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La Repubblica Rassegna Stampa
27.01.2011 L'Anp pronta per la pace con Israele ?
David Grossman crede di sì, ma sarà possibile ?

Testata: La Repubblica
Data: 27 gennaio 2011
Pagina: 38
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «Grossman: Israele non ha più alibi l´Anp vuol fare la pace»

Riportiamo da REPUBBLICA  di oggi, 27/01/2011, a pag. 38, l'intervista di Fabio Scuto a David Grossman dal titolo " Grossman: Israele non ha più alibi l´Anp vuol fare la pace ".

Come David Grossman e Fabio Scuto, anche Paola Caridi sulla Stampa prende sul serio i 'Palestinian Papers'. Tutti concentrati a dimostrare la bontà delle intenzioni dell'Anp. Nessuno nota che l'Anp si era impegnata a offrire a Israele parti di Gerusalemme che già facevano parte ddlla Capitale ?
Anche Hamas ha dato credito ai Papers, era l'occasione che aspettava per attaccare l'Anp e cercare di prendere il controllo anche della Cisgiordania.
Ecco l'intervista: 


David Grossman

«Il tentativo di danneggiare il presidente palestinese Abu Mazen con i "Palestinian Papers" non è una buona notizia per gli israeliani. I documenti che stanno uscendo fuori in questi giorni dimostrano che i leader di entrambe le parti in quel momento capirono che bisognava fare concessioni se si voleva raggiungere un risultato. C´era e c´è ancora un partner per fare la pace». C´è un filo di delusione nelle parole di David Grossman, lo scrittore israeliano punto di riferimento per una generazione che alla pace in Terrasanta non ha smesso mai di credere. Spesso bersaglio della destra nazionalista per le sue idee, e che ne teme la lucidità del pensiero per la sua capacità di incarnare un sentimento diffuso in tutto Israele.
I documenti segreti rivelati da "Al Jazeera" stanno travolgendo l´Anp.
«Sono documenti molto significativi, dimostrano che, contrariamente a quanto hanno sostenuto i capi del governo israeliano e che sostiene il premier Netanyahu oggi, abbiamo senz´altro un partner fra i palestinesi, che è possibile far partire il negoziato fra le parti e che - anche se le rispettive posizioni non sono tanto vicine - è possibile un accordo fra Israele e l´Autorità Nazionale Palestinese».
La mole di documenti è cospicua, che sensazione si ricava alla fine? Davvero si è andati vicini all´intesa?
«Sì! Sia da diverse cose che ho sentito nel corso degli anni da politici israeliani, sia dalla letture di questi documenti, di cui non metto in dubbio l´autenticità, risulta che in quegli anni la leadership israeliana e quella palestinese compresero che le due parti avrebbero dovuto fare concessioni penose. Non c´era ancora la disponibilità a percorrere tutta la strada necessaria, a questo non erano ancora maturi. E la prova di tutto ciò è data dal fatto che questi file vengono presentati come una resa o un tradimento da tutte e due le parti. Sia gli estremisti palestinesi, sia quelli israeliani gridano e si allarmano quando vedono ciò che i loro leader stavano facendo; ma è chiaro che questi leader, quando sono arrivati a quelle intese, rappresentavano la maggioranza equilibrata, lucida e pragmatica dei loro due popoli».
Ma adesso l´Anp è scossa e la credibilità di Abu Mazen è messa in pericolo.
«Il tentativo di danneggiare la credibilità di Abu Mazen non è certamente una buona cosa per Israele e non è nemmeno un bene per i palestinesi. Bisogna vedere esattamente chi, fra i palestinesi, è interessato a danneggiarne la credibilità e capire chi è interessato a mettere in pericolo il futuro di questa regione. Le intese che Abu Mazen è stato in grado di raggiungere e il coraggio che ha rivelato non è stato sufficiente per arrivare ad un accordo, ma sufficiente per mettere in moto un processo, e soprattutto i passi compiuti sul terreno anche dal suo premier Salam Fayyad nella costruzione delle infrastrutture, nella lotta al terrorismo, nella formazione di una sola forza di sicurezza al posto di tante milizie, o mafie armate che dir si voglia. Tutto ciò fa di Abu Mazen il leader palestinese più lucido davanti a cui si è trovato di fronte Israele negli ultimi 60 anni».
Queste rivelazioni di Al Jazeera hanno dato il colpo finale al processo di pace?
«In questo momento è pericoloso fare profezie – e non solo per ciò che sta accadendo ora fra i palestinesi, ma anche per ciò che succede in tutti Paesi arabi nella regione, da Beirut al Cairo, alla Tunisia e chi sa ancora dove – c´è una dinamica che potrebbe peggiorare così rapidamente, per cui i problemi fra Israele ed i palestinesi potrebbero non essere più un argomento così centrale».
Perché è stato scelto questo momento per cercare di screditare l´Anp?
«Sappiamo tutti che nella società araba vi sono forze molto potenti e molto estremiste, disposte a fare di tutto per far fallire la pace animate dall´odio per Israele, per tutto ciò che esso rappresenta. Non rivelo nulla di nuovo, basta aprire i giornali a Gaza, in Libano, in Egitto o in Siria. Qui hanno "annusato" la debolezza dell´attuale leadership palestinese, percependo che la maggioranza dei palestinesi ormai dispera della via intrapresa da Abu Mazen, che è una via di dialogo e di lotta non violenta, perché finora non ha portato alcuna ricompensa né speranza».
Se questa leadership palestinese si è dimostrata la più pragmatica perché Netanyahu non sfrutta questo momento?
«Perché nel profondo non crede che Abu Mazen sia in grado di fare le penose concessioni necessarie per arrivare ad una pace veritiera, che non possa rinunciare al diritto al ritorno dei profughi e teme che Hamas si impadronisca del potere. Farà di tutto per non arrivare ad un negoziato di questo genere. Per questo è necessario un "accompagnamento" esterno molto più attento da parte dell´Europa e degli Stati Uniti perché qui – sia chiaro per tutti - sono in pericolo anche i loro interessi. Ho notato che nel suo ultimo discorso alla nazione, Obama ha dedicato solo pochi istanti al Medio Oriente. Penso al suo discorso al Cairo, durante il suo primo viaggio da presidente nella regione, allora parlò di interessi americani nella pace in Medio Oriente. Spero solo che ciò non significhi che anch´egli adesso dispera di noi».

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