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Israele, la Flotilla, Jacopino 26/01/2011

Prendendo atto con soddisfazione di quanto l'Amministrazione degli USA rileva a proposito dlel'inchiesta israeliana sui fatti riguardanti la spedizione dei "pacifisti" dello scorso giugno a Gaza, vi trasmetto quanto scrissi a Enzo Jacopino, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti, riguardo alla polemica che ha coinvolto pure Fiamma Nirenstein.

"Gentile Presidente "pro tempore",
Seguendo la sua indicazione ho ascoltato attentamente la registrazione della presentazione del libro di Angela Lano e sono più che mai convinto del connotato di parte della manifestazione, sulla base di circostanze di fatto.
1.Prendo atto del suo intervento "soft", della sua conclamata neutralità, del suo passato giornalistico che le fa onore, ma qui si sta contestando il presente. Se interviene il Presidente dell'Ordine non come un normale padrone di casa che ospita una manifestazione organizzata da altri, ma come attore in scena che si esprime nei termini in cui si è espresso lei, non si può certo invocare una pretesa neutralità. Le reazioni di Fiamma Nirenstein non sono fuori luogo. Lo affermo da giornalista che per due mandati è stato presidente provinciale dell'UCSI e sa cosa fa un presidente che "ospita" e saluta ma non scende in agone. Da anni il giornalismo nazionale omologato sta facendo una propaganda viscerale e scorretta in favore della causa palestinese e si fa megafono delle legittime rivendicazioni dei Palestinesi senza tener conto delle altrettanto legittime esigenze di sicurezza di Israele. Non si può porre l'accento su ciò che fa comodo e omettere ciò che imbarazza. Non si può fingere di non vedere ciò che è difforme dal proprio pensiero e non si può rappresentare solo ciò che avvalora la propria posizione. Questo è ciò che si fa, caro Presidente "pro tempore," e io ho polemizzato con qualche collega a Gerusalemme e a Venezia, denunciando la scarsa conoscenza dei problemi e la faziosità più o meno velata con cui vengono disinvoltamente affrontati. Ciò non costituisce un buon modo di fare giornalismo, non è etico e tradisce il compito stesso del reporter, il quale non deve influenzare l'opinione pubblica, ma deve fornirle gli strumenti (tutti!) per consentirle di farsi autonomamente un'opinione senza confezionargliela a bella posta, magari in modo subdolo e mellifluo.
2. Angela Lano, Manolo Luppichini (ed altri citati nell'intervento della stessa Lano) hanno una precisa connotazione politica che li accomuna, così come è chiara la matrice delle organizzazioni che hanno ideato e realizzato l'operazione denominata "Freedom Flotilla", il cui intento era evidentemente provocatorio e propagandistico, altro che umanitario! Bando alle ipocrisie. Si tratta, certo, di organizzazioni internazionali, ma la Lano ha omesso di riferirne il colore politico. Liberissimi di farlo, ma non di mimetizzarsi agli occhi della pubblica opinione che deve sapere se le iniziative sono dettate da precisi disegni ideologici. Solo agli occhi di chi non è del mestiere e non si occupa di Medio Oriente in modo obiettivo e profondo si possono far apparire angioletti del tutto neutrali i nostri eroici partecipanti alla spedizione, osservatori obiettivi e imparziali di quanto è accaduto. La stessa Lano si tradisce, nel suo intervento, quando riferisce di non essere stata solo testimone osservatrice neutrale ma protagonista di incontri per definire strategie e scenari possibili. La stessa trionfalistica soddisfazione espressa riguardo al successo dell'operazione sul piano propagandistico-mediatico, passando in secondo piano il fallimento sotto il profilo umanitario, è un inquietante campanello d'allarme. Non era la fornitura di aiuti umanitari (di cui non si è saputo più nulla) il vero scopo della spedizione, ma provocare la reazione israeliana e strillare al mondo che genere di spietati aguzzini sono i militari con la stella di Davide.
3. La chiusura del porto di Gaza e la creazione di un embargo nelle acque antistanti la striscia è estremamente recente e data da quando gli Israeliani si accorsero che Gaza era il terminale di rifornimento di armi di ogni genere, altro che di aiuti umanitari. Chiusa ufficialmente la frontiera con l'Egitto (dico ufficialmente, perché attraverso tunnel scavati sotto terra nei pressi del valico di Rafah il contrabbando di armi è continuato anche dopo), il porto era l'unico canale rimasto aperto. Dal momento che veniva impedito qualunque controllo sui carichi, Israele decise di chiudere le acque di Gaza, consentendo il transito di aiuti umanitari solo attraverso i porti israeliani. Per questa via l'invio degli aiuti gli umanitari cessò del tutto. Altre falsità si sono dette, filmate e scritte su Gaza, ma non è questa la sede per segnalarle.
4. Ciò che non è stato riferito in occasione della presentazione del libro è che la "Mavi Marmara" battente bandiera turca - chissà per quale motivo la nave greca sulla quale si trovava la Lano batteva bandiera togolese... - è stata teatro di episodi assai poco pacifici ed edificanti. La testimonianza  è stata resa, in Turchia dove mi trovavo in contemporanea, dal suo comandante e dall'equipaggio. Una volta in navigazione, un settore del natante è stato sequestrato dai "pacifisti" e all'equipaggio fu interdetto l'accesso.. A nulla valsero le proteste del comandante, che lamentava pure che alcune catene erano state fatte a pezzi (non credo a scopi pacifici). Le armi, a bordo, c'erano, eccome! Gli Israeliani le hanno trovate e sequestrate prima di far ripartire la nave con il resto del suo carico.
5. Questi "biechi Israeliani affamatori dei Palestinesi", non molti giorni dopo, hanno peraltro consentito lo sbarco nel porto di El Arish degli aiuti umanitari, trasportati da una nave libica, facendoli entrare in Gaza via terra. Tutto ciò è avvenuto con il concorso delle diplomazie di Libia, Egitto e Israele. Perché ai Libici è stato consentito ciò che ai pacifisti della "Freedom Flotilla" è stato impedito? La risposta è semplice: quella libica non era una manovra propagandistica o provocatoria, ma un'operazione di vero soccorso umanitario.
6. In Israele vi sono movimenti pacifisti come in qualunque altra democrazia occidentale. Anche fra gli ebrei in ogni parte del mondo ci sono opinioni diverse. Non ho mai, peraltro, riscontrato analoghi movimenti nei Paesi islamici, né ho riscontrato una libertà di opinione, di espressione e circolazione delle idee paragonabile a quella riscontrabile in Israele e nelle altre democrazie liberali.
Quanto ho udito, quindi, rafforza la mia convinzione che l'Ordine e il suo Presidente pro-tempore siano stati quanto meno strumentalizzati per una mera operazione mediatica non a sostegno della giusta causa palestinese, ma di un preciso disegno politico-ideologico. Ciò non è tollerabile. Ritengo che la deriva politicizzata dell'Ordine, dopo gli emblematici casi Farina e Feltri (solo per citare i più eclatanti) e gli inerti silenzi su altri che hanno visto il coinvolgimento di colleghi di parte opposta, si sia ormai incancrenita a dispetto dei suoi veri compiti istituzionali e che la sua strumentalizzazione sia un danno per la professione, per noi giornalisti e, in ultima analisi, per il Paese.
Cordialità
Maurizio Del Maschio"



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