Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 04/02/2011, in prima pagina, l'articolo dal titolo "Europa, sbarco al Cairo".
Europa
Nell'articolo si legge : " Per i leader europei, soltanto una transizione “rapida e ordinata” verso un governo che abbia ampio sostegno “consentirà di superare le grandi sfide che l’Egitto affronta”. ". L'Egitto, come tutto il resto del mondo islamico, ha bisogno di una transizione verso governi democratici. Ma questa non può essere rapida. L'Iran ha avuto una transizione rapida e il risultato è evidente: si è trasformato in una teocrazia fondamentalista e aggressiva. Una teocrazia che sta facendo tutto ciò che è in suo potere per dotarsi di un arsenale nucleare, nell'indifferenza dell'Occidente. Accelerare la transizione in Egitto significa consegnare il Paese nelle mani dei Fratelli Musulmani e vedero diventare come l'Iran.
Ayaan Hirsi Ali spiega in un suo articolo sul CORRIERE della SERA (pubblicato in altra pagina della rassegna) in che modo i Fratelli Musulmani otterranno il potere se l'Occidente non farà nulla per appoggiare i leader democratici.
Ecco il pezzo:
Roma. Il premier italiano, Silvio Berlusconi, ha firmato ieri una dichiarazione con i più importanti leader europei per chiedere che il processo di transizione egiziano “cominci adesso”. L’iniziativa interrompe lo stallo degli apparati diplomatici, che hanno reagito alla rivolta con grande lentezza, e permette al governo italiano di mantenere la propria posizione negli affari del Mediterraneo. “Assistiamo con estrema preoccupazione al deterioramento della situazione in Egitto – dice il documento, che è stato sottoscritto dal presidente francese, Nicolas Sarkozy, dal cancelliere tedesco, Angela Merkel, dal premier britannico, David Cameron, e da quello spagnolo, José Luis Zapatero – Il popolo egiziano deve poter esercitare il diritto a manifestare pacificamente e deve avere la protezione delle forze di sicurezza. Le aggressioni contro i giornalisti sono inaccettabili. Condanniamo tutti coloro che usano o incoraggiano la violenza, che non potrà che aggravare la crisi politica che attraversa l’Egitto”. Per i leader europei, soltanto una transizione “rapida e ordinata” verso un governo che abbia ampio sostegno “consentirà di superare le grandi sfide che l’Egitto affronta”. Anche la Farnesina prosegue il dialogo con i rappresentanti del governo egiziano e con i partner che svolgono un ruolo nella regione. Ieri mattina, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha informato la Camera sulla conversazione avuta mercoledì sera con il vicepresidente del Cairo, Omar Suleiman. Secondo Frattini, Suleiman vorrebbe indire un referendum per dare il via a “un pacchetto di riforme che conterrà modifiche alla Costituzione e costituirà la base per le prossime elezioni”. Il ministro ha dichiarato che “il principio che deve ispirare la transizione deve essere il dialogo. Bisogna riportare al più presto la calma e porre fine alle proteste e alle violenze che hanno provocato molti feriti”. Dalla Farnesina fanno sapere che il governo italiano sostiene l’ipotesi di Suleiman – a patto che sia garantita una “transizione rapida e democratica, con un ampio coinvolgimento dei partiti e dei gruppi d’opposizione” – e si muoverà “secondo un’unità di intenti con gli Stati Uniti e con l’Unione europea”. Suleiman ha proposto che le presidenziali si tengano in agosto, ma la sua offerta è stata respinta dall’opposizione. Il vicepresidente ha poi dichiarato che non si candiderà alle elezioni, e ha aggiunto che non permetterà “interferenze esterne” in questa fase storica per il paese. “Chiederò il rilascio di tutti i giovani arrestati al Cairo che non hanno commesso reati – ha promesso Suleiman – I responsabili delle violenze e delle razzie dei giorni scorsi saranno trovati e puniti”. Neanche il figlio del rais Hosni Mubarak, Gamal, si presenterà alle urne: era lui l’erede designato per la successione alla presidenza. Non sono ancora chiare, invece, le prossime mosse di Mubarak senior. Ieri sera, in un’intervista all’emittente televisiva Abc, ha detto di essere pronto a dimettersi, “ma non lo farò per non gettare il paese nel caos”. La presenza dei suoi sostenitori in piazza allontana, di fatto, le dimissioni. E’ possibile che il tema sia affrontato oggi da Berlusconi durante il Consiglio europeo.
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