Europa. Rispondo l'Eu- che cosa? Quella realtà folkloristica il cui ministro degli esteri è una signora dalla faccia cavallina e dall'intelligenza asinina? Che ha avuto un presidente di nome Prodi (evidentemente nel senso di "miei prodi, armiamoci e partite")? Diciamo che sta al presidente della trista figura obama un po' come Sancio Pancia stava a Don Chisciotte. Meglio non parlarne.