Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 04/02/2011, a pag. 17, l'articolo di Giampaolo Cadalanu dal titolo "Pakistan, 'insultò Maometto a scuola' un adolescente rischia la pena di morte".
Pakistan
Non è ben chiaro che cosa abbia scritto nei suoi compiti di Fisica e Studi islamici il giovane pachistano Syed Samiullah. I professori della scuola di Karachi che hanno denunciato l´alunno 17enne hanno riferito direttamente alla polizia delle osservazioni "blasfeme" sul profeta Maometto. Ma naturalmente anche ripetere le frasi incriminate sarebbe una violazione della legge pachistana. Persino il funzionario della polizia di Karachi incaricato del caso, Qudrat Shah Lodhi, intervistato dalla Cnn, ha rifiutato di entrare nei dettagli, per timore di infrangere a sua volta la normativa.
Per cui il ragazzo, incarcerato dalla polizia nei giorni scorsi dopo la richiesta del giudice, si trova al centro di un´avventura di sapore kafkiano: ogni tentativo di difenderlo rischia di diventare un´altra violazione. All´origine del caso c´è, ancora una volta, la legge pachistana sulla blasfemia, quella che prevede la pena di morte o il carcere a vita per chiunque profani il nome del Profeta. E l´indeterminatezza del reato di fatto rende la regola uno strumento perfetto per abusi e regolamenti di conti. Nel caso del giovane Samiullah, per esempio, resta da capire come mai la segnalazione del consiglio scolastico sia stata seguita dall´arresto solo dopo diversi mesi, visto che il giovane aveva svolto l´esame incriminato nell´aprile 2010.
Il diciassettenne è solo l´ultima vittima del meccanismo: la legge sulla blasfemia è stata usata nei mesi scorsi per rinchiudere un cristiano che - secondo la testimonianza del vicino di casa - aveva toccato il Corano con le mani sporche. La storia più nota è naturalmente quella di Asia Bibi, la contadina cristiana accusata dalle compagne di lavoro di aver offeso il Profeta durante una discussione sull´uso del recipiente comune per l´acqua.
E il dibattito sulla norma è arroventato: il mese scorso l´ex governatore del Punjab, Salman Taseer, un politico che aveva messo in discussione la legge e premeva per una riforma, è stato ucciso a colpi di mitraglietta da una delle sue guardie del corpo. Con tutta probabilità, causa dell´omicidio sono state proprio le posizioni di Taseer sulla legge e la sua difesa pubblica di Asia Bibi. Ieri Sherry Rehman, la deputata del Partito popolare che si era impegnata fra mille minacce ad emendare gli aspetti più controversi della legge, ha gettato la spugna: rinuncia alla sua iniziativa, visto che il governo esclude ogni modifica alla norma.
Ma la vicenda di Samiullah sembra aggiungere nuove preoccupazioni: il ragazzo è musulmano, come tutta la sua famiglia. Si è scusato per le offese al Profeta, ha persino riconosciuto che a influenzarlo sono state maliziose osservazioni fatte dai cugini che vivono in Norvegia. Non è bastato, evidentemente. «Il Pakistan ha stabilito un record di intolleranza con gli abusi della legge contro la blasfemia. Ma lascia senza parole che un adolescente finisca in carcere per qualcosa scritto in un compito. È già orribile che un funzionario scolastico lo denunci, ma che polizia e magistratura portino avanti il caso e rinchiudano un adolescente per queste accuse è sconvolgente», dice Bede Sheppard, ricercatore anziano di Human Rights Watch per i diritti dei minori. Il Pakistan ha firmato la Convenzione internazionale per i diritti dei minori, che garantisce ai giovani sotto i 18 anni libertà di coscienza e di espressione del pensiero, sottolinea l´organizzazione: secondo Hrw la legge contro la blasfemia viola il trattato.
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