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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Yehoshua Kenaz, Momento musicale 07/02/2011

Momento musicale                    Yehoshua Kenaz
Traduzione di Margherita Rapin Pesciallo
Giuntina                                             Euro 13


Sulle pendici del Carmelo, tra i colori di un autunno tardivo, oppure tra i filari di eucalipto, al gracidare notturno delle rane: i racconti di Yehoshua Kenaz hanno per sfondo un Israele agrario, impaziente di lasciarsi alle spalle le consuetudini della vita di diaspora. "Momento musicale", pubblicato da Giuntina, contiene due prove di quello che è forse il più elegiaco degli scrittori israeliani.
Immaginate uno scontroso Tonio Kroger, rapito dal paesaggio nordico in cui lo ha posto Thomas Mann e trapiantato nella solare irruenza del vicino oriente. I personaggi di Kenaz hanno molto dei tratti del Kroger di Mann: la feroce sensibilità dell'adolescenza, l'estetismo prepotente e inconsapevole, l'ammirazione dolorosa per la solida fortuna dei loro coetanei "normali". A distinguerli dal modello del grande narratore di Lubecca c'è però l'ebraicità del loro fato, un destino di diversità come raddoppiato. Anche la loro rivolta infatti è doppia: ribellione contro l'intellettualismo che grava su duemila anni di esilio e, allo stesso tempo, contro l'ipocrisia delle buone maniere e delle convenzioni sociali.
"Mi sembrava di essere detentore di un segreto oscuro che non ero autorizzato a conoscere, ma solo a custodire fino al giorno in cui avrebbe potuto essere rivelato": così, musicista suo malgrado, il giovane violista si avventura alla ricerca di questo segreto interiore. La meschina, inconsapevole crudeltà di chi gli sta attorno - i genitori, le zie, i compagni di scuola - gli procura un dolore "sordo e oscuro che sale da un luogo dimenticato e profondo, e urta contro il petto, pronto a irrompere". Solo quando riuscirà a capire l'inconfessabile verità di un coetaneo, "un bambino magro" che sembrava abitato da un "vecchio pagliaccio", il protagonista sarà abbastanza maturo per lasciarsi alle spalle il suono nobile e triste della propria infanzia.
Più sincopato e luciferino è il secondo racconto, "Fra la notte e l'alba", che ha come protagonisti un gruppo di studenti di kibbutz, tra cui Pessach, un ragazzo dai "lineamenti rozzi e informi, che sembrano quelli di un gatto bagnato", che "non si lava, e preferisce dormire vicino al cavallo di suo padre".

Giulio Busi
Il Sole 24 Ore


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