Egitto, Israele: la caduta di Mubarak comporta rischi altissimi Giulio Meotti a colloquio con Giora Eiland
Testata: Il Foglio Data: 02 febbraio 2011 Pagina: 7 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Per il generale israeliano Eiland, 'trent’anni di pace sono a rischio'»
RIportiamo dal FOGLIO di oggi, 02/02/2011, a pag. I, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Per il generale israeliano Eiland, trent’anni di pace sono a rischio".
Giora Eiland, Giulio Meotti
Roma. Parlando con Fareed Zakaria alla Cnn, ieri Mohammed ElBaradei ha glissato su che fine farà il trattato fra Israele ed Egitto nel caso di una partecipazione dei Fratelli musulmani al prossimo governo. Uno dei leader della Fratellanza, Mohamed Ghanem, ieri ha chiesto al regime di Mubarak di sospendere subito gli accordi sul gas con il “nemico sionista”. “Prepararsi al conflitto” è stata l’invocazione di Ghanem su Israele. Intanto Hamas, uscita dal seno dei Fratelli musulmani e in festa per la caduta di Mubarak, ha ripreso da Gaza il lancio di missili sulle città d’Israele. L’esercito di Gerusalemme ha appena dislocato centinaia di soldati nel Sinai contro l’infiltrazione terroristica. Dalla prima guerra di Suez sono passati 57 anni, ci sono state tre guerre e una pace con l’Egitto che, per quanto fredda, dura da 30 anni. Anche il Cairo ha chiesto a Gerusalemme l’autorizzazione al ritorno di truppe egiziane nel Sinai. Questa volta non per difendersi da Israele ma per coprirsi le spalle dalla trasformazione di quel territorio in base anti egiziana di al Qaida e delle cellule terroristiche islamiche infiltrate attraverso Gaza e Hamas da parte dell’Iran. La Philadelphia Road è considerata dagli israeliani un’autentica strada maestra per il contrabbando di armi per i terroristi, attraverso tunnel sotterranei: solo l’Egitto può controllare il caos a Gaza e il contrabbando dal suo territorio. Vi è anche la necessità di proteggere la sponda orientale del canale di Suez, vitale per l’economia egiziana e internazionale nei confronti di un governo egiziano anti occidentale. “L’Egitto ostile sarebbe la più grande sfida strategica per Israele degli ultimi quarant’anni”, dice il generale israeliano Giora Eiland a colloquio con il Foglio. Già capo del Consiglio per la sicurezza nazionale, consigliere militare di vari primi ministri e già a capo della commissione d’inchiesta sulla Freedom Flotilla di Gaza, Eiland è uno dei più importanti strateghi dello stato ebraico. “Mubarak e Suleiman potrebbero essere in grado di far sopravvivere il regime anche se il rais dovesse lasciare. La seconda opzione è un governo secolarista, ma ne dubito. Il terzo scenario è l’arrivo al potere dei Fratelli musulmani per via democratica, come accadde in Iran nel 1979. Dobbiamo capire se chi manifesta nelle strade è davvero la maggioranza degli egiziani, che vive nelle campagne, gente religiosa, attratta dall’islam. Se ci fossero delle elezioni c’è il rischio della vittoria islamista”. Eiland nutre dubbi su ElBaradei. “Non è un leader egiziano, ha sempre vissuto a Vienna, gode del vuoto di potere laico e i Fratelli musulmani sono intelligenti nel non enfatizzare il loro sostegno a Baradei. In Iran è stato tutto molto simile: c’era l’odio contro lo Scià da parte del popolo iraniano e Bakhtiar fu scelto dagli islamisti come primo ministro. Ma sappiamo come è andata. Baradei non sarà il leader dell’Egitto. Se l’islamismo prende il potere al Cairo, l’Egitto potrebbe diventare una minaccia strategica. Israele è andato due volte in Libano in questi anni. L’Egitto ha criticato Israele politicamente, non c’è mai stata alcuna minaccia militare. Ma potrebbe cambiare se ci fosse un governo islamista. Il patto di pace fra Israele ed Egitto, firmato sotto l’ombrello americano, è stato essenziale per la storia del medio oriente. Ma anche questo potrebbe venir meno. E Hamas potrebbe prendere il potere nella West Bank. Sarebbe la fine del processo di pace”. Cresce la solitudine d’Israele. “Sarebbe come ritornare agli anni Sessanta, quando gli ebrei erano circondati da nemici della sua esistenza. L’Egitto ha le più grandi forze armate arabe del mondo, foraggiate dagli Stati Uniti. Sarebbe pericoloso se finissero all’islamismo. Mi aspetto giorni difficili, sì. Nutriamo forti sospetti che un ‘nuovo Egitto’ possa stabilire legami con Teheran. Ci sono trend conflittuali in medio oriente, si parla di libertà e di democrazia, ma allo stesso tempo l’islam è un elemento fortissimo, basta guardare Hezbollah, sempre più potente. L’Egitto è un primo grande test per il conflitto. Vedremo cosa sarà. Ma ciò che accadrà lì avrà ripercussioni nel resto del mondo islamico”.
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