Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/02/2011, a pag. 41, l'articolo di Dino Messina dal titolo " Toaff e il museo degli ebrei: Sono scomodo? Vado via".

Ariel Toaff
«S e hanno intenzione di nominare un direttore scientifico per annullare il mio ruolo, non esiterò a presentare le dimissioni» . Ariel Toaff, quando è stata annunciata la vittoria del progetto di cui è consulente scientifico, aveva un umore alle stelle. L’altro ieri rispondeva battagliero alle critiche che sono venute da Riccardo Calimani, presidente della Fondazione Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara. Ieri si diceva «amareggiato» , a terra. Un malumore che non gli ha tuttavia impedito di replicare ai suoi critici. Il 27 gennaio sui siti specializzati era stata annunciata la notizia che a vincere il concorso per la costruzione del nuovo Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara erano stati gli studi Arco di Bologna, per gli impianti e l’ingegneria, e Scape di Roma, per il progetto architettonico. Nell’équipe vincitrice spiccava il nome dello storico Ariel Toaff, autore del saggio Pasque di sangue (Il Mulino) che non poche critiche aveva suscitato all’interno della comunità scientifica, al punto che l’autore aveva ritirato dalle librerie la prima edizione del febbraio 2007, e nel 2008 aveva pubblicato una seconda versione con aggiustamenti e integrazioni. Il centro della questione era se gli infanticidi di cui gli antisemiti accusarono ingiustamente gli ebrei dovessero rientrare nella categoria dei miti o dei riti. Gli echi di quella discussione, cui hanno partecipato studiosi del calibro di Carlo Ginzburg e Adriano Prosperi, hanno lasciato degli strascichi se il nome di Ariel Toaff, nonostante le autocritiche, fa ancora scalpore. «Non voglio danneggiare nessuno — aggiunge lo storico, che è stato nominato professore emerito all’Università Bar-Ilan di Tel Aviv e che nel frattempo ha pubblicato altri due saggi, Ebraismo virtuale e Il prestigiatore di Dio (Rizzoli) —,tanto meno gli ingegneri e gli architetti autori del progetto che ha vinto il concorso. Ma mi sembra che persista nei miei confronti un atteggiamento discriminatorio. Calimani mi accusa in questa occasione di voler riacquistare una verginità e di aver usato idee non mie, ma chi ha letto il mio saggio Ebraismo virtuale sa che non è vero» . Risponde Riccardo Calimani: «Ariel Toaff è un personaggio un po’ bizzarro e lo dimostra anche in questa occasione con questo eccesso di protagonismo. Lui è soltanto il consulente del progetto che ha vinto il concorso, e ciò non contrasta con il fatto che tra qualche settimana il consiglio d’amministrazione della nostra Fondazione nominerà, a norma di statuto, un direttore scientifico che farà il proprio mestiere, non certo sulla testa di un consulente del progetto vincitore. Quanto ai concetti che Toaff ha usato per illustrare il progetto, non l’ho mai accusato di plagio: le idee sono un patrimonio comune che circola liberamente. Su una cosa voglio tuttavia rispondere: all’accusa che io abbia risentimento per Toaff. Non ho alcun tipo di risentimento, ma il suo saggio Pasque di sangue mi ha ferito profondamente, così come ha ferito tanti altri ebrei. Detto questo, Toaff ha una percezione sbagliata della vicenda, il suo è un protagonismo basato sul nulla, perché noi non abbiamo con lui alcun rapporto contrattuale» .
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